L’eco delle parole pronunciate da monsignor Camillo Cibotti durante il pontificale del 17 giugno ancora risuona forte a Venafro. Il deciso richiamo all’educazione dei giovani e al ruolo dei Carabinieri ha scosso le coscienze dei cittadini. Al cospetto del comandante generale dei Carabinieri Salvatore Luongo, il presule, nel ricordare il sacrificio del brigadiere dell’Arma Legrottaglie, ha voluto sottolineare il valore profondo nell’indossare una divisa: «Indossare una divisa è un valore al di sopra di tutto, come il carabiniere Legrottaglie che ha dato la propria vita per tutti noi. Colgo l’occasione della presenza del comandante generale dell’Arma per dire che la Benemerita non abbandona nessuno. Dai piccoli centri di montagna, dai nostri paesi, tutti scappano, ma i Carabinieri restano sempre, come baluardo della legalità e dell’attenzione agli ultimi. La politica dovrebbe prendere esempio dalla Benemerita, che non applica algoritmi o logiche numeriche».
Monsignor Cibotti ha poi rivolto il suo sguardo alla platea: «Ci siamo tutti: la società civile, il clero, i santi, i martiri. Sì, anche loro sono qui attorno a questa mensa. La centralità della nostra realtà – cittadina, comunitaria, diocesana – è Cristo. È attraverso i santi martiri che arriviamo a Lui. E allora, riflettendo sulle letture di oggi, cosa dobbiamo seriamente proporci per il futuro? Non possiamo negare che esistano momenti difficili, che sembrano riportarci al passato. Ho apprezzato le parole del sindaco quando ha detto: “Venafro ce la farà”. Io aggiungo: la Diocesi di Isernia-Venafro ce la farà. Ma cosa dobbiamo fare? Alla processione ci sarà una fiumana di gente… e poi? Negli altri giorni, dove siete? Ecco, carissimi, siamo in famiglia, attorno alla mensa: è il momento di dire la verità e guardare in faccia la realtà».
Lo sguardo del presule poi si è posato sull’attualità: «le guerre, la morte di innocenti, occorre far sentire la nostra voce, siamo tutti figli di Abramo, fondamentale il dialogo. San Nicandro ha avuto solo la corazza, non indossava armi. Dalla sua parte aveva Cristo che vince su tutto».
Infine il vescovo Cibotti ha lanciato un forte appello per aiutare i giovani a riscoprire i veri valori della vita: «Dobbiamo educare i nostri giovani ai veri valori, quelli che ci identificano come civiltà. Basta con la cultura dell’egoismo. Dobbiamo farci carico della costruzione di una società nuova, fondata sulla pace e sulla famiglia. È il momento della verità, al cospetto dei nostri martiri Nicandro, Marciano e Daria. Care mamme e cari papà, non lasciate che i vostri figli si perdano dietro una pubblicità. Fate capire loro che la ricchezza non è la vera vita. Li vogliamo aiutare, questi ragazzi, sì o no?! Indirizzateli verso Cristo. E riprendo le parole che Papa Leone XIV mi ha rivolto: “Mettete Cristo al primo posto e non abbiate paura delle provocazioni dello Spirito Santo”. A voi, mamme e papà, dico: uniamoci in preghiera. Ricordiamoci che Nicandro, Marciano e Daria non si sono mai tirati indietro. Amiamo questa città. Amiamo i nostri giovani».
Le parole del presule hanno fatto rumore. Un richiamo forte a chi ha il ruolo di educatore, a prendersi cura dei giovani. Un richiamo che non ha dimenticato nessuno: Amministrazione comunale, Scuola, Chiesa. Tutti devono trovare il coraggio di mettersi in discussione quando la cronaca ci consegna quotidianamente disagio sociale e disagio giovanile. Un monito che sicuramente porterà benefici. Almeno questa è la speranza di chi ha a cuore le sorti delle nuove generazioni.

Marco Fusco

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*