Quando tutti si aspettavano un botta e risposta in grande stile, il governatore Donato Toma ha disinnescato lo scontro latente. Ha ascoltato con attenzione il j’accuse di Filoteo Di Sandro nei suoi confronti. Messe in fila un po’ di cose, il coordinatore di FdI ha detto senza tentennamento alcuno: sbagliammo cinque anni fa a sceglierti come candidato presidente.
«L’intervento l’ho seguito con molta attenzione e penso che possiamo ancora fare molto. Anche se depotenziato, il Consiglio può lavorare e possiamo lavorare insieme in giunta, come è avvenuto con altri consiglieri – è l’incipit dell’intervento di replica di Toma – Non entro nel dettaglio delle sue dichiarazioni che sono politiche. Non condivido tutto, ma sono legittime, da ascoltare, da accettare. Noi ci siamo sempre guardati in faccia, oggi ancor di più e non me le ha mai mandate a dire. Questo per il mio modo di vedere è un pregio e non un difetto».
Poi ha ammesso: «Gli errori li ho fatti, se non ne avessi fatti sarei immortale, un dio. Bisognerebbe anche spiegare perché si fanno gli errori ma non è questo il momento. Ho convocato poco o niente i partiti, ho sbagliato a rapportarmi più ai partiti nazionali che a quelli locali e su questo le do ragione. A mia giustifica porto una cosa: i partiti locali non sempre non avevano conflitti di interesse, non parlo da FdI né dei Popolari». Stoccata neanche velata a Forza Italia.
«Io ho combattuto contro i conflitti di interesse e, venendo dalla società civile, non ho fatto le liturgie che appartengono alla politica, ma per me è un punto di orgoglio. La ringrazio molto della franchezza, alcune riflessioni che ha fatto le ho trattenute per meditarci su», ha concluso. Prima di dare a Di Sandro un caloroso benvenuto.

r.i.

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