Se Atene (Letta e il campo largo) piange, Sparta (il centrodestra) non ride. Sono i moderati a spingere ancora per avere rappresentanza. La scelta di Calenda e la possibilità concreta che Azione dia vita al Terzo polo (che per i sondaggisti vale almeno il 10%) hanno ridato fiato alle rivendicazioni dei centristi che hanno scelto di stare con Meloni, Salvini e Berlusconi e che ora ribadiscono l’avvertimento: se la coalizione non dà agli elettori un riferimento certo al centro, si mette a rischio una vittoria sicura. Il presidente del Consiglio regionale del Molise Salvatore Micone, esponente dell’Udc e in lizza per una candidatura al Senato, la chiama «quota di rispetto» confermando che la trattativa sul punto è nel vivo e che i moderati condurranno la battaglia fino in fondo. Sulla stessa linea d’onda, le richieste dei Popolari per l’Italia che nel proporzionale sarà insieme a Noi con l’Italia e alle altre sigle che costituiranno il secondo gruppo moderato presente sulla scheda per il centrodestra (oltre a Udc-Coraggio Italia).
L’intesa sui collegi, data per raggiunta due settimane fa, di fatto non c’è ancora. Il taglio del numero dei parlamentari crea difficoltà soprattutto a Lega e Forza Italia che non hanno la possibilità di piazzare tutti gli uscenti (o la maggior parte) su caselle blindate o sicure.
Inoltre, a complicare il rebus sono le mosse dei centristi con le nuove mini alleanze raggiunte da Cesa-Brugnaro e Toti-Lupi. Per questo, fonti accreditate assicurano che anche questa settimana non ci sarà l’incontro al vertice del centrodestra: Berlusconi, Meloni e Salvini per ora non hanno in agenda un loro meeting, a meno di accelerazioni impreviste, soprattutto sulla ripartizione dei collegi.
Resta aperta la vicenda Fi-Udc. Dopo l’accordo con Brugnaro da parte di Cesa, il partito di Berlusconi nicchia sui seggi da cedere ai centristi, che hanno promesso battaglia, chiedendo «un riconoscimento adeguato», su cui la trattativa è aperta.
La partita coinvolge in pieno anche il Molise e accentua le divisioni e le frizioni presenti principalmente in Fratelli d’Italia (con il dualismo fra il coordinatore Di Sandro e l’assessore regionale Pallante) e Forza Italia, dove le acque si sono solo formalmente calmate dopo il vertice con Tajani da cui era stato escluso il governatore Toma e il successivo vis a vis fra i due. Nel primo incontro, la delegazione molisana degli azzurri (con l’eurodeputato Patriciello) ha chiesto l’uninominale Camera per la deputata Tartaglione (che è coordinatrice di Fi) e i regionali hanno dato la disponibilità alla candidatura nel proporzionale. Nel secondo, ha riferito lo stesso governatore a Primo Piano, Tajani ha rassicurato Toma per le regionali: non ci sono motivi per non ricandidarti, la frase riportata dal presidente della giunta.
Il maggioritario del Senato dovrebbe essere appannaggio di Fdi con Filoteo Di Sandro. Ma anche Quintino Pallante è considerato in pole per la corsa al Parlamento (proporzionale Senato o Camera). Nei giorni scorsi, poi, è venuto fuori il nome dell’ex assessore Rosario De Matteis in quota a Forza Italia (in quel caso però salterebbe Tartaglione).
Non è escluso, e nelle ultime ore il sospetto si fa più forte, che nei due uninominali del Molise vengano catapultati candidati forestieri, che ‘devono’ essere eletti. Ieri circolava l’ipotesi dell’ex ministro Maurizio Lupi. Sarebbe una beffa per i centristi locali che chiedono un collegio. «Noi – spiega Micone riferendosi all’Udc – abbiamo dato la disponibilità a correre con il nostro simbolo e questo porterà alla coalizione sul proporzionale candidati e consensi. Ma non vogliamo fare solo i donatori di sangue. Credo che sia giusto riconoscere ai moderati una quota di rispetto nel maggioritario».
ritai

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.