Un lungo calvario è terminato nei giorni scorsi per una coppia di Venafro, accusata nel 2017 di aver rubato monili d’oro in una gioielleria di Cassino. Proprio nell’estate del 2017 la coppia, un ragazzo e una ragazza entrambi di 23 anni, venne arrestata con l’accusa, pesante, di aver rubato monili d’oro del valore di circa 50mila euro in una gioielleria del comune laziale. Oggi, a distanza di più di sette anni da quell’episodio, è arrivata l’assoluzione grazie alla difesa degli avvocati Gianluca Giammatteo e Anna Di Meo. Un lungo dibattimento, quello celebrato in tribunale a Cassino, che ha visto la deposizione di numerosi testimoni e consulenti tecnici, i quali hanno dimostrato in modo inequivocabile che le persone riprese dalle telecamere di sorveglianza non corrispondono ai ragazzi arrestati pochi giorni dopo il furto. In particolare, i consulenti tecnici della difesa, attraverso una precisa perizia antropometrica, hanno ricostruito la scena del crimine e hanno dimostrato l’incompatibilità della tesi accusatoria con i fatti reali, evidenziando elementi oggettivi che hanno contribuito al verdetto di assoluzione. A ‘incastrare’ i due ragazzi erano state infatti proprio le telecamere di sorveglianza della gioielleria. Ma come si è giunti a questo epilogo? L’innocenza dei due giovani venafrani è stata comprovata grazie alle analisi antropometriche e la relativa perizia eseguite e prodotte dai docenti Stefano Ricciardi e Giovanni Capobianco dell’Università del Molise che, poi, hanno fornito dati e calcoli al grafico Daniele Russo per l’implementazione in ambiente digitale. I docenti dell’Unimol Capobianco e Ricciardi hanno potuto così creare una immagine della ricostruzione virtuale della scena del crimine. A partire dai filmati originali delle telecamere interne alla gioielleria, con approfondite analisi antropometriche, sono state ricostruite le dimensioni relative dei soggetti che hanno commesso la rapina e si è dimostrato l’incompatibilità con le dimensioni fisiche degli indagati le cui sagome sono state ricostruite in 3D. È stata riprodotta digitalmente la scena del crimine mostrando come, se fossero stati gli indagati i presenti sul luogo del crimine quel giorno, avrebbero dovuto occupare la scena. La ricostruzione si è avvalsa anche dei calcoli sulle lunghezze focali e su tutte le caratteristiche fisiche dell’obbiettivo della telecamera. I giudici del foro di Cassino hanno così assolto la coppia di Venafro grazie al certosino lavoro portato avanti dai due docenti universitari che hanno contribuito all’esito positivo della causa per gli assistiti degli avvocati Gianluca Giammatteo e Anna Di Meo.

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