A difenderlo con tenacia e competenza in tutti i gradi di giudizio è stato l’avvocato Carmine Biasiello, che ha ottenuto l’annullamento delle sentenze di condanna pronunciate in primo e secondo grado. La Suprema Corte ha accolto integralmente la linea difensiva, ribaltando le precedenti decisioni e scagionando il dipendente da ogni accusa.
I fatti risalgono a un’indagine avviata nel 2021 dai Carabinieri del Nas di Campobasso, sotto la direzione del pubblico ministero Alessandro Iannitti e con il coordinamento del procuratore della Repubblica di Isernia, Carlo Fucci. Secondo l’ipotesi accusatoria, l’impiegato – addetto alla riscossione dei ticket presso gli uffici Cup di Venafro – avrebbe incassato somme di denaro dagli utenti per prestazioni sanitarie, rilasciato regolare quietanza, ma poi cancellato le prenotazioni dal sistema telematico per trattenere indebitamente gli importi, anziché versarli nelle casse dell’Azienda sanitaria regionale.
Il danno erariale stimato era di circa 15mila euro all’anno, su un arco temporale di tre anni. In base a tali ricostruzioni, era scattata anche una misura cautelare di sospensione dal pubblico servizio.
Le prove acquisite, tra cui documentazione amministrativa e sanitaria sequestrata nel corso delle indagini, avevano portato nei primi due gradi di giudizio a una condanna. Ma oggi la Cassazione ha fatto cadere ogni addebito.
«Siamo soddisfatti – ha commentato l’avvocato Biasiello – per l’esito favorevole di una vicenda che ha segnato profondamente la vita personale e professionale del mio assistito. La Suprema Corte ha riconosciuto la validità delle nostre argomentazioni, ponendo fine a un’ingiusta accusa che durava ormai da troppo tempo».
Con questa sentenza si chiude un capitolo doloroso per il dipendente, che torna ora a vedere riconosciuta la propria onorabilità e integrità dopo anni di battaglie legali.

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