Era nell’aria da qualche ora, e ieri mattina è scoppiata: la protesta degli immigrati ospitati nella struttura Borgo Antico a Roccaravindola alta si è concretizzata nell’incendio di alcune materassi sul terrazzo dell’edificio.
Una decina gli africani coinvolti. Per loro è stato sostanzialmente decretato lo stop all’accoglienza. Respinta la domanda di protezione internazionale da parte della commissione territoriale di Campobasso lo scorso anno, attesi i tempi per ricorsi e altre istanze previste per legge, la Prefettura ha intimato 10 giorni per lasciare il Centro di accoglienza straordinaria gestito da una società di Sesto Campano.
La protesta, scattata poco prima delle 9, è costata una denuncia per danneggiamento aggravato dall’incendio ai protagonisti della dimostrazione. Sul posto sono subito accorsi i Vigili del fuoco che hanno provveduto a spegnere le fiamme e mettere in sicurezza l’area, e i Carabinieri di Montaquila nonché della Compagnia di Venafro, compreso il comandante Mario Giacona che si è recato personalmente sul luogo della rivolta per rendersi conto di quanto stava avvenendo. Anche la Digos, chiaramente, è stata sul posto ed ha tenuto attenzionata la situazione.
La Prefettura di Isernia, intimando i dieci giorni, ha avvisato che decorso tale termine «non rimborserà ulteriori spese per la retta». Insomma, i 10 migranti ospiti di Roccaravindola alta finiranno letteralmente per strada. Con tutte le conseguenze immaginabili. Eppure sostengono di avere diritto alla protezione internazionale che, però, è stata negata anche e soprattutto per via delle restrizioni all’accoglienza ‘imposte’ dagli ex titolari dell’Interno, prima Minniti e poi Salvini. Dunque, adesso gli extracomunitari di stanza nel Borgo Antico anziché essere coinvolti in progetti di integrazione (ex Sprar, oggi Siproimi) finiranno ad ingrossare le fila dei clandestini e dei “fantasmi” a spasso per le città della Penisola senza documenti.
Infatti, nessuno di loro tornerà nei rispettivi Paesi di origine: Senegal, Camerun, Nigeria. Loro vogliono essere trattati come gli altri immigrati ospitati in Molise che hanno ricevuto permessi di soggiorno fino a 5 anni. Invece, per i 10 di Roccaravindola dopo 3 anni il sogno italiano è finito. «Vogliamo lavorare e pagare le tasse qui, abbiamo preso contatti in Puglia per fare la stagione. Ma senza documenti in regola non possiamo fare nulla, siamo dei fantasmi… Siamo pronti a darci fuoco e a morire se la situazione non si risolve», protesta uno del gruppo. «Siamo giovani, non abbiamo mai dato problemi in Italia. Non abbiamo paura di niente, siamo stati maltrattati in Africa, abbiamo attraversato il mare sapendo di correre seri rischi di perdere la vita per trovare la salvezza…».
R. P.

Un Commento

  1. In Italia a lavorare si viene in aereo e col passaporto del paese di origine, non col barcone dalla Libia.

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