Nonostante sia ormai calato il silenzio sull’argomento (a parte la mozione del M5s in Consiglio regionale), nella Piana di Venafro sono tornate a galoppare le polveri sottili. L’ultimo dato fornito dalla centralina dell’Arpa è a dir poco preoccupante: 100 ug/m3, cioè il doppio del valore consentito. Nei due giorni precedenti, le statistiche hanno registrato numeri comunque da capogiro: 82 e 90 ug/m3. Per l’anno in corso sono stati già superati abbondantemente gli sforamenti ammessi. Alla data del 17 dicembre il triste conteggio segnava quota 44. Nove più della soglia critica. E a fine anno mancano ancora oltre 10 rilevamenti. Insomma, si rischia un nuovo record. Nel silenzio più assordante dei fatti. Nessuna contromisura è stata infatti ancora assunta. Al momento si è nel campo delle ipotesi, degli impegni e delle promesse. Ma di fatti concreti: zero. Quasi un anno è passato dal vertice in Comune a Venafro alla presenza di tutte le massime istituzioni locali e regionali. Al di là di un parziale studio “straordinario” dell’Arpa che nulla in più ha detto circa la situazione della Piana, si stenta a credere che nessuno sappia cosa fare. Non solo non vengono assunte decisioni e non vengano messe in atto contromisure, ma addirittura manca persino l’unanimità sull’indicazione della fonte di un inquinamento in una cittadina e in una Piana che a definirla industrializzata si fa fatica, senza cadere nel ridicolo.
In piedi (?) c’è lo studio epidemiologico di tipo eziologico commissionato da Regione e otto comuni della Piana al Cnr di Pisa. Dopo oltre un anno però non è ancora chiaro a che punto sia l’iter. Anche per questo le Mamme per la salute e l’ambiente che hanno spinto moltissimo su questa via a breve sentiranno l’amministrazione comunale di Venafro, che è ente capofila.
Intanto, in linea generale l’associazione sta chiedendo alle varie amministrazioni della Piana di dotarsi di strumenti di «tipo programmatorio, nel quale sia dichiarata motivatamente l’assoluta e permanente indisponibilità del territorio comunale all’insediamento d’iniziative industriali dannose. Quanto mai opportuna tale scelta essendo in attesa dei dati ufficiali dello studio epidemiologico, ed essendo il territorio oggetto di indagini da parte dell’Ispra come richiesto dal ministro dell’Ambiente Costa a causa della complessa situazione ambientale dell’area. Il suggerimento si sostanzia sulla base della possibilità che, senza invadere materia concorrente, sia possibile definire tali vincoli nella pianificazione di competenza comunale, oltre all’esercizio delle titolarità sindacali quale autorità sanitaria locale, in applicazione del principio di precauzione».
Le Mamme invitano pertanto «le forze politiche ad attivarsi concretamente anche valutando l’opportunità di sottoporre il deliberato a consolidamento referendario delle popolazioni dei vari comuni oramai stanche di essere sottoposte a continui attacchi ambientali lesivi della salute e dell’ambiente».

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