Colacem: ha portato veramente bene il workshop internazionale sull’economia circolare dello scorso 22 marzo perché, quasi in contemporanea, è stata resa nota dalla Procura di Isernia la decisione della chiusura dell’indagine con istanza di archiviazione per la vicenda relativa alle ceneri pesanti sequestrate nel novembre del 2016 all’ingresso dello stabilimento di Sesto Campano. Vicenda che fece molto rumore e provocò le dure prese di posizione di amministratori locali e associazioni ambientaliste del territorio.
Naturalmente dai vertici del cementificio ubicato lungo la Variante Anas nel territorio del piccolo centro alle porte di Venafro, arrivano commenti di segno decisamente positivo. «L’interesse che suscitano questi argomenti – scrivono in una nota i vertici Colacem di Sesto Campano -, la scarsa conoscenza di chi a volte ne parla e la facilità con cui possono essere oggi divulgati, genera spesso timori, incertezze e reazioni nelle comunità locali. Questo avviene principalmente in Italia, dove il parere degli enti preposti e i risultati delle prove scientifiche sono troppo spesso e ingiustificatamente messe in discussione. Fino a quando poi i fatti, come in questa vicenda, confermano la professionalità dei controlli delle autorità preposte».
Il direttore dello stabilimento di Sesto Campano, l’ingegnere Massimo Giaccari sottolinea che «lo stabilimento di Sesto Campano, grazie al recupero di rifiuti non pericolosi, sostituisce ad oggi circa il 4% di materie prime naturali e il 25% di combustibili fossili. Si potrebbe fare di più, perché le tecnologie sono all’avanguardia e le leggi europee indicano chiaramente gli obiettivi. L’Italia è purtroppo molto indietro rispetto ai paesi europei più virtuosi – ricorda ancora Giaccari -. Basti pensare che il 40% dei rifiuti viene ancora smaltito in discarica o spedito in Germania, Olanda, Austria a un costo elevatissimo per le nostre comunità, sia in termini ambientali che di competitività paese. È necessaria maggiore consapevolezza del significato di Economia Circolare e Simbiosi industriale – conclude Giaccari -. Ma non solo nei convegni. Tutte le parti in causa dovrebbero contribuire a una corretta informazione perché ognuno di noi è responsabile dell’ambiente nel quale viviamo».

Marco Fusco

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