Se non avesse la residenza a Bergamo ma nel suo Molise, Antonio Di Pietro sceglierebbe Rossella Gianfagna, candidata al Senato per il centrosinistra. L’ex ministro rompe il silenzio dopo due anni senza interviste. E arriva l’endorsement per la preside campobassana.
Di Pietro commenta all’Ansa la campagna elettorale in corso per le politiche: «Credo che manchi la concretezza. Mi auguro che chi andrà in Parlamento abbia le competenze necessarie per capire quello che fa e quello che è prioritario e più utile per il Paese. In questo senso io andrò a votare e, come ho sempre fatto, non baderò ai simboli ma alle persone. Mi lascerò convincere dai curriculum di chi si candida a rappresentarci piuttosto che dalle bandiere di partito».
Aggiunge poi: «Se la maggioranza degli italiani vorrà essere governata da un governo di centrodestra, anche guidato da Meloni, io la valuterò per quello che saprà fare e non per tutte le critiche pregiudiziali che si fanno solo perché si ha paura che vincerà. Vengo da una cultura popolare, repubblicana, europea. Quando ero al Parlamento europeo facevo parte di quella realtà politica e a quella resto fedele: non voterò la destra, ma non la criminalizzo a priori, come pregiudizio».
Quanto al Molise, «se dovessi votare nella mia regione non ho difficoltà a dire che non guarderei in alcun modo i simboli dei partiti perché in ogni partito ci sono persone che mi convincono e persone che non mi convincono. Mi convince Rossella Gianfagna – spiega – perché la conosco personalmente e perché, oggi come oggi, l’istruzione e lo studio devono essere messi tra le priorità del nostro Paese e in particolare del nostro Molise e poi perché è una persona con le mani pulite e la testa aperta. Ho fatto due volte il ministro e credo che tutti possano testimoniare che in ogni attività istituzionale ho sempre messo il Molise al primo posto. Questo, per un motivo molto semplice: perché sono di casa. Io non ero in Molise solo nei 20 giorni delle elezioni. Per questo mi auguro che i molisani possano votare una persona che sia di casa e che dimostri di essere competente a fare quello che deve fare un parlamentare. Deve essere una persona che conosce il territorio e le esigenze locali. Al Molise, che tra l’altro è una realtà molto piccola, ci può pensare solo chi ci vive e ci ha vissuto. Chi viene da fuori, il giorno dopo, quando va in Parlamento, se ne dimentica».
Sul tema dei candidati “paracadutati” da altre regioni l’ex pm conclude: «Questa legge elettorale è malfatta, ma pur sapendo che non è fatta bene i partiti ne approfittano. Personalmente sono convinto che mettere una persona in un posto per farla eleggere e non per essere al servizio di quel territorio negli anni successivi sia un errore che nuoce all’interesse della cittadinanza».
Infine, Di Pietro esclude un suo ritorno in politica. «Io ho fatto una scelta. C’è un tempo per ogni cosa e bisogna avere rispetto per il tempo che passa e per le esigenze del Paese. Il mio tempo l’ho vissuto e oggi è il momento che le nuove generazioni affrontino i nuovi problemi. Credo di aver fatto il mio dovere – prosegue – nelle diverse funzioni e nei diversi ruoli che ho svolto. Posso avere sbagliato, ma sbagliano tutti quelli che fanno qualcosa, non sbagliano solo quelli che dicono male degli altri senza fare. Io ritengo di aver fatto qualcosa di cui sono orgoglioso e che rifarei, come magistrato, come poliziotto, come politico, come ministro». Il futuro? «In questo momento mi sto accingendo a fare la vendemmia, poi raccoglierò le olive e mi preparerò a un evento importante che avrò tra qualche mese, il matrimonio di mio figlio. Non mi pare siano cose da poco».

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