Unilever non chiuderà lo stabilimento di Pozzilli. Questo, per lo meno, è quanto affermato ieri mattina da Stefano D’Addona, capo del gabinetto tecnico della sottosegretaria Alessandra Todde, all’incontro presso il Mise con i sindacati e con una delegazione del Pd molisano.
Il Ministero dello Sviluppo economico, dunque, ha riferito che la multinazionale nella riunione di martedì mattina si è impegnata a garantire la centralità del sito di Pozzilli nell’organizzazione del gruppo. Di contro il Mise sembra abbia messo sul tavolo alcune misure incentivanti – come ad esempio i piani per l’ecosostenibilità e il progetto Transizione 4.0 – che Unilever potrà eventualmente attivare.
Il prossimo passaggio, dopo gli incontri ‘separati’, prima con l’azienda e poi con i sindacati, avrà luogo probabilmente a metà settimana prossima quando al Mise saranno convocati i big europei della multinazionale per un confronto questa volta aperto alle parti sociali. Quella sarà pertanto la sede decisiva della “vertenza”. Tuttavia, al termine dell’incontro di ieri a Roma tutti o quasi hanno professato cauto ottimismo.
L’azienda non chiuderà può significare che resterà così com’è ma anche che verrà riconvertita. Come, a quali condizioni? Chiaramente è prematuro trarre conclusioni. Al momento il dato positivo è che Unilever al Mise ha fatto sapere che Pozzilli avrà un ruolo centrale nel network.
Soddisfatta dell’esito del tavolo è apparsa Micaela Fanelli: la consigliera regionale che lunedì ha partecipato alla manifestazione e poi ha portato la solidarietà ai lavoratori in lotta davanti ai cancelli dell’azienda ha guidato la delegazione Pd con Ovidio Bontempo e Maria Teresa D’Achille.
«Ringrazio le sottosegretarie Morani e Todde per l’impegno del Mise al fianco del Molise, del territorio e soprattutto dei lavoratori. Allo stesso tempo ringrazio i lavoratori per i sacrifici fatti, per le ansie vissute: lo sciopero non è stato inutile, è servito a sollevare il caso. Non è utile nascondere la polvere sotto al tappeto. Spero che i sacrifici degli operai verranno ripagati appieno».
Fanelli si è detta soddisfatta pure per l’impegno «di tutta la filiera del Partito democratico. Ma non ne faccio una questione di colori, ora occorre essere tutti uniti e operare in un’unica direzione. Noi continueremo a lavorare, a vigilare, a fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità».
Dal punto di vista sindacale, questa mattina verrà fatto il punto della situazione, dopodiché per le 13 i lavoratori voteranno (a scrutinio segreto) se interrompere lo sciopero e proseguire la ‘trattativa’ in un clima più disteso.
Al tavolo è stato presente, tra gli altri, Antonio Martone della Cisal, il primo a lanciare l’allarme Unilever. Ai microfoni di Teleregione, il sindacalista ha parlato di «successo» con riferimento al fatto che «il Mise si stia impegnando direttamente ad affrontare la tematica. Un primo risultato è stato raggiunto. C’è un impegno da parte di Unilever nei confronti del Ministero con tanto di garanzia che Pozzilli non chiuderà. Occorre capire adesso di cosa si tratta. Se si parla di riconversione, ad esempio, dobbiamo capire come… Comunque – ha aggiunto Martone – siamo riusciti a spostare la problematica nelle sedi opportune. Ovviamente, l’attenzione resta ancora alta».
A questo punto, per la Cisal «
occorre valorizzare la protesta dei lavoratori. È una situazione non tipica, non stiamo contrattando un aumento di salario… Spero che alla fine potremo dire di essere riusciti a riprendere per tempo la problematica. Il percorso però è ancora tortuoso, ciò non significa che gli operai debbano restare fuori dallo stabilimento in modo perenne… Adesso la questione è nelle mani del Mise. La tensione rimane alta finché non verrà messo nero su bianco che non ci sarà il disimpegno su Pozzilli».
Tra gli altri, si è spinto oltre Giovanni Notaro della Cisl il quale senza giri di parole ha chiesto di interrompere l’agitazione. «Abbiamo avuto sette ore di riunione in Regione nei giorni scorsi. I lavoratori sono chiaramente ancora un pò preoccupati perché ciò che è successo in quel territorio ha minato la fiducia, ma occorre dire che gli operai non sono in sciopero contro l’azienda ma per la preoccuazione verso il futuro». Notaro, quindi, ha invitato a ripartire dalla riunione dell’altra sera in Regione: «Il muro contro muro con una multinazionale rischia che possa diventare una profezia autoavverante. È comprensibile che Unilever si tiri dietro una preoccupazione enorme. In questa epoca bisogna vedere come far rimanere le aziende sane sul territorio. Dobbiamo essere preoccupati se anche le multinazionali che storicamente fanno utili qui e hanno dato ricchezza al territorio ci abbandonano perché vuol dire che rischiamo la catastrofe».
Ric. P.

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