Una manifestazione così non l’avevamo ancora vista. Non si tratta solo di numeri, comunque cospicui, ma di partecipazione in senso profondo e di clima, di atmosfera, di convinzione. Una resilienza, una resistenza. Tutti vogliono difendere il Punto nascita di Termoli, tutti fanno da baluardo alla sigla L113, il concetto di termolesità assume diversi connotati. Una grande risposta, una bella partecipazione, una encomiabile iniziativa. Dalle 21 e poco più, pare almeno 2mila persone, più o meno, candele alla mano, con striscioni e tanta rabbia ancora in corpo dopo l’affronto della chiusura del blocco parto dell’ospedale San Timoteo – poi riaperto dal Tar Molise – hanno testimoniato e voluto lanciare un messaggio ben preciso a chi di competenza, sonoramente sbeffeggiati anche dalla satira termolese di personaggi del calibro di Nicola Palladino, Saverio Metere, Nicolino Cannarsa e Biagio Tranchese. Momenti anche di identità culturale, al culmine del corteo che dalle ancore di Corso Umberto si è dipanato con associazioni, gente comune, amministratori, per piazza Monumento, corso Nazionale, via Roma, via Duomo e infine in piazza Duomo. Ci ha stupito la non unanime partecipazione di amministratori, presenti sindaci del basso Molise, ma non tutti, assenti totalmente esponenti diocesani e visto il richiamo alla vita che spesso o sempre fanno, è un mistero. Presenti alcuni consiglieri regionali e la deputata Giusy Occhionero. I quattro moschettieri, Alessandra Di Pasquale, Giuseppe Pranzitelli, Debora Staniscia e Cinzia Ferrante sono riusciti a scuotere la coscienza di una parte importante della città di Termoli. Ora l’esame del 24 luglio e la reazione delle istituzioni sanitarie regionali, sferzate dall’arringa a difesa del territorio offerta da un battagliero Francesco Roberti, rappresentano lo spartiacque di una vicenda che in ogni modo cambierà il modo di appartenere sempre più con fierezza e orgoglio alla nostra città. «Stasera ci ritroviamo ad affiancare ed a supportare l’iniziativa della manifestazione organizzata dal gruppo “voglio nascere a Termoli” per sensibilizzare la collettività sull’ipotetica chiusura del punto nascita in attesa della sentenza del Tar del prossimo 24 luglio – ha scritto il gruppo Popolare del Basso Molise – ormai e noto a tutti che la chiusura del Punto Nascita è solo l’inizio della fine, perché questa è solo una strategia in atto che ha come triste finale la chiusura di tutto il presidio ospedaliero San Timoteo ed è proprio da qui che noi, Gruppo Popolare Basso Molise, vogliamo partire.
Si sta cercando di sensibilizzare la cittadinanza non solo termolese, ma basso molisana, con queste iniziative, con queste manifestazioni, ma sappiamo benissimo che non è abbastanza.
Ci dobbiamo preparare ad una dura battaglia, una battaglia difficile ma non impossibile. Il punto fondamentale qual è? L’Unione.
Se siamo un popolo unito, possiamo pensare di poter fare qualcosa tutti insieme, se siamo un popolo unito possiamo protestare, se siamo un popolo unito possiamo avere una gran voce, una voce che farà davvero rumore.
È per essere un popolo unito dobbiamo renderci conto delle sorti che ci aspettano, dobbiamo renderci conto che è un problema di tutti e non solo di chi deve cambiare ospedale e ginecologo per partorire.
Il problema è di tutti, perché la sanità regionale è un argomento che riguarda l’intera popolazione e noi, Gruppo popolare del Basso Molise vogliamo far sentire questa necessità ad ogni singolo cittadino, perché vogliamo difendere il nostro diritto alla salute.
E ora di scendere in campo signori, non di essere spettatore delle proprie sorti comodamente a casa su un divano. È giunta l’ora di dire basta a queste persone che stanno giocando con la nostra vita.
Vogliamo avere anche noi una povera anima sulla coscienza come Santina? E come Santina, possono esserci altre persone, altri nomi che possono essere amici, conoscenti, parenti di ognuno di noi.
Non tutti i cittadini sanno che i tempi di soccorso chiariti dalle linee guida emanate dal Ministero della Salute dicono che i tempi di soccorso in caso di emergenza vanno da 8 a 20 minuti. Cosa significa? Che in caso di pericolo un paziente ha questo breve lasso di tempo per essere soccorso. Chiudendo il San Timoteo, in regione, l’ospedale più vicino è il Cardarelli di Campobasso che dista circa 74 km da Termoli. Vogliamo aggiungere il discorso viabilità? Siamo tutti a conoscenza della situazione della Bifernina.
Se fino ad ora abbiamo assistito immobili a questi soprusi, ora dobbiamo avere il coraggio di dire basta.
Noi Gruppo Popolare del basso Molise ci batteremo per rendere il San Timoteo un ospedale funzionante sotto ogni aspetto e questo passa per la riqualificazione dei singoli reparti. Innanzi tutto vogliamo un ridimensionamento del personale, perché un personale sereno è in grado di rendere il reparto sicuro ed efficiente. Vogliamo la giusta strumentazione, perché solo con macchinari adeguati il personale medico può garantire la salute alle persone. E vogliamo la giusta ripartizione tra pubblico a privato, perché date le condizioni economico/sociali dei cittadini non tutti hanno i mezzi per sostenere esami o visite privatamente, premesso che questo non è giusto, perché è un nostro diritto poterci curare senza dover aspettare mesi e mesi per una visita o andare privatamente e quindi sostenere costi esorbitanti.
Per tutto questo chiediamo l’appoggio di tutti voi amici del Basso Molise, perché insieme si può». Candele accese anche nel reparto di Ginecologia e Ostetricia, col ginecologo Saverio Flocco a inviare questo messaggio:
«Grazie a tutti voi per l’impegno profuso in favore del Punto Nascita di Termoli per il quale domenica sera anche io e le mie collaboratrici intendiamo dare il nostro contributo e lo facciamo proprio sul campo in quanto impegnati nelle nostre funzioni e quindi impossibilitati a partecipare alla vostra manifestazione. Lo facciamo con la nostra professionalità contribuendo alla sicurezza di un Punto Nascita a cui mancherebbero i requisiti in quanto fa meno di 500 parti l’anno; nelle ultime settimane ho assistito in silenzio e umilmente alla diatriba dei numeri e sulla sicurezza del Reparto, allora visto che i numeri sono importanti voglio ricordarne qualcuno, anche io 4 anni di Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia esitati in un Diploma di Specializzazione ottenuto nel 1996 con il massimo dei voti e lode, 23 anni di anzianità di servizio sempre in prima linea e non dietro una scrivania durante i quali ho assistito ad alcune migliaia di parti e praticato in prima persona un migliaio di tagli cesarei e centinaia di interventi chirurgici; oltre 200 corsi di aggiornamento professionale frequentati che mi hanno aiutato ad affrontare svariate emergenze in sala parto. Quindi basterebbe fare 501 parti ed avere un adeguato numero di medici per garantire sicurezza. In realtà bisogna dire che ad oggi la mortalità e la morbilità perinatale non è mai uguale a zero in nessuna parte del mondo, dai Paesi industrializzati ai Paesi dell’Africa sub-sahariana dove è soprattutto la mancanza di risorse a portare ai drammi che abbiamo visto consumare anche all’ospedale di Cetraro, nella civilissima e industrializzata Italia. Allora si capisce che se i numeri sono importanti è importante anche la programmazione e come vengono amministrate le risorse per garantire sicurezza ad un Punto Nascita che avrebbe tutte le potenzialità per superare quel limite imposto di 500 parti ma che la sciatteria di alcuni e non voglio dire altro ha portato a questo epilogo. Per fortuna abbiamo degli ottimi amministratori con una lunga esperienza in campo sanitario, giustamente pagati profumatamente per i loro servigi, con un curriculum titolato sicuramente più del mio, che, sono sicuro, e i premi ottenuti per gli obiettivi fin’ora raggiunti lo dimostrano, risolleveranno le sorti non solo del Punto Nascita, ma di tutto il San Timoteo. Io nel frattempo con il mio modesto curriculum cerco di rendermi utile alla meglio, sempre qui, sempre in prima linea. Vi ringrazio ancora per questa battaglia in nome del diritto alla salute».

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