Una riunione di giunta, poi un confronto con i capigruppo interessati dallo tsunami che si è abbattuto sul Consiglio regionale con le pronunce della Cassazione sul diritto di Antonio Tedeschi e Filoteo Di Sandro di sedere fra i banchi di Palazzo D’Aimmo, vale a dire Andrea Di Lucente (Popolari per l’Italia) e Quintino Pallante (Fratelli d’Italia). Infine, la decisione di posticipare qualsiasi atto o provvedimento al termine di una riflessione per la quale il governatore Donato Toma si è dato due giorni di tempo: oggi e domani.
Lunedì potrebbe accadere di tutto: dimissioni degli assessori Niro e Pallante (che tornerebbero semplici consiglieri precludendo il reingresso in via IV Novembre a Tedeschi e Di Sandro) o revoca dell’incarico per loro due da parte del presidente della giunta (con le stesse conseguenze). Ma anche azzeramento di tutto l’esecutivo. Addirittura ieri alcune voci paventavano un passo indietro dello stesso Toma.
Cosa accadrebbe se quest’ultima ipotesi si avverasse? In base all’articolo 36 dello Statuto della Regione resterebbero in carica, «per l’ordinaria amministrazione e per gli atti urgenti ed indifferibili, sino alla proclamazione del nuovo presidente» lo stesso Toma e l’esecutivo.
In ogni caso, si tratta di decisioni impegnative e impattanti, anche perché inciderebbero sul destino di una coalizione chiamata a definire a breve il quadro delle candidature e della leadership in vista delle elezioni del 25 e 26 giugno.
L’esponente dei Popolari e il coordinatore di Fratelli d’Italia hanno dalla loro un verdetto inappellabile: da quando Niro e Pallante sono assessori hanno diritto a sostituirli perché la surroga poteva sì essere abrogata ma a partire dalla prossima legislatura. Non è automatico, però, che adesso Palazzo D’Aimmo debba pagare loro tutte le indennità fin qui “maturate”. Il presidente Micone, che li ha già convocati per la seduta di martedì prossimo, si limita a dire: non conosco la procedura, ma non credo che competa immediatamente ai nostri uffici. «Certo, da quando entrano nelle loro funzioni vanno pagati».
Resta il fatto che impedire l’ingresso a due consiglieri “riabilitati” o “abilitati” come tali dalla Suprema Corte non è un passo da compiere a cuor leggero.
Toma ha spiegato che a preoccuparlo per la tenuta della maggioranza sono le dichiarazioni «belligeranti» che ha ascoltato dai due diretti interessati in queste ore. Quindi ieri mattina ha avuto un confronto coi suoi assessori. Pallante sarebbe stato immediatamente più disponibile a dimettersi, Niro invece avrebbe messo sul tavolo il suo ruolo di rappresentante di un partito politico, i Popolari di cui è coordinatore, dando comunque fiducia al governatore per qualsiasi decisione prenderà.
Nel pomeriggio, Toma ha visto Di Lucente e Pallante. Avrebbe chiesto se pensano di poter garantire, con il rientro dei due supplenti in Aula, comunque i voti che oggi i rispettivi gruppi assicurano al centrodestra in Assise. La risposta non sarebbe stata proprio tranquillizzante per il presidente di Palazzo Vitale. Che continua la sua riflessione. Oggi e domani, dicono gli uomini a lui vicini. Poi deciderà.
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