Non solo impugnata, la legge regionale del Molise sulla riorganizzazione degli ospedali è stata fatta a pezzi dal governo nazionale. L’istruttoria preparata dall’ufficio legislativo del ministero della Salute e proposta al Cdm di giovedì dalla titolare degli Affari regionali Gelmini ne sollecita l’abrogazione, pena l’esercizio dei poteri sostitutivi (con il commissariamento del Consiglio nella sua funzione primaria, cioè quella legislativa), e la sospensione degli effetti perché rappresenta il rischio di un «pregiudizio irreparabile». È il pugno duro dello Stato centrale che difende l’equilibrio di bilancio, certo. Ma che la Regione è esautorata dal potere normativo in virtù del commissario lo si sapeva quando è stata votato in Aula il ddl voluto dall’ex presidente Iorio e che prevede un Dea di II livello a Campobasso e, fra le altre cose, il ripristino del primo soccorso a Larino e Venafro.
Il giorno dopo la decisione del governo Draghi, il presidente commissario preferisce non entrare nel merito e nei dettagli. Attende di capire quali provvedimenti ulteriori prenderà Roma, lui stesso aveva chiesto già al Consiglio di cancellare la norma. «Però c’è una cosa che non posso tacere: è talmente grave ciò che è successo che bisognerebbe riflettere seriamente sulla capacità e l’idoneità a guidare questa regione nel futuro da parte di chi si sente già rappresentante in pectore di questa comunità». Non lo nomina, ma è chiaro che la stoccata è diretta a Iorio, che ha declinato perfino le offerte di candidatura alle politiche perché punta alla corsa per la carica di governatore.
Indirettamente, Iorio gli risponde. Ma non sulla legge impugnata. L’ex presidente contesta la delibera di giunta che ha istituito la struttura di supporto al commissario della sanità, che era stata chiesta per esempio da Giustini. «Se con gli altri commissari Toma ha sempre ritenuto di essere impossibilitato ad accontentare le richieste, cosa è cambiato rispetto ad oggi? Al di là del fatto che mentre prima i commissari erano altri e oggi è lui, non pare ci siano norme di legge che prevedano la possibilità di dare in prestito il personale a strutture estranee alla Regione, pagando con i fondi della stessa Regione». Ha presentato un’interrogazione in merito: senza la copertura di una legge del Consiglio, la delibera potrebbe integrare, denuncia Iorio, «ipotesi di abuso di potere e danno erariale».
A proposito delle regionali 2023, lunedì Toma ne ha parlato con il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani. Anche le elezioni del 25 settembre, ammette il capo di Palazzo Vitale, sono state oggetto del colloquio. Se agli azzurri toccasse il seggio uninominale del Senato, ha osservato Toma nell’incontro, sarebbe utile valutare chi può rappresentare al meglio il territorio. E il suo nome avrebbe potuto essere preso in considerazione anche perché dal sondaggio governance poll di Noto per il Sole 24 Ore è emerso, «che il 35% dei molisani mi rivoterebbe». Ma questa non è la sua partita, Toma lo ribadisce. Al fianco e a disposizione del centrodestra, lui però punta a capitalizzare il lavoro di questi anni e a continuarlo.
Sul punto Tajani cosa ha gli ha detto? «Ha ribadito: il presidente della Regione sei tu e non ci sono motivi per cui tu non ti ricandidi», racconta a Primo Piano il governatore. Tradotto: se la presidenza del Molise sarà confermata a Forza Italia, fra gli alleati di centrodestra, non ci sono ostacoli alla riproposizione dell’uscente. “Per ora” non ce ne sono? È comunque una bomba che piomba sul centrodestra alle prese con un incastro non facile sui nomi per le politiche, incastro avvolto da uno strano silenzio.
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