«La vita è una battaglia, una lotta continua carissimi studenti: occorre solo decidere da che parte stare». Padre Maurizio Patriciello all’incontro organizzato dall’Istituto Neuromed di Pozzilli sul tema “dalla parte dei fragili” ha parlato, come nel suo costume, a cuore aperto e “senza peli sulla lingua” alla platea di giovani studenti del “Giordano”, partendo da un documento da poco uscito del Dicastero per la dottrina della fede (Dichiarazione “Dignitas Infinita”) circa la dignità umana approvata da Papa Francesco. Padre Patriciello, riprendendo alcuni passi di questo documento della Chiesa ha sottolineato come «la dignità di tutti gli esseri umani può, infatti, essere intesa come “infinita” (dignitas infinita), al fine di mostrare come la dignità di tutti gli esseri umani vada al di là di ogni apparenza esteriore o di ogni caratteristica della vita concreta delle persone. Una dignità infinita, inalienabilmente fondata nel suo stesso essere, spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi. Questo principio, che è pienamente riconoscibile anche dalla sola ragione, si pone a fondamento del primato della persona umana e della tutela dei suoi diritti. Il senso più importante è quello legato alla dignità ontologica che compete alla persona in quanto tale per il solo fatto di esistere e di essere voluta, creata e amata da Dio. Questa dignità non può mai essere cancellata e resta valida al di là di ogni circostanza in cui i singoli possano venirsi a trovare». Partendo da questi presupposti della dottrina della Chiesa, Padre Patriciello ha dialogato con i giovani studenti. Gli incontri, quando pongono gli occhi dell’uno di fronte a quelli dell’altro, cambiano il corso della storia. Per don Patriciello è importante, perciò, saper ampliare lo sguardo anche sulle grandi questioni sociali senza lasciarsi influenzare dalle correnti di pensiero dominante. Il coraggio del parroco di Caivano di denunciare il malaffare nella “terra dei fuochi”, la piaga della droga, lo rende autentico testimone non solo in Campania ma in tutta Italia. Tra le pagine dell’Avvenire e in alcune trasmissioni in tv, don Patriciello racconta le storie e i drammi delle vite che si accostano alla porta della chiesa o che incontra per strada. Quasi in opposizione al bombardamento di notizie, a volte piegato alle strumentalizzazioni, soprattutto riguardo le grandi questioni, come “l’utero in affitto” o i diritti sociali, Padre Patriciello dice soltanto che, in realtà, come singoli individui e come comunità, si potrebbe fare di più a partire dall’ascolto e dall’accoglienza delle fragilità. «Carissimi studenti – ha aggiunto ancora Padre Patriciello – voi dovete camminare con la schiena dritta, non andate dietro le ideologie, andate oltre, agite, parlate, stuzzicate, siate testimoni sempre della verità e battetevi per vedere riconosciuta la dignità in tutte le persone». Ad accogliere padre Patriciello le massime autorità civili e militari, l’eurodeputato Aldo Patriciello, il vice presidente del Consiglio regionale Stefania Passarelli, il capo della Procura della Repubblica di Isernia, Carlo Fucci. Per padre Maurizio, essere in un ospedale è quasi un ritorno a casa poiché, prima di divenire pastore d’anime, si è preso a lungo cura dei corpi sofferenti, degli ammalati, lavorando scrupolosamente come paramedico. A coadiuvare l’incontro di ieri con Padre Maurizio anche il Cavaliere della Repubblica e Gran Dama dell’Ordine di Malta Palmina Giannini che grazie ai racconti di amici, familiari e delle esperte in genetica Elisabetta Manfroi e Alba di Pardo ha ripercorso gli ultimi 30 anni di impegno per le malattie rare. Una donna tenace, Palina Giannini, una molisana che da sempre lotta per i diritti delle “persone rare” senza mai arrendersi. La sua forza e la sua determinazione non l’hanno mai fatta sentire sconfitta anche quando la SLA ha colpito suo marito Vincenzo e anche quando la Neurofibromatosi è entrata nella sua vita colpendone un altro membro della sua famiglia.
Protagonista di numerosi eventi, lotte e paure, la Giannini ha vissuto una vita al servizio degli altri e per gli altri ed è stata un esempio per le persone con una “patologia rara”, sempre pronta a prenderle per mano anche quando le notizie su queste patologie erano davvero poche. A consegnare a Padre Maurizio Patriciello e a Palmina Giannini la “medaglia Neuromed”, conferita dall’Istituto molisano a coloro che si sono distinti come ricercatori, medici e persone a servizio della comunità, il procuratore capo Carlo Fucci e lo studente del Giordano Antonio Franchitti, unitamente al comandante della compagnia di Venafro Matteo Greco. «I valori della dignità e della legalità devono essere coltivati e mostrati ai giovani nelle mille sfaccettature – afferma il presidente della Fondazione Neuromed Mario Pietracupa – I giovani devono imparare i diritti ma anche i doveri per essere responsabili del loro presente e meravigliosi adulti domani. La loro creatività, se messa al servizio della comunità, potrà garantire un avvenire migliore, più giusto, di speranza, di coraggio. Per avere bei fiori occorrono semi forti e con l’esempio degli intervenuti di oggi abbiamo provato a veicolare messaggi importanti senza dire “cosa fare” ma dicendo loro di guardare il mondo con occhi aperti e di combattere per difendere sé stessi e gli altri. Un sincero ringraziamento va anche al dirigente scolastico del Giordano Marcellino D’Ambrosa – ha concluso Pietracupa – e al team di docenti che coordina. Il loro costante impegno e la grande progettualità volta allo sviluppo delle “life skills”, ovvero delle competenze che servono durante tutta la vita per formare “persone” e non solo “professionisti”, sta contribuendo alla costruzione di un Molise che sembra volere vivere con tenacia e innovazione le sfide del domani senza mai dimenticare che i giovani hanno bisogno di esempi per essere a loro volta da esempio». Come dice Padre Maurizio «sono gli adulti ad essere responsabili di ciò che accade nel presente e non devono meravigliarsi se i ragazzi non si riconoscono in alcuni valori. I valori sono solo parole vuote se non sono corredati da esempi tangibili».

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