«Il Molise ci è entrato nel cuore, con le sue eccellenze e la sua gente meravigliosa. Noi rappresentiamo l’ultima occasione che questa comunità ha a disposizione per uscire dall’isolamento». Lorenzo Cesa e Claudio Lotito tracciano il bilancio della campagna elettorale a due giorni dal termine. Due giorni che saranno dedicati ancora a incontri sul territorio.
Poi il voto e… «dal 27 comincia il tour de force per dare risposte serie a questa regione», chiosa il presidente della Lazio. Convinto che il Molise li sceglierà come deputato e senatore. «Con le nostre competenze e la nostra capacità di interlocuzione vogliamo aprire le porte dei Ministeri alle esigenze di questa terra», aggiunge il leader Udc a smorzare l’assertività dell’amico, «ci conosciamo da 42 anni». I 5s promettevano di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, loro le porte dei Ministeri al Molise. Ci si può fidare? «Quelli? Hanno aperto solo ‘e scatolette de tonno…», taglia corto Lotito.
L’incontro al Don Guglielmo lo apre Cesa, dopo aver atteso un bel po’. Una call conference con il Cda sta durando più del previsto e Lotito non riesce a raggiungere subito la sala. Ma il viaggio in Molise lo hanno fatto insieme, il resoconto è comune. «Una campagna complessa ma a me è piaciuta moltissimo. Come nella tradizione democristiana, io parlo con tutti, con le persone comuni soprattutto. Abbiamo ascoltato amministratori, coi quali se sarò eletto dialogherò in maniera costante a prescindere dallo schieramento politico, associazioni di categoria, quelle di volontariato che operano in maniera encomiabile a favore di chi, e sono sempre di più, è povero e non ce la fa. Queste associazioni vanno supportate. Abbiamo poi ascoltato gli operatori sanitari e gli utenti, non c’è persona che incontriamo che non ci segnali l’emergenza sanità. E, ancora, imprenditori, mondo della scuola, mondo ecclesiastico». I problemi sono chiari: sanità, gap infrastrutturale, dissesto idrogeologico. Cesa ribadisce che, se eletto, promuoverà un provvedimento ad hoc per il Molise con le soluzioni per le criticità più urgenti. Non una legge per il Molise a Statuto speciale. I tempi, spiega Lotito poi ai cronisti, sarebbero lunghissimi. «E il Molise ha bisogno di risposte concrete e rapide». Una norma che però contenga misure anche economiche per combattere lo spopolamento. Perché è chiaro che se per raggiungere il Molise ci vuole un’impresa, se non ci sono le vie anche digitali adeguate alle esigenze del tessuto produttivo, se non ci sono servizi sanitari idonei, i giovani (e non solo) se ne vanno.
L’intenzione, assicurano i candidati del centrodestra nei collegi uninominali del Molise, è di mantenere un confronto permanente, una cabina di regia, con il territorio. Per la sanità, ripete Lotito, non bastano i 600 milioni dell’attuale fondo di dotazione, servono 1,3 miliardi, «ho fatto fare uno studio». E poi bisogna eliminare il commissariamento. Idee chiare, garantisce, anche per interventi mirati nelle aree interne. «Quando mi è stato proposto di correre in Molise ho passato quattro giorni in montagna per decidere cosa fare. Io sono stato fortunato nella vita, ho potuto esprimere le mie potenzialità e raggiungere risultati, tanti non hanno avuto questa opportunità. Ritengo quindi di dover restituire qualcosa alla collettività». È la risposta del patron della Lazio a chi gli chiede: ma chi glielo ha fatto fare? «È stata una scelta di vita, che mi appaga perché da questa campagna elettorale esco arricchito, dalle eccellenze del Molise e dalla sua gente fantastica, rara. Qui ci sono valori d’altri tempi, che rappresentano la ricchezza del nostro Paese». Diventare parlamentare non cambierebbe la sua vita, «l’ha cambiata a qualcun altro». E ancora: «Dicevano che io e Lorenzo siamo stranieri, ma perché i locali fino ad ora che hanno fatto? Noi non abbiamo la bacchetta magica ma forte determinazione, conoscenza dei problemi, capacità di interlocuzione e volontà ferrea di riscattare il Molise. E il 27 inizia il vero tour de force…».
r.i.

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