È il venafrano Salvatore Luongo il nuovo comandante dell’Interregionale Carabinieri “Podgora”, con sede a Roma, da cui dipendono i reparti di Lazio, Marche, Sardegna, Toscana e Umbria. L’alto ufficiale molisano prende il posto di Enzo Bernardini.
Sabato scorso il passaggio di consegne alla presenza del comandante generale dell’Arma Teo Luzi presso la caserma di via Garibaldi.
Il generale di corpo d’armata Luongo arriva dal ministero della Difesa dove dal 25 agosto 2016 ha rivestito l’incarico di capo ufficio legislativo del ministero: è già conosciuto nella Capitale dove è stato comandante di sezione del Nucleo Radiomobile della legione Roma, ha retto le compagnie di Roma Casilina e Roma Trastevere, è stato comandante del Gruppo di Roma fino a diventare comandante provinciale.
Nato a Venafro, non è l’unico ad indossare la divisa in famiglia. Il papà, maresciallo, è stato per anni comandante dei carabinieri della stazione di Venafro. Luongo ha anche un fratello e una sorella che vivono stabilmente nella cittadina molisana. Il fratello, il maestro Claudio Luongo, è un noto pianista e compositore nonché autore di musica per l’immagine, documentari, film, sigle e spot televisivi. Ha collaborato, infatti, anche per molti programmi Rai.
Toccante il discorso di insediamento avvenuto sabato mattina in presenza delle massime autorità dell’Arma: «Al signor ministro della Difesa e al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri – ha detto Luongo nel suo intervento – desidero esprimere la mia devota e sincera riconoscenza per la fiducia che mi hanno accordato nell’affidarmi il comando interregionale Podgora. Incarico che assumo oggi dalle mani del generale Bernardini, ufficiale esemplare, fraterno amico, a cui auguro ogni bene e i migliori successi nelle nuove prestigiose funzioni di consigliere di Stato. Mi inchino con rispetto alla bandiera e dedico un deferente pensiero ai nostro Caduti di ogni tempo, che con il loro sacrificio ci hanno indicato la strada del dovere, dell’onore e della giustizia. Un abbraccio affettuoso ai commilitoni dell’Associazione nazionale e a quelli dell’Opera nazionale di assistenza degli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri. Ai componenti degli organismi di rappresentanza un augurio di proficuo lavoro insieme. Un saluto benaugurante lo rivolgo anche alle associazioni professionali e a carattere sindacale che a breve entreranno a pieno titolo nelle dinamiche istituzionali. Ai signori comandanti che mi hanno preceduto, maestri di vita, indirizzo la promessa di impegnarmi strenuamente per proseguire lungo il virtuoso percorso di efficienza da loro tracciato».
Dopo i ringraziamenti il comandante ha voluto rivolgere alla platea una sentita riflessione personale: «In questa caserma ho iniziato circa 38 anni fa la mia esperienza professionale quale comandante di sezione del Nucleo Radiomobile di Roma. Un’esperienza nei reparti territoriali dell’Arma, il cui servizio di istituto costituisce l’essenza della missione dei Carabinieri per il Paese. Provo, quindi, una particolare emozione nel ritrovarmi qui dopo una intera carriera trascorsa in vari ambiti organizzativi e articolazioni operative dell’Arma.
Tre sono le parole che mi hanno ispirato nel tempo: imparare, ascoltare, servire. Non ho mai smesso di imparare, da tutti. Tantissimo sicuramente dalla gerarchia, ma moltissimo, forse persino di più, dai colleghi e dai collaboratori. Per migliorarsi, per crescere, bisogna sentirsi umili, studiare, non sentirsi mai arrivati. Mettersi sempre in discussione, senza paura di ammettere i propri errori. Ma per imparare e capire è indispensabile saper ascoltare. Guardare le persone negli occhi, mettersi nei loro panni, conoscerle e porsi come interlocutori leali ed affidabili. Essere in grado di confrontarsi con animo aperto. E solo imponendosi di continuare ad imparare, anche e soprattutto con l’ascolto, si può restare all’altezza della nostra autentica missione, che è sintetizzabile in una sola parola: servire. Servire vuol dire mettersi in secondo piano, essere disposti al sacrificio. Chiedersi cosa possiamo dare senza preoccuparsi di cosa potremmo ricevere. Significa agire con entusiasmo e onestà. Prepararsi con passione per essere pronti ad ogni sfida. Per curare e adeguare l’organizzazione, per impiegare al meglio e tutelare le risorse che il Paese ha messo a nostra disposizione, a cominciare da quelle umane. E cioè a partire dal singolo carabiniere, il cui benessere è centrale per assicurare il successo della nostra azione. Alle donne e agli uomini del comando interregionale Podgora esprimo la mia autentica riconoscenza per l’impegno che profondono e, sono sicuro, profonderanno conquistandosi, momento per momento, quella preziosa serenità d’animo che può derivare soltanto dalla certezza di aver fatto il proprio dovere. Viva il comando interregionale Podgora, viva l’Arma dei Carabinieri!».
Al neocomandante i migliori auguri per questo ulteriore traguardo che onora Venafro e il Molise intero.

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