Per Gianni Vaccone «è solo l’inizio», per Alfredo Ricci «un punto di passaggio e non di arrivo». È stata inaugurata ieri mattina in pompa magna al Ss Rosario la Residenza Sanitaria Assistenziale, con un primo modulo da 15 posti letto. Entro fine anno, come annunciato dal dg Asrem Gennaro Sosto, ne potranno essere attivati altri 15 oppure riconvertiti in altro in base alle esigenze. Insomma, all’ospedale di comunità l’impressione è che si navighi ancora a vista nonostante l’impegno di tutti: tra le altre cose il nuovo reparto è senza indicazioni, senza arredamento completo, e presenta ancora molte lacune sulle quali si sta però lavorando. Sosto ha comunque garantito che a breve verranno emanati i provvedimenti per renderlo operativo.
Nonostante ciò, la giornata di ieri ha rappresentato l’aggiunta di un servizio al Ss Rosario per il quale il governatore Donato Toma ha in mente un futuro migliore: «Venafro merita di più». Come? In realtà non è dato saperlo considerato che lo stesso presidente ha ammesso che «il problema è che non abbiamo più il controllo politico della sanità, non riusciamo nemmeno ad influenzare la redazione del nuovo Programma operativo sanitario». E già. Il discorso torna ai commissari. Ieri mattina, «per altri impegni istituzionali», Angelo Giustini ha disertato, pertanto conoscere cosa abbia in mente ad esempio sul Punto di primo intervento invocato dal comitato con Gianni Vaccone e dal sindaco Alfredo Ricci è come tentare un terno al lotto.
Sosto e il direttore sanitario Asrem Antonio Lucchetti un’idea, almeno sul presente, ce l’hanno: impossibile riaprire il reparto delle emergenze in quanto previsto soltanto come servizio nella fase di transizione che ha portato alla riorganizzazione – ormai completata – del Ss Rosario. Toma invece non si è voluto esprimere apertamente in quanto «non voglio illudere nessuno e non voglio ingenerare polemiche future». La sensazione è che dunque per le urgenze soluzioni non siano alle viste. Il governatore, stuzzicato dai giornalisti, ha pure accennato all’Accordo di confine: «Non so se ci riusciremo. Dobbiamo batterci comunque sempre. Ci sta lavorando Tedeschi ma è difficile», ha ammesso ancora perché «dovrebbero poi firmarlo i commissari». In altre parole, la politica può poco o nulla al momento. Ma oggi in Regione c’è un Consiglio monotematico proprio sulla sanità. E il consigliere dei 5 Stelle Vittorio Nola da Venafro ha proposto a Toma – che lo ha apertamente elogiato arrivando a ribadire che lo avrebbe visto bene come suo vice in caso di nomina a commissario – di lavorare per arrivare ad approvare all’unanimità un documento finalizzato a dare un preciso atto di indirizzo a Giustino e alla Grossi in vista della redazione del nuovo Pos.
Durante la conferenza stampa che ha preceduto il taglio del nastro, il primo cittadino Ricci (che ha ringraziato pubblicamente Vaccone per il suo impegno) è stato molto chiaro e netto sull’esigenza del territorio di riavere un reparto per le emergenze: «Chiamatelo pronto soccorso, punto di primo soccorso, punto di primo intervento, chiamatelo come volete ma a Venafro devono essere garantite le emergenze». Il sindaco della città ha inteso anche richiamare vecchie riunioni svolte nella sala conferenze dell’ospedale che «in passato è stata teatro di pagliacciate con firme messe di stramacchio…» con evidente riferimento all’ex governatore Paolo Frattura.
Ricci ha insistito sottolineando l’errore fatto nello smantellare i servizi senza prevederne di nuovi nell’epoca della transizione da ospedale a ospedale di comunità. «Non accetteremo più decisioni calate dall’alto», ha quindi avvisato il primo cittadino.
«Quella di oggi è una richiesta di assistenza che viene soddisfatta» ha affermato il presidente della giunta regionale.
A Rosalba Testamento, deputata 5 Stelle, che ha proposto un tetto massimo del 15% di risorse da destinare alla sanità privata, Toma ha poi risposto liquidando la questione con un secco: «Si tratta di una proposta estemporanea che lascia il tempo che trova».
Il governatore ha quindi spiegato alle persone, per lo più operatori sanitari, presenti all’inaugurazione che la «sanità è multi livello: Venafro è destinata a quella territoriale con l’ospedale di comunità. La Rsa implementa l’offerta sanitaria attuale che prevede già, tra le altri, il reparto di Riabilitazione e l’Unità di degenza infermieristica. L’ospedale di comunità non è di serie B», ha dunque tenuto ad evidenziare.
Il dg Asrem Sosto ha rimarcato come il Ss Rosario rappresenti una «struttura importante su cui è stato operato operato un sostanziale intervento di ristrutturazione. Adesso occorre ripensare il modello organizzativo della sanità. Quella territoriale svolgerà un ruolo sempre più importante. Se siamo capaci possiamo diventare un esempio a livello nazionale. In Italia non ci sono tante strutture come Venafro. Bisogna ora alzare il livello qualitativo e ce la faremo, grazie anche alle nuove tecnologie».
Sosto ha voluto pertanto far capire come il Molise con la riorganizzazione del Ss Rosario si trovi «in linea con gli scenari internazionali che danno sempre meno importanza e risorse ad ospedali e sempre più alla sanità territoriale».
A fare eco a Sosto la dirigente regionale del settore Sanità Lolita Gallo che ha parlato nel dettaglio di «riqualificazione e potenziamento del territorio voluto con il decreto 502/92 e successive leggi che mirano a dare il giusto peso alla sanità del territorio. Anche noi ci stiamo adeguando. Dopo i lavori alla struttura si deve passare al potenziamento dei servizi».
Non sono mancate, comunque, le voci dissonanti con l’”enfasi” della giornata. Il consigliere Antonio Tedeschi infatti ha sì parlato di «un risultato importante, perchè fornire nuovi servizi è sempre una cosa positiva» ma ha anche puntualizzato come «non posso nascondere un pizzico di rammarico pensando a ciò che il nosocomio venafrano rappresentava un tempo: un presidio in grado di salvare vite, un punto di riferimento per intere popolazioni, un centro sanitario attrattivo per la qualità delle sue cure». Sull’Accordo di confine, quindi, Tedeschi ha fatto sapere che «sto continuando a lavorare intensamente attraverso una serie di incontri tecnici tra Campania e Molise».
Sul Ss Rosario ha voluto dire la sua pure il consigliere comunale venafrano e dirigente regionale Pd Stefano Buono: «Si inaugura la Rsa ma non può essere motivo di orgoglio o festeggiamento. Un ospedale, il nostro, che faceva attivo ed attirava pazienti, ridotto ad una residenza per anziani. Occorre, nel prossimo Piano operativo 2019/2021, investire per mettere questa struttura al centro del sistema sanitario molisano: renderla di nuovo ospedale. Basta accontentarsi!».

Che cosa è una residenza sanitaria assistenziale

La Residenza Sanitaria Assistenziale (Rsa) per anziani – ma non solo, poiché destinano i servizi più in generale per persone non autosufficienti – è una struttura extra-ospedaliera finalizzata a fornire accoglimento, prestazioni sanitarie, assistenziali e di recupero funzionale e sociale, a persone ultrasessantacinquenni non autosufficienti o a grave rischio di non autosufficienza.
Si tratta di una struttura dedicata, per un periodo di tempo limitato, alla gestione di persone con assenza di patologie acute per le quali altrimenti sarebbe necessario il ricovero in presidi ospedalieri, ma anche al momento difficili da assistere a domicilio, in quanto richiedenti trattamenti continui necessari per la stabilizzazione del quadro clinico.
Nella Residenza Sanitaria Assistenziale oltre alle spese economiche giornaliere già garantite per tutti dal Servizio Sanitario Nazionale, a seconda dei casi, può essere previsto il pagamento di una quota economica che rimane a carico del paziente.
Il primo obiettivo è quello di garantire al paziente un supporto clinico, riabilitativo e socio assistenziale finalizzato al massimo recupero e stabilizzazione della sua autonomia.
Le Rsa, insomma, sono in definitiva volte a coniugare le esigenze di assistenza sanitaria con le esigenze di assistenza tutelare ed alberghiera.

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