Enrico Letta vuole «candidati con gli occhi di tigre» alle politiche del 25 settembre. Il segretario regionale dem Vittorino Facciolla mobilita invece tutti i quadri di vertice del partito. «Tutti devono dare la propria disponibilità alla corsa per Camera e Senato», ha detto ieri sera alla direzione riunita per preparare le elezioni. Sancito, così, ufficialmente il divorzio dai 5 stelle di Conte: alle urne separati. Anche se nelle intenzioni dell’ex vicepresidente della giunta regionale non dovrà essere un divorzio. Conta di recuperare la separazione alle regionali. Ci crede ancora. «Possiamo chiudere un accordo programmatico, se c’è intesa sulle cose da realizzare in Molise. Inoltre, per le regionali la legge elettorale è diversa, maggioritaria», ha spiegato a chi gli ha chiesto “ ma perché?”. Non sarà facile presentarsi ai molisani a braccetto fra qualche mese e dopo essersi duramente scontrati alle urne di fine estate. «Queste sono elezioni politiche, ma poi parleremo di programmi e non di altro», ha insistito Facciolla. Ma poi ha chiuso l’argomento. Ora il tavolo per le regionali, che lui stesso aveva avviato coinvolgendo davvero tutto il campo largo, da Azione e Iv alla sinistra passando per M5s, è sospeso.
Adesso si pensa a una battaglia che il Pd ritiene fondamentale per i destini dell’Italia. La partita, ha ribadito l segretario in scia con il leader nazionale, è «fra l’europeismo, l’atlantismo, la transizione ecologica e digitale del Paese e il sovranismo, il nazionalismo. La scelta è fra il futuro e la paura».
Quindi, in campo con le forze migliori: questo è l’assunto di base che poi dovrà adattarsi necessariamente al ‘campo’, più o meno largo che sia. Ad oggi non si sa ancora in quanti, fra i centristi e le forze della sinistra, si presenteranno con la coalizione dei “Democratici e Progressisti” come l’ha già chiamata Letta. Per individuare i suoi uomini (e donne), i dem puntano a fare da soli. «L’obiettivo è non avere interferenze da Roma, quindi dobbiamo arrivare a comporre la squadra con un accordo chiaro e forte in direzione», ha spiegato. Tra le righe, lui è pronto a scendere in campo (usare oggi la metafora berlusconiana per un esponente del Pd non è più una bestemmia come qualche anno fa). E quindi la capogruppo Micaela Fanelli non può sottrarsi. Non è un sacrificio pieno, intendiamoci. Ma i sondaggi danno in forte vantaggio il centrodestra in Molise. Cinque anni fa, sotto la valanga pentastellata, i dem presero alla Camera il 15,2%.
È chiaro che la classe dirigente di via Ferrari ambisce a migliorare. Ci vogliono quindi «candidati con gli occhi di tigre», per dirla con Letta. Una citazione ormai abituale che arriva dalla terza puntata della saga cinematografica di Rocky Balboa. Apollo Creed, prima antagonista e poi allenatore del pugile interpretato da Sylvester Stallone, lo motiva così in un momento di crisi: «La verità è che tu non eri arrabbiato. Quando combattevamo noi due tu avevi gli occhi di una tigre, eri feroce, e devi farteli tornare quegli occhi».


Candidati affamati, per dirla con altro vocabolario. E possibilmente in grado di centrare almeno un seggio dei quattro a disposizione. Perché altrimenti il secondo pranzo, che sarà servito in primavera per le regionali, rischia di restare indigesto.
r.i.

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