Per la nomina del nucleo di valutazione degli investimenti pubblici, che nel 2016 vide l’esclusione di Sonia Carriero, l’ex presidente della Regione Paolo Frattura e i due assessori dell’epoca Pierpaolo Nagni e Carlo Veneziale sono stati ritenuti responsabili di abuso d’ufficio. Il gup Roberta D’Onofrio li ha condannati a otto mesi con interdizione dai pubblici uffici.
Il nucleo nominato dall’amministrazione Frattura nel 2016 era composto da sole donne: Marilina Di Domenico, Valentina Tagliaferri e Lucia Murgolo. Proprio quest’ultima, avvocatessa foggiana, finì all’epoca nel mirino di polemiche e denunce.
Carriero, che dell’organismo aveva già fatto parte e aveva partecipato alla selezione, si rivolse al Giudice del Lavoro che sancì l’illegittimità della sua estromissione. La sentenza passò in giudicato e lei denunciò tutto anche alla magistratura penale ritenendo che ci fossero anche dei profili di abuso. Un’epopea giudiziaria che va avanti dal 2016 a colpi di richieste di archiviazione e opposizioni su numerosi aspetti e ipotesi di reato.
Per l’abuso si è giunti davanti al gup e a una prima sentenza di colpevolezza. «Una figura ultra titolata a svolgere un incarico, peraltro delicato, viene sopravanzata da altri con un provvedimento immotivato, in violazione delle norme che impongono che tutti i provvedimenti siano motivati – rimarca l’avvocato Massimo Romano che ha difeso la Carriero insieme a Pino Ruta – Probabilmente perché se la giunta avesse dovuto fare una comparazione, dai curricula, sarebbe stata scelta una figura non gradita, ovvero non sarebbe stata scelta la figura gradita. E qui si apre, a nostro giudizio, uno spaccato che potrebbe costituire la punta di un iceberg. Di queste storie – ricorda Romano – parlò la trasmissione Report nel 2014, già allora era abbastanza chiaro qual era l’assetto dei rapporti in campo e Report lo tracciò in maniera molto analitica. Potrebbe essere una rilettura utile quel servizio. Tornando a un profilo più istituzionale, noi siamo molto contenti perché la dottoressa Carriero ha subito anche una forma di isolamento, ma ha mantenuto tenacia nell’andare fino in fondo. Quindi esprimiamo apprezzamento e soddisfazione per questo esito. Probabilmente è un caso di scuola di come talvolta la politica anziché premiare i più meritevoli premia invece delle figure sulla base di altri tipi di valutazioni». Per un commento più compiuto, conclude Romano, «aspettiamo le motivazioni. Però possiamo già dire che i fatti erano talmente evidenti nella loro illegittimità che sarebbe stato auspicabile che si pervenisse a un accertamento anche in tempi diversi. Una giustizia che arriva a distanza di sette anni, peraltro questo è solo il primo grado, non è proprio garanzia di efficacia».
Per una vicenda analoga – controbatte il legale dei tre imputati condannati, Mariano Prencipe – il governatore della Lombardia Fontana è stato assolto. «In questa vicenda – aggiunge – le denunce sono state numerose, per ipotesi di reato molto più gravi. Sono state tutte archiviate. Era rimasto in piedi l’abuso per un provvedimento non motivato. Noi abbiamo chiesto il rito abbreviato anche se la prescrizione non è lontana. Questo perché siamo convinti dell’assoluta innocenza di Frattura, Nagni e Veneziale. Naturalmente rispettiamo questa sentenza, come abbiamo rispettato centinaia di proscioglimenti pronunciati nei confronti dell’amministrazione Frattura. A fronte di centinaia di denunce, questa è la prima decisione che dice che l’ex presidente avrebbe sbagliato», conclude confermando che sarà proposto appello.
All’epoca della delibera incriminata, vicepresidente della giunta era Vittorino Facciolla, che ha scelto invece il rito ordinario. Il processo inizierà a metà marzo.
ppm

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