Nulla di nuovo sotto il sole tiepido di questo inizio d’anno. A 4 mesi dalle regionali ognuno si muove autonomamente cercando un po’ di visibilità e anticipando, per quanto possibile, la mossa dell’avversario per non perdere terreno.
«Dopo le politiche non ci sono stati più incontri né se ne prevedono» conferma Filoteo Di Sandro, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, che a giorni riunirà l’esecutivo del suo partito per discutere dell’organizzazione interna in vista del coordinamento fissato il 23 gennaio.
Di Sandro, a questo punto possiamo dire che è caduto nel vuoto l’appello fatto dall’eurodeputato Patriciello ai vertice romani e locali del centrodestra?
«Era una lettera indirizzata ai vertici nazionali, che però sono impegnati in queste settimane con la presentazione delle liste in Lazio e Lombardia, e per conoscenza anche a noi regionali. Ha fatto bene l’onorevole Patriciello a fare l’appello, a distanza di pochi mesi dalle regionali è opportuno capire almeno la casella del presidente da chi dev’essere occupata. Perché questo è il punto di partenza di ogni ragionamento. E naturalmente compete ai partiti nazionali così come è accaduto per il Lazio, la Lombardia e prima ancora la Sicilia».
Di nuovo scelte calate dall’alto come alle politiche?
«Non direi, definita la casella del presidente sarà ascoltato il territorio. Noi di Fratelli d’Italia, per esempio, abbiamo già rivendicato a Roma il vertice della Regione nella riunione con l’onorevole Donzelli che è il responsabile dell’organizzazione nazionale di Fratelli d’Italia, dicendo che abbiamo tutte le carte in regola affinché ci sia assegnata quella casella».
Che però toccherebbe a Forza Italia.
«Non è detto, l’assegnazione agli azzurri non è né automatica né scontata. Prendiamo quello che è successo in Sicilia, una grande regione governata dal presidente Musumeci, in quota a Fratelli d’Italia, che Forza Italia ha rimosso per poi piazzare un suo candidato».
Lei crede che la storia possa ripetersi anche in Molise con una ricandidatura di Toma (Forza Italia) sulla quale FdI e Lega hanno già posto il veto in passato?
«Per il momento non possiamo esprimere giudizi sui papabili perché non sappiamo ancora a chi sarà assegnata la casella. Semmai sarà Forza Italia che dovrà portare il nome dell’uscente al tavolo e solo in quella occasione esprimeremo un parere su di lui. Ad oggi questa ricandidatura non c’è».
Sembra però esserci nell’aria una gran voglia di centro. Teme fughe di massa dalla coalizione?
«Questo è un sogno che torna alla ribalta ogni 5 anni. Per quanto ci riguarda noi dobbiamo rispecchiare lo scacchiere nazionale formato da FdI, FI, Lega e Unione di centro. Oltre ad essere favorevoli a ripetere lo stessa schema siamo anche obbligati a proporre un centrodestra con una guida politica forte ed esperta».
Agli elettori chiederete quindi continuità per la Regione dove oggi il centrodestra già governa.
«Il centrodestra che ha vinto le elezioni 5 anni fa non esiste più. In questi anni è sparito perché è rimasta solo la maggioranza del presidente. Quella politica è un’altra cosa. Ecco diciamo che Toma ha dato un taglio personale al suo mandato, non politico. Si tratta dunque di cambiare metodo, di correggerlo».
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