Arrivata con qualche minuto di anticipo, tra misure di sicurezza oggettivamente (soprattutto ‘contro’ la stampa) esagerate, la ministra Elisabetta Trenta rimane catturata dal Museo internazionale delle Guerre Mondiali (che visita a lungo a fine convegno). “Portata” a Rocchetta a Volturno dal senatore Fabrizio Ortis (membro della commissione Difesa del Senato) tiene un intervento sì di commemorazione del 75esimo anniversario della battaglia di Monte Marrone ma anche politico, di indirizzo verso un mondo più solidale, più inclusivo e giusto.
Il convegno organizzato dall’associazione “1943/1944” è affollato: presenti praticamente tutte le più alte autorità civili, militari e religiose del territorio. Ad aprire la giornata i saluti del sindaco Teodoro Santilli che accenna a quel 31 marzo 1944 che vide in combattimento il Corpo Italiano di Liberazione in una delle battaglie decisive della guerra di liberazione. L’attacco alla cima alta 1.806 m slm fu sferrato in piena notte dagli alpini italiani che con un colpo di mano la occuparono. La conquista della vetta permise agli italiani di avanzare fino a Picinisco. «La libertà e la sicurezza di tutti i cittadini sono valori imprescindibili», è l’esordio di Santilli. Che poi lascia la parola ai relatori del convegno che ha ricevuto il patrocinio del Senato della Repubblica, del Comune di Rocchetta a Volturno, del Parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise, della Provincia di Isernia, della Regione Molise, dell’Unimol (Università degli studi del Molise) e della Sism (Società italiana di Storia militare).
Prima della ministra ci sono le relazioni di Duilio Vigliotti, presidente associazione storico culturale “1943/1944”; del prof Virgilio Ilari della Società italiana di Storia militare; del tenente colonnello Emilio Tirone, ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito; del prof Giuseppe Pardini, Università degli Studi del Molise; del prof Matteo Luigi Napolitano, Università degli Studi del Molise.
Quindi, le conclusioni della ministra della Difesa che sottolinea a lungo il contributo di monte Marrone nella storia d’Italia.
L’intervento della ministra Elisabetta Trenta. «Qui sono state scritte eroiche pagine di storia dai nostri soldati durante una delle fasi più delicate della storia d’Italia. È per me un grande onore partecipare a questo convegno, perché ritengo che conservare il ricordo di coloro che hanno sacrificato la propria vita per il bene del Paese, in ogni epoca e in ogni luogo, sia un dovere di ciascuno di noi. Ritengo anche che ricordare gli effetti della guerra sulla vita di intere generazioni sia fondamentale per noi politici che abbiamo la responsabilità politica per non ripetere nel presente gli errori del passato. La pace non è mai scontata e non va data mai per acquisita, va mantenuta e promessa con le nostre scelte responsabili di ogni giorno. La memoria, quindi, è un dovere che sento profondamente, non solo come rappresentante del governo ma come cittadina innanzitutto. Ai combattenti di monte Marrone e tutti i caduti e a tutti gli italiani che dopo l’armistizio dell’8 settembre spesero la loro vita per restituire all’Italia l’onore e la dignità che sembravano perduti diciamo a gran voce grazie, un grazie sentito per i doni preziosi della libertà, della democrazia e della giustizia che ci hanno lasciato in eredità. Questo territorio è stato teatro di un episodio bellico particolarmente significativo. Protagonisti di quella notte del 31 marzo ‘44 e dei giorni succesivi furono i bersaglieri del 3° Reggimento, gli alpini del Battaglione Piemonte e i paracadutisti della Divisione “Nembo”. Quei giovani soldati impegnati in un’azione tanto coraggiosa quanto sanguinosa per la conquista di monte Marrone si costruirono con il coraggio e l’orgoglio una credibilità che permise di accreditare l’Esercito italiano appena rinato quale alleato fidato del comando anglo-americano per il restante periodo della guerra di liberazione: è questa la nostra storia e sono questi gli ideali che ci appartengono. Ideali che parlano di onore, coraggio, pace che oggi dobbiamo difendere con il nostro impegno quotidiano, il nostro pensiero e le nostre azioni. Perché la libertà e la democrazia vanno sempre sostenute, perché la storia insegna che nulla è scontato».
Quindi, «onore, coraggio, pace: sono gli stessi ideali che accomunano tutti i militari che, oggi come allora, sono al servizio del Paese per garantire i bisogni primari di libertà e di sicurezza, sebbene in un mondo molto più complesso. Oggi sono cambiati gli scenari geopolitici, è cambiato il modo di fare la guerra, sono cambiate le minacce: il centro di gravità si è spostato verso le popolazioni civili. Cosa si scriverà sui libri di storia quando si parlertà di Siria, di Libia, degli odierni conflitti, laddove non è facile distinguere i combattenti dai civili? A volte pensiamo ai conflitti degli altri come cause dei nostri problemi. Pensiamo alla Libia come un pericolo semplicemente perché domani arrivano più migranti. Sappiamo qual è la situiazione della Libia in questo momento. Questi eventi sono importanti perché ci fanno riflettere sulle vere responsabilità e non solo sulle ricadute dei conflitti».
«Oggi – è il quadro della ministra Trenta – i nostri militari sono impegnati in 34 missioni internazionli (ce ne sono un pò anche in Libia). Missioni internazionali in 24 differenti Paesi, non solo per la nostra sicurezza ma per tutti quei popoli che ancora oggi nelle più disparate aree del mondo lottano contro violenza e sopraffazioni. È questa la nostra sfida, per dimostrarci degni di ciò che i combattenti della resistenza e guerra di liberazione ci hanno insegnati, dobbiamo contribuire a costruire un mondo migliore, solidale, inclusivo e giusto. Perchè i conflitti non nascono come conflitti militari ma sociali, come povertà, come ingiustizia. È da lì che bisogna lavorare. Dobbiamo educare a questo le nuove generazioni affinchè un domani siano loro a portare avanti i nostri sforzi. Non c’è altro modo per onorare il coraggio di coloro che caddero per la difesa e la riconquista della libertà del nostro Paese. Solo così il sacrificio dei caduti di monte Marrone e di tutti i caduti della guerra di liberazione continuerà a vivere nel cuore di ognuno di noi e dei nostri figli. L’esperienza dolorosa di quanto accaduto in questi luoghi, la tragedia della guerra devono essere sempre presenti nella nostra memoria e nel nostro quotidiano. E devono spingerci a cercare la pace e il dialogo in tutte quelle situazioni che tuttora destano grande preoccupazione e che investono con particolare gravità il sud e est del mondo, bussando alle porte dell’Eurpoa e alle nostre coscienze. Ai giovani, in particolare, va il mio invito a fare proprio questo testimone della memoria che diventa impegno presente e quotidiano, raccogliendolo dalle mani delle generazioni che li hanno preceduti. Se i nostri caduti sono davvero lassù – è la conclusione di Elisabetta Trenta – da qualche parte e ci stanno guardando, sono convinta che è questo che si aspettano da noi. Viva i caduti di monte Marrone, viva le forze armate, viva l’Italia!».

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