Inutile negarlo. Se c’è un vincitore in questa partita che ha portato al capolinea il governo dell’ex presidente della Bce e alla fine anticipata della legislatura sicuramente è la leader di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni potrebbe essere la prima premier donna nella storia repubblicana se le urne confermeranno le intenzioni di voto degli italiani. Fratelli d’Italia vola nei sondaggi: il partito dell’ex ministra della Gioventù del governo Berlusconi viene dato tra il 23 e il 25%. Perciò al tavolo degli alleati sarà sicuramente lei a dare le carte.
Di Sandro, la linea tracciata da FdI ha prevalso.
«Abbiamo chiesto di ridare voce al popolo perché questo esecutivo ormai dimissionario era litigioso e pieno di contraddizioni. Vede, non si è messo minimamente in discussione la figura di Draghi, ma la tipologia di coalizione formata da Pd, 5 stelle, Lega, Forza Italia che, con i loro veti incrociati, hanno prodotto ritardi e malessere generale.
Tra il danno che potevano continuare a fare quei signori all’interno del governo, perché ormai pensavano solo a proteggere la loro poltrona, e il danno di tornare alle elezioni anche se in un periodo un po’ particolare, abbiamo spinto per la seconda opzione perché decisamente meno dannosa, anzi. Se si fanno le cose velocemente già nel mese di ottobre ci sarà un nuovo esecutivo e quindi si potrà approvare la finanziaria e dare risposte ai cittadini».
Direi però che adesso comincia il bello. I tempi sono strettissimi per assegnare i posti nei collegi uninominali.
«Bisogna andare all’essenziale, meno chiacchiere e più fatti. Io però sono abbastanza ottimista».
Con il taglio dei parlamentari il Molise potrebbe fare gola a molti big nazionali.
«In politica tutto è possibile ma mi creda, questo non riguarderà Fratelli d’Italia».
Conferma la sua disponibilità per una candidatura al Parlamento?
«Questo l’ho sempre detto e non lo nego ora. Ho aspettative in questa direzione ma naturalmente decide solo e soltanto il partito. Sono dunque a disposizione di Fratelli d’Italia».
Non c’è più un centrodestra di governo. La crisi ricompatta la coalizione a livello nazionale. Ci saranno ricadute positive anche sul centrodestra regionale?
«Più che ricompattati direi che hanno la stessa finalità. Fino a ieri c’erano quattro partiti di centrodestra, tre dei quali (Udc, Lega e Forza Italia) partecipavano al governo di unità nazionale, mentre Fratelli d’Italia stava all’opposizione. Oggi hanno lo stesso interesse comune che è legato alle elezioni che si terranno in anticipo per le dimissioni di Draghi, direi che hanno ritrovato la stessa finalità.
È ovvio che più si è compatti a livello nazionale più si deve fare uno sforzo anche a livello regionale per trovare una unità d’intenti sulle persone ma anche sulle cose da fare. Noi coordinatori ci stiamo lavorando a ricompattare questo centrodestra che non brilla certo per compattezza soprattutto nei rapporti tra i partiti e il governo regionale. Speriamo che le elezioni politiche possano aiutare, noi ce la metteremo tutta».
Sbaglio o la sua posizione si è ammorbidita nei confronti della governo regionale?
«Non capisco, mi faccia una domanda precisa».
Mettiamola così: Fratelli d’Italia oggi voterebbe una mozione di sfiducia a Toma?
«Non credo sia il momento di presentare una mozione di sfiducia. Adesso è il momento di ragionare bene e lavorare per l’unità. E poi è noto a tutti che a livello regionale ci sono due posizioni differenziate: una di Pallante, filogovernativo e appiattito sulle posizioni di Toma che in autonomia ha deciso di seguire quel percorso; l’altra dei consiglieri Iorio e Romagnuolo che in qualche modo seguono anche la linea del coordinamento regionale da sempre critico nei confronti dell’attuale governatore. Questo però non ci impedisce di lavorare per cercare di smussare gli angoli, trovare una intesa, una unità d’intenti, un nuovo programma e una nuova squadra. Noi di Fratelli d’Italia ce la metteremo tutte insiemi agli alleati».
alessandra longano

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