Soltanto due settimane fa, il 4 giugno scorso, quasi un centinaio di militari, con 35 automezzi e 2 unità cinofile, coordinate dal Tenente Colonnello Tamborrino e dirette sul campo dal capitano Gismondi, avevano eseguito 9 ordinanze di misura cautelare (4 in carcere, 4 agli arresti domiciliari ed 1 all’obbligo di dimora) nell’ambito dell’operazione ‘‘‘‘‘‘‘‘Grido d’aiuto’. Il Giudice per le indagini preliminari, però, aveva rigettato la richiesta di misura cautelare avanzata dalla Procura della Repubblica di Campobasso sul conto di un indagato (C.F., 36enne censurato residente a Campobasso, già coinvolto in un’altra indagine antidroga della Questura di Campobasso, l’operazione “Ripa”), poiché, pur avendo ravvisato i gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati contestati, aveva eccepito la mancanza di attualità delle esigenze cautelari. Nel corso delle 22 perquisizioni domiciliari messe in atto il 4 giugno, in particolare, presso l’abitazione dell’arrestato erano stato rinvenuti oltre 90 grammi di hashish e 21 grammi di M.D.M.A., una droga sintetica molto in voga nelle discoteche, definita da tanti giovani come “la droga dell’amore”.

I carabinieri, però, hanno continuato a raccogliere elementi probatori a carico di tutti gli indagati, documentando in maniera chiara ed inequivoca, l’attualità delle esigenze cautelari pure su quell’indagato, ragione per la quale il Pubblico Ministero titolare dell’indagine ha reiterato la richiesta che, questa volta, è stata accolta dal Gip. Nelle prime ore di questa mattina, i militari hanno bussato alla porta dell’indagato e gli hanno notificato l’ordinanza di arresti domiciliari, emessa il 19 giugno dal Gip di Campobasso.

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