Due notti consecutive di degrado, due notti che hanno mostrato la stessa identica frattura: una movida lasciata senza governo, senza controllo, senza una strategia capace di impedire che il centro cittadino si trasformi in un territorio abbandonato. Prima la notte Natale, poi quella successiva: rifiuti ovunque, arredi urbani ridotti a discariche improvvisate, schiamazzi fino all’alba, residenti esasperati che documentano tutto e si chiedono quanto ancora Termoli debba sopportare. È dentro questo vuoto che arriva la nota di Nicola Felice, che apre con parole nette: «Da cittadino, ma anche come componente dell’Amministrazione comunale esprimo indignazione profonda e totale condanna per quanto accaduto nella notte di Natale nella nostra Termoli». Per lui non si tratta di un episodio isolato né di una bravata: «Ciò che si è verificato in alcuni luoghi centrali della città non è un episodio isolato né una semplice bravata, ma un atto gravissimo di inciviltà che ha prodotto degrado, insicurezza e un’offesa diretta all’intera comunità». Le immagini parlano da sole, e Felice lo dice senza filtri: «Le immagini e le condizioni in cui sono stati ridotti spazi pubblici e luoghi simbolo della città – con rifiuti ovunque, arredi urbani utilizzati come discariche improvvisate e una movida fuori controllo – rappresentano un vero e proprio sfregio al decoro urbano e
dimostrano una assenza totale di rispetto per Termoli, per i cittadini e per le regole più elementari della convivenza civile». Poi l’affondo: «Scene di questo livello sono intollerabili e non potranno essere più accettate!». Da qui la diagnosi politica, che non lascia margini: «È evidente che il sistema attuale di prevenzione e controllo mostra delle gravi deficienze, se non proprio un fallimento. Le sole ordinanze e i controlli sporadici si sono dimostrati poco efficaci». La richiesta è di un cambio di passo immediato: «Occorre quindi un cambio di passo immediato, con azioni strutturali, controlli costanti e sanzioni severe, affinché tali comportamenti non si ripetano». E non risparmia chi, secondo lui, alimenta il problema: «Una responsabilità diretta e non eludibile ricade anche su alcune attività commerciali, che non possono continuare a ignorare ciò che accade all’esterno dei propri locali». Il passaggio più duro è questo: «Non è più tollerabile che si persegua esclusivamente il profitto, facendo “cassa” sulla pelle della città, scaricando i costi sociali, ambientali e di sicurezza sull’intera collettività. Questo atteggiamento è inaccettabile e danneggia gravemente l’immagine, la credibilità e la professionalità del tessuto commerciale stesso». Poi la linea d’azione: «L’Amministrazione comunale, nel rispetto del proprio dovere, non può che intervenire con fermezza assoluta, applicando senza sconti, senza esitazioni e senza alcuna forma di indulgenza ogni strumento previsto dalla legge: controlli serrati, sanzioni esemplari e, se necessario, provvedimenti restrittivi nei confronti di chi non rispetta le regole ed il vivere civile». E la chiusura, che è un ultimatum: «La tutela dei beni comuni, del decoro urbano e della vivibilità della nostra Termoli viene prima di qualsiasi interesse economico. Chi non è disposto a rispettare la città e la comunità se ne assuma fino in fondo le conseguenze!». Parole che si innestano perfettamente nelle due notti appena trascorse, identiche nella dinamica e nel fallimento, e che riportano la domanda che la città non può più evitare: quanto ancora Termoli deve sopportare prima che qualcuno decida di governare davvero la movida, invece di limitarsi a subirla?

























