Non è rientrato in Consiglio regionale nonostante la vittoria in Cassazione perché Vincenzo Niro si è dimesso da assessore facendo così “cessare” il motivo della surroga prima che fosse ripristinato. Ma Antonio Tedeschi dà appuntamento agli elettori alle urne del 25 e 26 giugno. «Ho appurato sulla mia persona che chi dimostra dedizione e impegno a tutela del territorio viene ostacolato, fermato e delegittimato. Un motivo in più per andare avanti – commenta infatti a qualche giorno dall’ultima seduta ordinaria dell’Assise legislativa – perché chi crede nelle proprie passioni non conosce limiti soprattutto quando nel viaggio non si è soli». Sembra evidente che Tedeschi sarà della partita.
Il finale di legislatura, punta il dito, è «a dir poco surreale. Siamo di fronte alla frantumazione di una maggioranza che per cinque anni si è data battaglia politica tralasciando completamente i problemi delle persone. Sono peggiorati i trasporti, la sanità è ridotta all’osso, siamo arrivati al punto di avere paura di curarci nei nostri ospedali, i livelli essenziali non sono garantiti, una forte disoccupazione, il confronto con il territorio è stato nullo creando un divario ancora maggiore tra eletti e elettori e continuiamo a essere spettatori di un triste spettacolo che ogni giorno si consuma nei palazzi istituzionali».
Le dimissioni di Niro, aggiunge, sanciscono «in maniera definitiva e palese la strategia partita tre anni fa e conclusasi adesso con questa farsa». Tedeschi è convinto e lo ribadisce: ho pagato il mio impegno per la sanità pubblica. «Ero riuscito a far siglare un accordo di confine che avrebbe consentito la vera riapertura dell’ospedale di Venafro. Ben 40 comuni della Campania (il dg della Salute della Campania aveva firmato per conto della Regione l’assenso all’accordo) e del Molise avevano aderito all’iniziativa di ripristinare il Ss Rosario e renderlo funzionale ai bisogni delle persone». Era aprile 2020. «Eravamo ad un passo dalla riapertura e da lì sono iniziate le manovre per estromettermi».
Un anno prima era “esploso”, nel senso buono, il reddito di residenza attiva: un contributo a chi era disposto a trasferirsi nei paesi fino a 2mila abitanti e ad aprire lì un’attività. L’idea porta il nome di Tedeschi. Seicento progetti pervenuti, la graduatoria però è ferma al palo. «Per mesi il Molise è balzato alla cronaca mondiale per questa mia idea: ne ha parlato la Cnn, autorevoli giornali europei come The Guardian e prestigiose personalità della classe intellettuale nazionale».
«Se nel primo caso mi sono trovato accerchiato da esponenti politici che sono contro la sanità pubblica, nel secondo invece ho sentito sulla mia pelle l’invidia e la cattiveria per proposte genuine e utili alla nostra piccola regione. Mi sono trovato accerchiato e ‘pugnalato’ dalla maggioranza, la stessa che in questi anni ha prodotto solo battaglie intestine volte a regolare i conti tra fazioni», tira le somme l’ex esponente dei Popolari per l’Italia. Il suo augurio oggi è che «nel futuro prossimo si spezzi questa catena di potere che dura da troppi anni e che soffoca le speranze di tutti noi».

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