Lo ha fatto di nuovo ma stavolta, per fortuna, non è riuscito nel suo intento criminale. Era il 9 giugno 2008 quando al centralino del 112 di Bergamo era sopraggiunta una disperata richiesta di intervento: «Correte ho ucciso il mio amore».
L’uomo, Mohamed Safi, 25enne di origini tunisine, si trovava nel suo monolocale insieme alla compagna, Alessandra Mainolfi, 21enne di Bojano ma residente da diversi anni con la madre e la sorella a Pradalunga, in provincia di Bergamo. I due avevano una relazione ma l’uomo in Tunisia era sposato con un’altra donna e pare volesse recuperare il rapporto con la moglie. Quando i soccorritori hanno raggiunto l’abitazione, in via Moroni 37, si sono trovati di fronte ad una scena raccapricciante: la ragazza, agonizzante, riversa su una poltrona in un bagno di sangue. Lui, il suo amore, l’aveva colpita quattro volte al petto con un coltello da cucina a seguito di una violenta lite. Nonostante i tentativi di rianimarla, per la 21enne molisana, purtroppo, non c’era stato nulla da fare.
L’uomo, che all’epoca dei fatti era incensurato e in attesa di permesso di soggiorno, è stato condannato a 12 anni (pena inferiore di 3 anni rispetto a quella richiesta dal pm) per il reato di omicidio. Tra un anno sarebbe tornato in libertà, nel frattempo però, era recluso nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Usufruiva di un permesso lavorativo ed era impiegato all’interno di un bistrot. Pochi mesi fa ha conosciuto un’altra donna, una 43enne del posto. Lei, attraverso una ricerca sul web, era venuta a conoscenza del suo passato oscuro e, per questo, aveva deciso di porre fine alla loro relazione.
La notte tra venerdì e sabato i due si sono incontrati. L’uomo sarebbe dovuto rientrare in cella alle 2, invece ha deciso di riaccompagnare la donna a casa in tram. Durante il tragitto è scoppiata una furibonda lite culminata con l’aggressione dell’uomo. Safi, infatti, una volta scesi dal tram, ha assalito la 43enne tentando di sgozzarla con una bottiglia di vetro.
Lei è finita a terra sfregiata sotto lo sguardo attonito dei passanti che hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine. È ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Maria Vittoria di Torino, dove ha subìto un intervento al volto. «Senza sciarpa sarei morta», ha dichiarato la donna agli inquirenti. L’uomo dopo l’aggressione ha tentato la fuga ma è stato subito braccato in via Leini e tratto in arresto dalla Polizia.

 

*in foto: Alessandra Mainolfi, la vittima molisana

Un Commento

  1. Per quell’omicidio gli avevano dato 12 anni? E il pm ne aveva chiesti 15? Ma può essere che ad una ragazza uccisa con 4 coltellate al petto venga data giustizia con 12 o 15 anni di galera al suo aguzzino? ASSURDO! Troppo poco per un omicidio! La vita di un essere umano non vale nulla in questa pseudo società civile… VERGOGNA. Poi se quell’assassino fosse stato in galera, magari per scontare il carcere a vita o almeno 30 anni, sicuramente la donna 43enne non avrebbe rischiato di morire. Mi vergogno di essere nato in Italia, e non scherzo affatto.

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