Il progetto della Gigafactory di Termoli, annunciato nel 2021 come la svolta industriale che avrebbe introdotto l’Italia nel cuore della produzione europea di batterie per veicoli elettrici, rischia di essere definitivamente abbandonato. Le indiscrezioni sempre più insistenti secondo cui Automotive Cells Company (Acc), la joint venture composta da Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies, sarebbe ormai vicina a rinunciare all’investimento hanno scosso non solo l’ambiente sindacale ma l’intero tessuto economico del Molise, che vede sfumare un’opportunità considerata strategica per l’occupazione e lo sviluppo dell’intera regione. Il progetto, che avrebbe dovuto trasformare lo stabilimento Stellantis in un polo tecnologico all’avanguardia, si è progressivamente impantanato a causa di una serie di ostacoli strutturali e di mercato: innanzitutto il costo dell’energia, tra i più alti d’Europa, che rende l’Italia poco competitiva per un impianto energivoro come una Gigafactory; inoltre la domanda nazionale di veicoli elettrici, ancora ferma al 5-6% del mercato, nonostante incentivi discontinui e un ricorso massiccio alle immatricolazioni a km zero per aggirare le penalizzazioni sulle emissioni; infine la scelta tecnologica, perché le batterie NMC (nichel-manganese-cobalto), cuore del progetto Acc, sono costose e stanno perdendo terreno rispetto alle Lfp (litio-ferro-fosfato), più economiche e oggi dominanti nel mercato globale grazie a Cina e Corea. Nel frattempo, Stellantis ha accelerato su un altro fronte, puntando sulla Spagna, che ha attratto l’investimento attraverso condizioni energetiche più favorevoli, politiche industriali stabili e una maggiore apertura verso le partnership con i colossi asiatici. A Saragozza, infatti, sta per nascere una nuova Gigafactory in collaborazione con CATL, il primo produttore mondiale di batterie, con un investimento da 4,1 miliardi di euro, una capacità produttiva di un milione di batterie l’anno e la creazione attesa di circa 3.000 posti di lavoro diretti: un progetto che avanza a ritmi rapidissimi e per il quale è prevista la posa della prima pietra entro la fine del novembre 2025, proprio mentre Termoli rischia di vedere svanire tutto. La differenza tra i due Paesi è netta: la Spagna non sostiene i dazi UE contro le auto cinesi, ritiene strategica la cooperazione con Pechino, ha costi energetici inferiori e una politica industriale più pragmatica; l’Italia, al contrario, paga incertezza, lentezza decisionale e una struttura di costi che scoraggia investimenti ad alta intensità energetica. In questo contesto le parole del dirigente Stellantis Antonio Filosa, pronunciate durante una visita in Italia lo scorso ottobre, assumono un peso ulteriore: «Acc deciderà entro la fine dell’anno», aveva detto. Ora, alla luce delle indiscrezioni sul ritiro definitivo, quella dichiarazione appare come una sorta di conto alla rovescia, non come un’apertura. La preoccupazione nello stabilimento di Termoli e nell’indotto è fortissima: il Molise rischia una desertificazione industriale, perché l’automotive rappresenta il principale comparto produttivo regionale e sostiene centinaia di piccole e medie imprese di servizi, logistica e componentistica. L’eventuale cancellazione della Gigafactory rappresenterebbe non solo la perdita di un investimento da oltre due miliardi, ma il colpo più duro mai inferto all’economia locale negli ultimi decenni. Per questo le organizzazioni sindacali (Fim, Uilm, Fismic, Fiom e UglM) hanno lanciato un appello unitario alla mobilitazione e convocato una grande manifestazione regionale per sabato 29 novembre 2025. Il corteo partirà alle 10 da Piazza Donatori di Sangue, scenderà lungo il secondo corso, risalirà su Corso Nazionale e si concluderà in Piazza Monumento, dove è previsto un palco con interventi e testimonianze. I sindacati invitano non solo i lavoratori Stellantis e dell’indotto, ma l’intera popolazione molisana, dagli studenti agli esercenti, dai cittadini ai sindaci, dagli amministratori alle associazioni. L’obiettivo è trasformare la mobilitazione in un grido collettivo contro l’inerzia industriale e politica degli ultimi anni: «Troppi rinvii. Ora basta. Servono risposte», è lo slogan scelto. L’appello insiste sulla responsabilità sociale di partecipare anche per le generazioni future, perché la partita che si gioca non riguarda solo la fabbrica, ma il futuro della regione e il suo ruolo nella transizione industriale europea. Il confronto con Saragozza è impietoso e pone interrogativi profondi sul modello italiano: come attirare investimenti in un Paese dove energia, burocrazia e domanda interna frenano ogni prospettiva? Come rilanciare un territorio che perde giovani, competenze e opportunità? Come impedire che il Molise diventi una zona industriale dismessa? La situazione è resa ancora più drammatica dal fatto che la Gigafactory italiana doveva essere un perno strategico dell’autonomia europea sulle batterie, mentre ora rischia di diventare il simbolo della nostra incapacità di competere e pianificare. Le prossime settimane saranno decisive: Acc dovrà annunciare la scelta definitiva, il Governo dovrà chiarire se intende intervenire e con quali strumenti, Stellantis dovrà confermare il proprio impegno sulle produzioni italiane. Nel frattempo, Termoli si prepara a scendere in piazza, consapevole che questa volta la posta in gioco non è solo il destino di uno stabilimento, ma il futuro industriale, economico e sociale del Molise. Il 29 novembre sarà una giornata cruciale per far sentire una voce che chiede lavoro, sviluppo e rispetto degli impegni presi: unita e determinata a dire no alla chiusura del settore automotive in regione e sì a un futuro produttivo concreto, credibile e possibile.

























