Presa di posizione durissima da parte di sindacati, rsu e maestranze della Unilever: sciopero di 8 ore per ogni turno e contestuale sit in davanti ai cancelli dello stabilimento di Pozzilli.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo un mese e mezzo di incertezza, il rifiuto dei vertici aziendali di mettere nero su bianco la smentita alle voci di chiusura del sito produttivo.
La riunione dell’altro giorno si è protratta fino a sera inoltrata. Il direttore Dario Cozzolino e l’ufficio del personale avevano provato, davanti a Vincenzo Tosques di Assindustria, a spiegare le ragioni di Unilever consistenti in un piano della produzione biennale. Tuttavia, sindacati, rsu e lavoratori riuniti ieri in assemblea non si sono fatti convincere. Anzi. Quello che poteva sembrare uno spiraglio si è trasformato in un “dramma” quando si è appreso che non sarebbero arrivate smentite alla chiusura (del resto Primo Piano Molise ancora attendere una risposta in tal senso da dicembre…) e che il sito di Pozzilli non sarebbe stato inserito nell’ambito dell’accordo Industria 4.0 come gli altri stabilimenti Unilever sparsi in Italia.
A determinare la linea dura sindacale, poi, pure la notizia di un piano che prevede scarse risorse per investimenti (sostanzialmente solo per la manutenzione degli impianti) e un calo produttivo del 5% anno su anno.
Lo stato di agitazione scattato subito dopo l’assemblea dei lavoratori, apparsi molto determinati ad andare fino in fondo alla lotta dopo aver sempre cercato di riscontrare le esigenze della multinazionale, continuerà con lo stop a tempo indeterminato di straordinari e flessibilità positiva. Poi, se entro lunedì non dovesse arrivare la convocazione del tavolo nazionale presso Federchimica, scatterà lo sciopero ad oltranza. Insomma, la situazione è caldissima e si spera che tutti gli attori in campo possano contribuire a fare chiarezza e a tentare di arginare il gravissimo rischio (sempre più reale) della scomparsa dello stabilimento Unilever, fiore all’occhiello non solo del Nucleo industriale di Pozzilli bensì della provincia di Isernia.
In tanti anche ieri hanno fatto notare l’incongruenza del comportamento dell’azienda – che non ha voluto smentire la chiusura rassicurando solo, ancora una volta, che non si sarà delocalizzazione – con i toni rassicuranti dell’assessore regionale Luigi Mazzuto che, solo pochi giorni fa, non aveva ravvisato motivi di preoccupazione.
Per dovere di cronaca, va detto che l’azienda aveva sottolineato al tavolo «sempre più emerge una necessità di ottimizzare il network al fine di migliorare il business e restituire valore al prodotto» nonché come per il 2020 occorrerà «un focus costante su costi, livelli eccellenti di flessibilità, performance ed efficienza». Unilever aveva pure presentato «una serie di progetti che supporteranno lo stabilimento nel mantenere la sua competitività mantenendo costante l’eccellenza su fattori come sicurezza, qualità, ambiente e servizio». Rimarcata altresì la necessità di intervenire «nel prossimo bienno su costo del lavoro, efficienza, riduzione dello scarto e livelli maggiori di flessibilità».
Tutte parole, però, secondo sindacati e lavoratori che di fronte al diniego di smentire la chiusura ieri hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione.
riccardo p

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