CAMPOBASSO. Sono cinque le persone iscritte nel registro degli indagati per omicidio colposo, lesioni personali colpose e responsabilità medica colposa nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Sara Di Vita, 15 anni, e di sua madre Antonella Di Ielsi, 50 anni, residenti a Pietracatella, decedute a breve distanza l’una dall’altra tra il 27 e il 28 dicembre. L’indagine è coordinata dalla Procura della Repubblica di Campobasso e affidata alla Squadra Mobile guidata dal dirigente Marco Graziano, che ha avviato accertamenti urgenti per ricostruire la dinamica degli eventi e individuare le cause dei decessi.
La ricostruzione dei fatti. Madre, padre e figlia, insieme per le festività natalizie, avrebbero consumato pasti comuni nella giornata del 23 dicembre. Nel corso della cena della Vigilia e del pranzo di Natale si sarebbero invece riuniti con altri familiari, circa 16 persone. Nessuno, tranne le due vittime e il capofamiglia – Gianni Di Vita, noto commercialista e ex sindaco di Petracatella – hanno manifestato sintomi.
La sera del 25 dicembre la 15enne ha iniziato a lamentare i primi dolori, accompagnati da vomito, e dissenteria, e si è recata in Pronto soccorso insieme alla madre, che, da quanto si apprende, presentava un quadro clinico simile. Qualche ora dopo sono state dimesse con una diagnosi generica e non preoccupante.
Il giorno seguente, 26 dicembre, le condizioni della ragazza sono peggiorate, tanto da indurla a recarsi nuovamente in ospedale, stavolta accompagnata dal padre. Dopo una serie di controlli e in assenza di riscontri specifici, sono stati rimandati a domicilio.
Il giorno seguente – sabato 27 dicembre – la 15enne, in compagnia di un familiare, ha eseguito un ulteriore accesso in Pronto soccorso. Nel volgere di poco, le sue condizioni sono precipitate. Immediatamente è stata trasferita in Terapia intensiva ma nonostante i disperati tentativi di tenerla in vita è deceduta in tarda serata.
Subito dopo la tragedia, la madre è stata contattata dal personale sanitario con la richiesta di recarsi in ospedale per accertamenti. Purtroppo anche la 50enne è morta poche ore dopo il ricovero.
La nota della Procura. In un comunicato ufficiale, la Procura ha espresso «il più profondo cordoglio» per la perdita della giovane e della madre, sottolineando come la morte di una minorenne, avvenuta «con modalità così repentine e drammatiche», rappresenti un evento che scuote l’intera comunità e imponga «il massimo impegno investigativo per restituire risposte certe alla famiglia e ai cittadini».
La Procura ha inoltre confermato che il padre della ragazza, Gianni Di Vita – ex sindaco di Pietracatella – è attualmente ricoverato sotto osservazione presso l’Istituto Spallanzani di Roma. Per ragioni precauzionali è ricoverata nello stesso istituto anche figlia maggiore, che risulta asintomatica. Le condizioni cliniche di entrambi, secondo il bollettino diramato dall’Istituto romano, sono stabili, sebbene a preoccupare sia anche il devastante stato psicologico in cui versano. L’uomo al momento «è vigile e le sue condizioni sono stabili e ben controllate. È sottoposto agli accertamenti del caso», si legge nella nota.
Allo stato, il procedimento penale vede l’iscrizione nel registro degli indagati di cinque sanitari – tre del Pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli (due venezuelani e un italiano) e due della guardia medica di Campolieto – per i reati previsti dagli articoli 589, 590 e 590- sexies del Codice penale. La Procura ribadisce che si tratta di un atto dovuto, necessario a garantire il diritto di difesa e la partecipazione agli accertamenti tecnici non ripetibili che verranno eseguiti nei prossimi giorni.
Le indagini. L’attività investigativa è orientata a una ricostruzione completa dell’intera catena degli interventi sanitari, con particolare attenzione ai due accessi della quindicenne al Pronto soccorso nei giorni precedenti il decesso, nonché agli interventi richiesti dalla madre prima dell’evento fatale.
Considerata l’estrema complessità del quadro clinico, la Procura ha disposto accertamenti multidisciplinari, tra cui esami autoptici che verranno eseguiti domani su entrambi i corpi da medici legali dell’ospedale di Foggia e consulenze specialistiche, articolati su tre direttrici principali: responsabilità individuali, ovvero verificare eventuali negligenze, sottovalutazioni del quadro clinico o errori nell’applicazione dei protocolli diagnostici; individuazione della “fonte di innesco”: risalire con assoluta precisione all’origine della patologia e all’agente causale che ha determinato un decorso così fulmineo e virulento; tutela della salute pubblica: ricostruire l’insorgenza patologica per isolare eventuali residue fonti di rischio ed evitare il coinvolgimento di altri cittadini.
Le ipotesi investigativo/sanitarie. Sul fronte sanitario, nel corso di una conferenza stampa, il direttore generale dell’Asrem, Giovanni Di Santo, ha parlato di una tossinfezione da causa incerta, legata all’ingestione o all’inalazione di un agente tossico, precisando che non si tratta necessariamente di un’ipotesi alimentare.
Clinicamente è stato immediatamente escluso il botulino; i sintomi sono stati definiti aspecifici, rendendo difficile l’inquadramento immediato secondo linee guida univoche. L’Asrem sostiene che in Pronto soccorso siano state messe in atto tutte le azioni cliniche e assistenziali previste.
Al momento l’abitazione della famiglia Di Vita è stata posta sotto sequestro per i rilievi di rito. Sequestrati e inviati all’Istituto Zooprofilattico anche diversi alimenti, tra cui pesce e funghi, consumati nei giorni precedenti, con particolare attenzione ai pasti del 23, 24 e 25 dicembre.
Come detto, in alcune occasioni i pasti sono stati condivisi con altre persone, che però non hanno manifestato sintomi. Coinvolto anche il Centro antiveleni di Napoli, mentre allo Spallanzani proseguono ulteriori accertamenti.
Gli agenti della Squadra Mobile stanno valutando anche ulteriori ipotesi, tra cui quella della contaminazione “esterna”. Le indagini non escludono la pista che potrebbe portare al veleno per topi o a pesticidi utilizzati in un’azienda a conduzione familiare, di proprietà di parenti dei Di Vita. Ma si tratta – è bene ribadirlo con forza – soli di ipotesi in attesa dei risultati dei primi esami tossicologici.

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