Con accanto il ginecologo Dino Molinari e in platea alcuni dei 60 medici iscritti al sindacato, il segretario del Cimo, Quintino Desiderio, per circa 40 minuti le ha cantate davvero.
Partendo dal decreto Balduzzi, per finire al Punto nascita dell’ospedale San Timoteo, passando per capi d’accusa rispetto alle responsabilità politiche ai vari livelli e per quel ricorso straordinario al Capo dello Stato che ancora langue al Consiglio di Stato dopo due anni.
Una conferenza dai toni perentori e intrisa di chiarezza, ospitata al Medical center dello Scrigno, che ha messo a fuoco le criticità organizzative sanitarie regionali, in vista del nuovo Pos 2019-2021, evidenziando carenze di personale medico ed infermieristico nelle strutture pubbliche.
Tutti argomenti trattati ieri pomeriggio dalla sigla sindacale Cimo, al fine di consentire la più larga diffusione, tra il pubblico e gli addetti ai lavori, della posizione del personale medico dirigente in merito all’attuale situazione di estrema criticità organizzativa e strutturale della Sanità Molisana.
La Cimo è stata l’unica organizzazione sindacale a impugnare innanzi al Presidente della Repubblica il Pos 2016-2018 e l’Atto Aziendale conseguente, ancora innanzi al Consiglio di Stato per le decisioni conseguenti.
Desiderio ha indetto la conferenza a bocce ferme sulla scorta delle reazioni del momento, «non tutti avrebbero capito le motivazioni spesso i sindacati medici sono accusati di fare riunioni per difendere interessi particolari nella sanità molisana, ma qui ci lavoro da 40 anni. Questa problematica delle criticità della sanità molisana viene da 12 anni di commissariamento della Regione e dal piano di rientro in cui né la politica né i commissari né i direttori generali e nessun altro sono riusciti a rimettere in sesto un bilancio che non ci vorrebbe molto per rimettere in sesto, se ci fosse stata la volontà. Tutto parte dal Pos 2016-2018 in cui è stato combinato il disastro che viviamo, in precedenza il decreto Balduzzi che fissa standard ospedalieri transitati per circa un paio di anni senza essere mai approvato perché aveva tante criticità che sono state poste all’attenzione dei ministeri competenti e ha iniziato ad avere una forma più accettabile e ha maturato i suoi effetti a causa della mancata partecipazione del nostro presidente della Giunta Frattura a una seduta della conferenza Stato-Regioni, sarebbe bastato dire no e senza unanimità non sarebbe stato applicato». Qui la critica si fa spietata, «Assenza strumentale a difendere gli interessi del privato invece che del pubblico, la provincia di Trento ha 500mila abitanti con un dea di secondo livello così come la Valle d’Aosta, capite bene che in questa nazione il Molise è visto come una regione in cui i cittadini non hanno diritto alla salute, anche se la Costituzione dice che la sanità è regionale e noi non abbiamo un dea di secondo livello e quindi senza garanzia del trattamento del politrauma e del trattamento delle patologie tempo dipendenti non abbiamo l’emergenza sanitaria.
Quando ho visto l’atto aziendale e il Pos conseguente abbiamo fatto ricorso al Presidente della Repubblica nel luglio 2017 e giace ancora al Consiglio di Stato. Per colpa di questa politica il Molise nella sanità è messo malissimo, non abbiamo un dea di secondo livello, abbiamo un solo presidio ospedaliero e ciò significa che dovremmo avere solo un Punto nascita. Due anni fa Termoli aveva 500 parti e Isernia no, ma Isernia l’hanno tenuta aperta e chiudono Termoli due anni dopo». Critiche anche alla mobilitazione, i sindaci non parlano a ragion veduta e vanno dietro all’onda popolare della protesta con cui non si fa niente, abbiamo il diritto di chiedere una revisione del decreto Balduzzi che si può fare, il Molise potrebbe mettere il veto così non passa più nulla altrimenti significa che i politici sono strumentali ad altri interessi. Così facendo, tra tre-quattro anni il fondo sanitario regionale per incremento dei flussi passivi diminuirà e non si troveranno i soldi neanche per mantenere gli ospedali che ci sono. Noi come sindacato ci batteremo fino alla fine coi ricorsi e promuovendo una mobilitazione di categoria, anche un convegno con persone che sanno di sanità e non chi vuole sfruttare le proteste delle persone. In Molise e in Italia sembra che si stia giocando a fare la sanità senza i medici».

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