Un’impiegata molisana di Poste Italiane, che l’Inps ha riconosciuto portatrice di handicap in situazione di gravità ai sensi della legge 104 dopo l’assunzione, chiede l’avvicinamento al proprio nucleo familiare. L’azienda rifiuta il trasferimento ritenendo che il diritto possa essere esercitato solo al momento dell’assunzione ed in ogni caso eccepisce l’assenza di posti vacanti nella sede prescelta.
iacovino-ok.gifAssistita dagli avvocati Iacovino e Rubino, la donna impugna il diniego davanti al Tribunale del Lavoro di Roma che ha accoglie il suo ricorso. Poste Italiane, però, propone appello. Ma i giudici di secondo grado confermano la prima sentenza e ribadiscono il diritto della dipendente affetta da handicap grave ad essere trasferita presso la sede più vicina al proprio domicilio anche nel caso in cui l’accertato stato di gravità sia sopravvenuto nel corso dell’attività lavorativa.
La Corte afferma anche che non ostano al riconoscimento di questo diritto gli accordi sindacali di mobilità nazionale poiché il diritto della lavoratrice «è previsto da una specifica norma di legge che non può certamente essere derogata o disapplicata in forza di una fonte normativa di natura contrattuale, senza violare il disposto dell’art. 12 prel.. Né tantomeno gli altri lavoratori inseriti nelle graduatorie di mobilità possono dolersi in seguito al riconoscimento giudiziale di un diritto spettante secondo legge».
Un sospiro di sollievo per l’impiegata delle Poste e per la sua famiglia.
Soddisfazione arriva anche da Ugl Comunicazioni, con il responsabile regionale del Molise Franco Battista, «per la decisione assunta a tutela della dignità umana e dei diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata che così si vede riconosciuto il suo pieno diritto all’integrazione nella famiglia, nel lavoro e nella società».

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