Fumata bianca in casa Stellantis: rinnovato il biennio economico 2025-2026 per Stellantis, CNHI, Iveco e Ferrari. Aumenti del 6,6% e bonus una tantum da 480 euro. Un importante risultato per i lavoratori del settore automotive è stato raggiunto ieri a Torino, presso l’Unione Industriale, dove è stata firmata l’intesa per il rinnovo della parte economica del Contratto Collettivo Specifico di Lavoro (Ccsl) per il biennio 2025-2026. Il nuovo accordo interessa oltre 60.000 dipendenti dei gruppi Stellantis, CNH Industrial, Iveco e Ferrari, e prevede un incremento salariale del 6,6% sulla paga base, oltre a due erogazioni una tantum da 240 euro ciascuna, per un totale di 480 euro. L’accordo è stato accolto positivamente da tutte le sigle sindacali firmatarie, tra cui Fim-Cisl, Uilm, Fismic-Confsal e Ugl Metalmeccanici, che ne sottolineano il valore non solo economico, ma anche simbolico, in un contesto industriale segnato da crisi e incertezze. L’incremento salariale del 6,6% sarà suddiviso in tre tranche: la prima, del 3,7%, sarà applicata a partire da giugno 2025 (pari a 75,43 euro per l’area 2 e 78,13 euro per il 3° gruppo); la seconda, del 2%, entrerà in vigore a gennaio 2026 (42,28 euro e 43,80 euro rispettivamente); la terza, dello 0,8%, sarà corrisposta da novembre 2026 (17,25 euro e 17,87 euro). A queste cifre si aggiunge una quota una tantum di 480 euro, erogata in due rate: 240 euro a giugno 2025 e altri 240 euro ad aprile 2026. Complessivamente, il rinnovo garantisce un incremento medio mensile di quasi 140 euro al termine del biennio, che avrà effetti positivi anche su istituti indiretti e differiti come Tfr, maggiorazioni e ferie. Il rinnovo prevede anche un adeguamento dei premi di risultato (PDR), calcolati in percentuale sulla paga base. Per Stellantis, CNHI e Iveco, i premi aumenteranno proporzionalmente, mentre per Ferrari resterà in vigore il premio specifico aziendale. Per Stellantis, in particolare, sono stati modificati alcuni indicatori: è stata eliminata la soglia minima del free cash flow, che nel 2024 aveva impedito l’accesso alla detassazione del premio. Inoltre, sono stati rafforzati i correttivi legati a qualità, costi di trasformazione e quote di mercato. Questi interventi porteranno il valore massimo del PDR all’11,55% della paga base annua, rispetto al 10,35% previsto in precedenza. Premi specifici saranno applicati anche per le società del gruppo come Comau, Bank e Leasys. L’intesa include l’istituzione di commissioni dedicate all’inquadramento professionale in CNHI, Iveco e Stellantis. Tali commissioni dovranno lavorare entro il 2026 a una proposta per introdurre una voce premiale sperimentale, legata alla polivalenza degli operai, in particolare quelli impiegati nel montaggio e nella mansione di team leader. A partire dall’area produttiva, si punta a estendere questo nuovo criterio a tutte le aree professionali. Questa apertura rappresenta un primo passo verso un sistema di riconoscimento del merito più oggettivo e misurabile. Come sottolineano Rocco Palombella e Gianluca Ficco della Uilm, «abbiamo gettato un seme per un campo sperimentale che speriamo di coltivare al prossimo rinnovo, coniugando il riconoscimento del merito al superamento della discrezionalità». «È un fatto positivo per i lavoratori e per il Paese», dichiarano Ferdinando Uliano, Segretario generale Fim-Cisl, e Stefano Boschini, Coordinatore nazionale automotive. «L’accordo arriva dopo sei mesi di trattative e in un momento difficile per l’intero comparto. Dimostra che è possibile rinnovare i contratti anche in situazioni di crisi». Uliano e Boschini collegano il risultato anche alla recente nomina di Antonio Filosa come nuovo Ceo di Stellantis. «Ora è necessario un rafforzamento del piano industriale per affrontare con forza la transizione, tutelando gli investimenti e l’occupazione in Italia». Sulla stessa linea Rocco Palombella e Gianluca Ficco della Uilm: «Con questo rinnovo, il totale degli aumenti nel quadriennio 2023-2026 raggiunge il 18,7%, assicurando il pieno recupero del potere d’acquisto». Già nel 2023, infatti, era stato concordato un aumento dell’11,3% sulla paga base e sui premi, ora integrato con un ulteriore 6,6%. Sara Rinaudo e Roberto Di Maulo della Fismic Confsal rivendicano il valore del Ccsl come contratto nazionale a tutti gli effetti, ricordando che la Corte di Cassazione ne ha riconosciuto la piena validità. «L’accordo dimostra che è possibile coniugare la tutela del salario reale con buone relazioni industriali, senza un’ora di sciopero», sottolineano, evidenziando anche come questo risultato sia ancora più significativo se paragonato alla situazione di stallo del Ccnl Federmeccanica/Assistal, fermo da settembre 2024.Proprio il paragone con il contratto nazionale di Federmeccanica e Assistal, ancora senza accordo dopo mesi di trattativa e oltre 40 ore di sciopero, è diventato uno dei messaggi politici più forti emersi dalle dichiarazioni sindacali. «Ci auguriamo – affermano Uliano e Boschini – che questo rinnovo serva da stimolo per riaprire il confronto. Sarebbe un segnale importante di responsabilità verso i lavoratori e il Paese». Anche Roberto Di Maulo invita a superare «il modello novecentesco del contratto unico per tutti», promuovendo la contrattazione di prossimità, più aderente alle esigenze delle singole realtà industriali. Con questo rinnovo, si completa il percorso avviato nel 2023 per la copertura normativa ed economica dell’intero quadriennio. In un momento segnato da ristrutturazioni, transizione ecologica e calo della domanda, il Ccsl si conferma uno strumento flessibile ed efficace per tutelare il potere d’acquisto, valorizzare la professionalità e costruire relazioni industriali basate sul dialogo. Ora la palla passa ai delegati delle organizzazioni sindacali, cui spetta l’approvazione definitiva dell’accordo. Ma il segnale è chiaro: con la volontà condivisa, anche nei momenti più difficili si possono ottenere risultati concreti per le lavoratrici e i lavoratori.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*