Solenne pontificale ieri sera nella basilica dei Santi Martiri a Venafro, dove il vescovo della diocesi di Isernia-Venafro, monsignor Camillo Cibotti, ha ricevuto le chiavi della città dalle mani del sindaco Alfredo Ricci, secondo una tradizione secolare che rinnova il gesto di affidamento alla protezione dei patroni Nicandro, Marciano e Daria.
Una cerimonia intensa, partecipata, che ha saputo fondere sacralità e attualità, grazie anche alle parole accorate pronunciate sia dal presule sia dal primo cittadino. Rivolgendosi alle autorità presenti, il sindaco Ricci ha avuto un pensiero particolare per il generale C.A. Salvatore Luongo, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri: «Oggi non le diamo solo il benvenuto, perché lei qui è a casa. La sua presenza ci riempie di orgoglio e sarà onorata a breve con la cittadinanza onoraria di Venafro».
Il discorso del sindaco ha toccato corde profonde, soffermandosi su ciò che le chiavi della città rappresentano: non solo simbolo di potere, ma scrigno di valori, preoccupazioni e aspirazioni. «Nelle chiavi troviamo la storia, l’umanità di Venafro, ma anche le ansie dei giovani che vorrebbero costruire qui il proprio futuro, le difficoltà delle famiglie, i timori degli anziani sempre più soli e fragili». Un passaggio particolarmente sentito ha riguardato la sanità e le tensioni sociali: «Si rischia – ha detto Ricci – di confondere il bene pubblico con legittimi interessi privati. Ma il nostro compito è difendere i più deboli da ogni stravolgimento nei loro diritti».
Poi l’attenzione si è spostata sul gesto della consegna dei ceri, altro simbolo potente della festa. «I ceri rappresentano l’impegno, la laboriosità, la capacità di una comunità di andare avanti nonostante tutto. Come le api che li producono, anche noi, passo dopo passo, superiamo le difficoltà e non ci arrendiamo». Ed è proprio in questo passaggio che Ricci ha citato i messaggi dei Papi ai giovani: da Papa Francesco che li esortava a non perdere la speranza, a Papa Leone che ha invitato a non aspettare, ma a rimboccarsi le maniche.
Il pontificale si è chiuso con la consegna dei simboli e l’omelia del vescovo Cibotti, che ha toccato temi drammaticamente attuali, come la guerra e la crisi dei valori. Il vescovo ha invitato tutti – giovani, autorità, clero – a un rinnovato impegno spirituale e civile, lanciando un appello alla pace, alla solidarietà, alla responsabilità collettiva.
La celebrazione di ieri ha segnato il momento più alto della tre giorni di festa in onore dei Santi Martiri, che oggi, 18 giugno, si chiude tra riti solenni e devozione popolare. «Se siamo qui – ha concluso Ricci – è perché vogliamo camminare insieme verso l’avvenire, con la stessa fiducia e determinazione dei nostri Santi Protettori. Viva Venafro, viva i Santi Martiri».