La maxi operazione antidroga “Last dose II” messa in campo ieri mattina dai Carabinieri a Venafro ha di fatto decapitato il gruppo Spada-Casamonica operante in città: sei gli arrestati, di cui tre donne.
La tranquillità della cittadina è stata rotta dal suono delle sirene e dal roteare delle pale dell’elicottero giunto a supporto dell’azione. Poco prima dell’alba, 45 militari hanno fatto irruzione nelle abitazioni degli spacciatori dichiarandoli in arresto.
Gli arrestati. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti su ordine della Gip Michela Sapio nei confronti di Pino Spada – del ‘76 – e della moglie Anna Norma Spada – 73’ – nonché del loro figlio Giuseppe Spada – 99’ – e della consorte Eleonora Casamonica – ‘97 -; in carcere sono finiti pure Enrico Spada (detto “fighetto”) – 86’ – e la convivente Giovannina Spada (detta “puffetta”) – ‘86. In particolare, Eleonora Casamonica, a cui sono stati concessi i domiciliari poiché madre di bimbi in tenera età, risulta essere la figlia di Ferruccio Casamonica (quest’ultimo elemento di spicco del “clan Casamonica” operante a Roma, arrestato nel mese di luglio scorso nella Capitale per tentato omicidio, rapina ed estorsione).
Il procuratore capo Carlo Fucci ha parlato di «persone pericolose».
Il blitz dei Carabinieri del comando provinciale di Isernia e della Compagnia di Venafro è scattato in contemporanea tra via Maiella e via Licinio, con la copertura dell’elicottero dei Carabinieri del Raggruppamento di Pratica di Mare e l’ausilio del Nucleo cinofili di Chieti.
Da quasi un anno gli inquirenti erano sulle loro tracce e registravano tutti i movimenti e tutte le cessioni soprattutto di cocaina ma anche di hashish e marijuana: tra le centinaia di acquirenti tantissimi giovani, anche minorenni.
In particolare, a destare sospetti era stato il “trasferimento” di quattro dei sei arrestati da Venafro ad Isernia, dove nella piazzetta dei Delfini nel centro storico del capoluogo di provincia aveva fittato una casa trasformata praticamente in centrale dello spaccio. Una volta sentitisi scoperti, hanno optato per il ritorno a Venafro. I Carabinieri sono riusciti a filmare attraverso telecamere nascoste oltre 140 cessioni di dosi. Nella città diomedea, invece, le indagini sono state condotte senza ausili tecnologici ma con appostamenti e pedinamenti contiunui che hanno portato ad accertare l’attività di spaccio che avveniva a tutte le ore del giorno e della notte.
A Venafro, dove si è reso necessario forzare una porta per procedere con gli arresti, gli Spada avevano addirittura ‘blindano’ la palazzina di residenza con sistemi di videosorveglianza.
Durante le indagini coordinate dal procuratore Fucci, dirette dal sostituto Alessandro Iannitti e condotte dall’Arma è stato possibile appurare come gli Spada-Casamonica potessero contare su una rete di vigilanza continua, con “vedette” che avvisavano in caso di presenze o movimenti sospetti. Ad Isernia, gli arrestati avevano tentato di ‘radicarsi’ sul territorio mediante l’utilizzo di “galoppini”: in una occasione i Carabinieri sono riusciti a sorprendere un giovane assuntore con 60 dosi di cocaina pronte per essere rivendute.
A quattro dei sei arrestati è stata contestata anche l’aggravante articolo 80 del “Testo unico stupefacenti” (“se l’offerta o la cessione è effettuata all’interno o in prossimità di scuole di ogni ordine o grado”) in quanto il luogo di spaccio di via Maiella era in prossimità dell’Isiss “Antonio Giordano”.
Durante l’indagine, gli inquirenti si sono trovati di fronte pure ad episodi di minacce e intimidazioni nonché di violenze da parte degli spacciatori nei confronti dei “clienti” che avevano deciso di collaborare con i Carabinieri.
Come spiegato nella conferenza stampa presso la Procura di Isernia, «uno degli assuntori, dopo aver reso dichiarazioni indizianti agli inquirenti, è stato malmenato e minacciato di morte, da alcuni degli indagati, all’interno di un esercizio commerciale del centro di Isernia, al fine di fargli ritrattare le dichiarazioni. L’uomo ha trovato il coraggio di denunciare subito l’accaduto agli inquirenti».
Quando la notizia dell’operazione è diventata di pubblico dominio, diversi sono stati i commenti di soddisfazione che sono apparsi sui social network a testimonianza che, come affermato dal comandante della Compagnia dei Carabinieri, Capitano Mario Giacona, «gli arrestati sul territorio non godono di molto consenso».
Grande anche la soddisfazione da parte del procuratore capo Fucci che ha sottolineato come «il sodalizio criminale dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti costituiva una vera piaga per il Molise ed in particolare per la provincia di Isernia».
In effetti gli Spada-Casamonica gestivano due fiorenti attività di spaccio di cocaina, hashish e marijuana nel centro storico di Isernia e a Venafro.
A dare un contributo determinante all’operazione sono stati il Nucleo investigativo di Isernia e il Nucleo Operativo e Radiomobile di Venafro alle dipendenze del comandante provinciale tenente colonnello Gennaro Ventriglia. È stato inoltre accertato come nell’effettuare l’attività di spaccio, spesso, gli arrestati portavano con loro i propri figli anche in tenera età, a qualsiasi ora del giorno e della notte, per evitare i controlli.

Un Commento

  1. Annamaria Palmieri scrive:

    Altri ne devono essere presi, ma questo è un buon inizio ed è il segno che lo Stato vuole fare lo Stato. Queste ed altre forme di criminalità sopravvivono perché c’è connivenza. Ci sono tanti cittadini che sanno ma non parlano: se non volete che Campobasso ed il Molise diventino invivibili, denunciate. Solo così la mala pianta potrà essere estirpata. La storia ce lo insegna.

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