La Lega non perde pezzi. I governisti del Carroccio se ne stanno buoni. Tutti d’accordo con Salvini: la fine della legislatura è colpa dei 5 stelle e anche del Pd. Non importa se poi a dare la spallata a Draghi sia stato proprio il centrodestra di governo. Ma questo non significa che le prossime elezioni saranno una passeggiata per il capitano che nelle ultime amministrative si è visto sorpassare da Giorgia Meloni anche nelle roccaforti leghiste del Veneto.
Marone, in Molise la Lega è pronta ad una campagna elettorale balneare?
«Per la prima volta si va a votare in autunno, praticamente siamo già in campagna elettorale. Il segretario Salvini ci ha convocato per i prossimi giorni, staremo a sentire quali sono i programmi di questa campagna elettorale difficile…».
… e aggiungerei lampo. Alle urne il 25 settembre, praticamente fra due mesi. Facile che i candidati li scelga Roma.
«Non credo, anche se a priori non si può escludere nulla perché pure le proposte del territorio le deve vagliare la segreteria federale. C’è un lavoro di squadra. Nella Lega si ascolta il territorio, le decisioni vengono condivise e concertate».
Il segretario regionale della Lega sarà candidato alle politiche?
«Non glielo so dire, perché anche questo rientra nelle scelte della segreteria federale. In genere ai segretari regionali viene chiesta la disponibilità, una richiesta che però al momento non c’è stata. Vedremo».
Potrebbe terminare in anticipo anche la legislatura regionale? In questi giorni si parla di una mozione di sfiducia al governatore su iniziativa proprio di alcuni esponenti di centrodestra.
«La maggioranza che esiste ancora in Regione sicuramente è appesa a un filo, ma non da oggi. Ma molto sommessamente credo si arriverà alla fine della legislatura, sia pure con tutte le criticità e le mozioni di sfiducia».
Sicuramente a dare una forte spinta alla crisi sono stati i sondaggi che danno il centrodestra in vantaggio. Ma gli stessi sondaggi dicono pure che la maggior parte degli italiani, uno su tre, non voleva il voto anticipato.
«Un terzo degli italiani, e forse più, si è allontanato dalla politica e disaffezionato all’esercizio del proprio diritto-dovere di voto, e questo per una serie di ragioni compresa l’inadeguatezza di una classe dirigente che ricopre ruoli chiave sia a livello centrale sia negli enti locali. Precisato questo, dico che è nelle intenzioni del centrodestra, unito e compatto, tornare ad interessare proprio quei cittadini che si sono allontanati con argomenti e proposte su problematiche attuali che affliggono la nostra popolazione, come lavoro, salute e tasse. In Molise per esempio abbiamo un grande problema che è quello della sanità. Ma se non si trova una chiave, a livello centrale, per chiedere al governo di farci uscire dal commissariamento, la nostra Regione sarà sempre il fanalino di coda. Anche la Calabria è stata oggetto di un provvedimento straordinario ad hoc, mentre noi siamo costretti a fare i cosiddetti viaggi della speranza. Sarà quindi necessario che il governo si renda conto che il Molise è una delle 20 regioni d’Italia a cui va garantito il diritto alla salute così come succede ai lombardi, ai veneti e così via».
E lei crede che un governo di centrodestra riuscirà a fare quello che non ha fatto un governo di unità nazionale?
«Forse il governo di unità nazionale non è stato sollecitato da chi di dovere a prendere in mano la questione. Penso ci siano grosse responsabilità a livello locale. Tutto cammina sulle gambe degli uomini, è l’uomo che deve prendere in mano la situazione, anche a costo di tirare la giacchetta del presidente di turno, restituendo così ai molisani la garanzia del diritto alle cure, al di là delle appartenenze politiche. Con un nuovo vertice cercheremo di rappresentare questa situazione molisana e cercheremo di risolverla».
C’è comunque la preoccupazione generale e diffusa che il Paese resterà bloccato per diversi mesi. Una fine un po’ più ordinata della legislatura forse non avrebbe aggiunto ulteriori difficoltà a un periodo già gravato da emergenze molto serie.
«La Lega ha cercato fino all’ultimo una soluzione diversa dal voto anticipato anche con la proposta di una nuova maggioranza di governo, che però non è stata condivisa dal presidente Draghi ed, evidentemente, neanche dal Pd e da quel che rimane dei 5 stelle. Ma la situazione è precipitata pure perché il premier non ha condiviso le nostre proposte per risolvere tutte quelle criticità che affliggono i cittadini e che Draghi non riteneva urgenti. E poi vede, tutti sono necessari ma nessuno è indispensabile. Certo Draghi ha una autorevolezza internazionale e nazionale insuperabile, pero è anche vero che oggi gli italiani sono stanchi di essere governati dai tecnici. Mercoledì al Senato c’è stato l’epilogo naturale di un processo che covava da tempo. E mi faccia dire anche un’altra cosa: molto del lavoro è stato svolto e che si perdano i fondi del Pnrr è un falso problema. Come ha ricordato lo stesso Draghi nel suo discorso a Palazzo Madama, gli obiettivi lui li ha raggiunti, ha quindi portato a conclusione la programmazione. Adesso c’è una tranche di 19 miliardi di euro che dev’essere erogata dall’Unione europea. Modalità che potrà essere gestita anche da un governo in carica solo per gli affari correnti».
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