La sua è l’undicesima firma in calce alla mozione di sfiducia presentata da Movimento 5 stelle e Partito democratico. La fine della legislatura, che significa il capolinea per il governo Toma e il ritorno a casa di tutti i consiglieri regionali, sembra segnata. Ma in politica l’arte della diplomazia sa fare miracoli alcune volte. La spallata all’ex presidente dei commercialisti, diventato governatore del Molise per volere dei colonnelli del centrodestra locale, va a farsi benedire perché l’ex pasionaria, che aveva sottoscritto il documento insieme a Michele Iorio e Aida Romagnuolo, si fila in cambio dell’assessorato. La legislatura è salva e così pure lo scranno degli inquilini di Palazzo D’Aimmo.
L’operazione rianima maggioranza e governo, ma l’assessore Filomena Calenda, che intanto è diventata la nuova titolare di Lavoro, Welfare e Politiche per l’ immigrazione, finisce nel tritacarne. Passa in secondo piano, anzi viene del tutto ignorato anche il fatto che la sua nomina colmi un vuoto di otto anni. L’ultima donna in giunta è stata Angiolina Fusco Perrella. E correva l’anno 2013. ll dietrofront della Calenda scatena l’ira di Dio. Per lei nessuna attenuante, anche se conserva il posto di lavoro a tanti collaboratori che nell’arco di 24 ore si sarebbero ritrovati senza stipendio. Viene travolta da critiche molto feroci, politici e opinione pubblica non le fanno alcuno sconto. Troppo spregiudicata, dicono. Eppure in passato Camillo Di Pasquale soccorse Michele Iorio, mentre Paolo Frattura fu mantenuto a galla da Filippo Monaco. Senza di loro entrambi i governi sarebbero affondati.
Assessore Calenda, se al suo posto ci fosse stato un uomo, crede che sarebbero stati più teneri nei commenti?
«In realtà sin da subito ho messo in conto eventuali reazioni rispetto alla mia scelta che al di là di quanto si possa credere è stata meditata. Molto meditata. Quello che però non avevo messo in conto e che le dirò mi ha anche sorpresa, è che le critiche peggiori sono arrivate proprio dalle donne. Ecco, questo mi ha rattristata. Premesso che ogni opinione, soprattutto quelle contrarie, va rispettata penso però che quando l’opinione travalica il confine del rispetto trasformandosi in insulto o irrisione tutto questo è inaccettabile. A maggior ragione se quella condotta appartiene a quella fetta di società dalla quale invece aspettavi sostegno. Se al mio posto ci fosse stato un uomo, le cose sarebbero andate in modo molto diverso. Di questo sono certa. La storia, neanche troppo remota, ce lo insegna».
Sono trascorsi due mesi dalla ‘promozione’, certo la pandemia ha riscritto l’agenda politica e imposto nuove priorità, ma restano aperte molte vertenze. Sul tavolo dell’assessorato immagino avrà trovato numerosi dossier lasciati dal suo predecessore. C’è una questione che le sta particolarmente a cuore e per la quale sta facendo salti mortali per risolverla.
«L’agenda politica del mio assessorato come lei può immaginare è ricca di priorità. E dico: purtroppo. Perché il Paese è in affanno e il Molise pure. Ma siamo al lavoro nella valutazione di tutte le istanze. Insieme alla struttura e al presidente della Regione siamo al lavoro su tutti i fronti per arrivare a soluzioni rapide, efficienti ed efficaci per questa regione. Le questioni che mi stanno particolarmente a cuore ovviamente sono quelle relative al lavoro perché dal lavoro si sviluppano meccanismi a catena che possono fermare lo spopolamento, il degrado, l’indigenza di molte famiglie. Non è facile mi creda, ma come abbiamo fatto nelle ultime ci stiamo impegnando in lunghe interlocuzioni anche con il governo per favorire progetti (come appunto quelli inerenti i lavori di utilità diffusa) che se messi a regime possono trasformarsi in occasione di sviluppo e crescita».
Mi scusi, ma il cambio di passo nell’azione di governo che annunciava il giorno in cui ha fatto marcia indietro non si è ancora percepito. Solo un difetto di comunicazione o è troppo presto per ‘raccogliere’ visto che siamo ancora alla ‘semina’.
«Nessun difetto di comunicazione. C’è una donna pragmatica che da subito si è messa all’opera, credo che questo cambio di passo a cui lei fa cenno sia visto con pregiudizio e dunque qualunque azione, grande o piccola che sia, non viene minimamente avvertita perché a monte c’è quell’odioso preconcetto di cui ognuno di noi invece dovrebbe spogliarsi per utilizzare parametri di valutazioni oggettivi e reali. Il mio assessorato è aperto tutti. Incontro chiunque e insieme al mio interlocutore chiunque esso sia sono abituata ad individuare sin da subito eventuali soluzioni da adottare che immediatamente vengono poste all’attenzione della struttura per concretizzare il da farsi».
Più che recovery fund sembra il quarto mistero di Fatima perché nessuno sa cosa abbia candidato la Regione.
«Non è proprio così guardi. Semplicemente non si parla di aspetti che non sono ancora ottimizzati ma la Regione sta lavorando e anche alacremente».
Macroregione o difesa dell’autonomia di una terra che si spopola ogni anno e che demograficamente vale quanto un quartiere di Firenze.
«Bisogna lavorare sulla difesa di un’autonomia regionale e perché no, provare ad ottenere anche uno statuto speciale. La macroregione significherebbe il fallimento della nostra storia e francamente io lo eviterei. Abbiamo le carte per condurre il nostro destino verso i traguardi che il Molise merita».
Vuole fare ancora il sindaco di Isernia?
«Fare il sindaco di Isernia per me sarebbe un onore ma al momento no. Non ho queste intenzioni. Ci sono altri colleghi sul trampolino di lancio ed è giusto che si lavori a sostenere una squadra che ha idee chiare e programmi importanti per la crescita del capoluogo di provincia».
Come sono i suoi rapporti oggi con Aida Romagnuolo.
«Professionali».
Donna, madre, da anni impegnata nel sociale, rappresentante della Lega di Matteo Salvini prima, ora nel gruppo Misto. Cosa ne pensa del Ddl Zan?
«Credo che a volte certe leggi alimentino differenze e discriminazioni. È necessario un cambiamento culturale rispetto a temi importanti come è quello dell’omotransfobia. È scoraggiante sapere di essere costretti ad adottare una legge perché questa insegni (o addirittura intimi) a rispettare l’altro, chiunque questo sia».

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