Resta in carcere Salvatore Ocone, il 58enne accusato della strage di Paupisi. Ieri mattina, nel penitenziario di via Cavour a Campobasso, si è svolta l’udienza di convalida del fermo. La Procura aveva chiesto la misura cautelare in carcere e nel pomeriggio il gip Silvia Lubrano ha accolto la richiesta. Durante il colloquio con il giudice, Ocone si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Secondo le indagini, l’uomo avrebbe ucciso la moglie e il figlio 15enne colpendoli con una pietra nella loro abitazione di contrada Frasso. Poi avrebbe tentato di assassinare anche la figlia 16enne, caricando i due ragazzi in auto e dandosi alla fuga. Rintracciato nelle campagne molisane, è stato arrestato: sul veicolo i carabinieri hanno trovato il corpo senza vita del ragazzo e la sorella gravemente ferita. Trasportata d’urgenza al Neuromed di Pozzilli, la giovane è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico ed è tuttora ricoverata in prognosi riservata.
All’udienza era presente anche l’avvocato difensore Giovanni Santoro. L’incontro con il suo assistito è durato circa 15 minuti. Nessuna dichiarazione dal magistrato, mentre il legale ha raccontato la reazione di Ocone alla notizia del lieve miglioramento della figlia: «Ha pianto e ha detto che era contento di questo. Però subito dopo sembrava fosse tornato in un atteggiamento imperscrutabile», ha riferito Santoro, spiegando che il 58enne «si è avvalso della facoltà di non rispondere in quanto ha già reso delle ampie dichiarazioni al momento dell’esecuzione del fermo».
L’avvocato ha descritto Ocone come un uomo «in stato confusionale, assente e con vuoti di memoria». Restano da chiarire i motivi che lo hanno spinto a compiere la strage e le dinamiche della fuga.
«Oggi l’ho trovato particolarmente provato, in quanto inizia ad elaborare, ma è difficile perché ha una condizione psichiatrica abbastanza importante che dovrà essere opportunamente scrutinata. Si trova anche in uno stato confusionale, ha una condizione patologica caratterizzata da vuoti di memoria già preesistente, e quindi alcuni eventi li ha completamente dimenticati in virtù di questa patologia».
Sul presunto “delirio mistico” circolato nei giorni scorsi, Santoro ha commentato: «Diciamo che è particolarmente credente, si affida molto a questo profilo della misticità. È molto devoto soprattutto ad una Madonna lì presente in zona. Non è ancora in grado di elaborare la gravità della questione, ve lo assicuro. Chi ha un contatto diretto con lui si rende conto che non ha una stabilità psichica. Ha lo sguardo un po’ fisso nel vuoto ma non fa domande».
Alla domanda se Ocone si fosse accorto che la figlia era ancora viva in auto, il legale ha risposto: «Assolutamente no».
La competenza territoriale passerà ora alla Procura di Benevento, competente per i fatti avvenuti a Paupisi. Per il figlio Cosimo si attende l’autopsia, mentre per la moglie Elisabetta Polcino l’udienza per il conferimento dell’incarico ai periti è stata fissata al 6 ottobre. Intanto dall’ospedale Neuromed è arrivato l’ultimo bollettino sulle condizioni della figlia Antonia. Le sue condizioni restano «stazionarie nella gravità», con alcuni parametri in leggero miglioramento. La ragazza è sedata, intubata, collegata a ventilazione meccanica controllata. La TAC cerebrale di controllo ha confermato un quadro stabile, senza ulteriori indicazioni chirurgiche al momento.
Il quadro resta drammatico: Antonia lotta tra la vita e la morte, mentre il padre è rinchiuso in carcere con l’accusa di duplice omicidio e tentato omicidio. Un caso in cui la componente psichiatrica dell’indagato sarà cruciale per comprendere cosa abbia spinto al massacro.

Spavaldo, con il ghigno in volto. È così che chi lo ha incrociato descrive Salvatore Ocone, il 58enne di Paupisi che mercoledì ha ucciso la moglie e il figlio di 15 anni, riducendo in fin di vita la figlia di 16. L’uomo, arrestato nelle campagne tra Mirabello Sannitico e Ferrazzano dopo ore di fuga, è stato visto ieri, in tarda mattinata, nei corridoi dell’ospedale Cardarelli di Campobasso.
Arrivato poco dopo le 13, scortato da numerosi agenti della polizia penitenziaria e con i ferri ai polsi, Ocone è apparso sereno nello sguardo e sicuro nei movimenti. Un atteggiamento che ha sorpreso chi, in quelle ore, si è trovato davanti l’autore (reo confesso) della strage familiare che ha sconvolto il Sannio e il Molise.
Le ragioni della sua presenza in ospedale non sono state rese ufficialmente note. Secondo indiscrezioni, Ocone sarebbe stato condotto al Cardarelli per essere sottoposto a una consulenza psichiatrica. L’esito dell’accertamento non è stato comunicato, ma da fonti ospedaliere emerge che non sarebbero stati rilevati profili di incompatibilità con il regime carcerario.
La tempistica della visita, a poche ore di distanza dall’udienza di convalida dell’arresto, lascia intendere che possa essere stato il gip Silvia Lubrano a disporre la valutazione, prima di sciogliere la riserva sulla richiesta della Procura: la custodia cautelare in carcere.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, Ocone avrebbe ucciso la moglie mentre dormiva, poi colpito con un sasso i due figli. Li ha quindi caricati in auto, si sarebbe fermato a pregare in una chiesa di una frazione di Paupisi, per poi dirigersi verso il Molise. La fuga è finita mercoledì sera, quando i carabinieri lo hanno bloccato nelle campagne tra Mirabello e Ferrazzano.
L’uomo resta dunque in carcere in regime di sorveglianza rafforzata. Per il momento continuerà ad essere difeso dall’avvocato Santoro finché il suo assistito «non riterrà opportuno affidare il caso ad un nuovo legale».

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