Il vicepremier – nonché coordinatore nazionale di Forza Italia – che chiama il presidente Toma e lo convince a congelare le dimissioni da commissario della sanità, è un segnale politico forte. Fortissimo.
Tajani non è l’ultimo “Pinco Pallo” né del partito né del governo.
Ma vi è di più, perché il ministro degli Esteri ha anche convocato un incontro in programma oggi presso il dicastero della Salute tra il commissario dimissionario e Orazio Schillaci «per ragionare del caso Molise e trovare le soluzioni necessarie».
Toma, non è un mistero, attendeva sin dal primo Consiglio dei ministri una convocazione del governo per affrontare il tema sanità. In appena 24 ore il capo della Farnesina ha trovato lo spazio necessario nell’agenda del suo collega che ha sede in via Lungotevere Ripa per poter finalmente (perché oggettivamente il Molise è sempre l’ultimo degli impegni di Palazzo Chigi) discutere della spinosa questione.
La mossa di Tajani, sotto il profilo squisitamente politico, fa saltare i piani di tutti coloro che davano Toma per spacciato e perciò erano alla ricerca di un candidato in grado di tenere insieme il centrodestra.
Al di là degli aspetti tecnici, dei budget, extrabudget, legittimità o meno dei provvedimenti assunti dalla struttura commissariale, con la telefonata di Tajani, il governo – ad una prima lettura sempre e solo squisitamente politica – ha scelto da che parte stare.
A tre mesi dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, il passo indietro del commissario poteva rappresentare un buon pretesto per prendere le distanze e orientare le scelte verso altri candidati a cui affidare la coalizione di centrodestra. E invece no.
Non si può inoltre sottacere che il presidente uscente rivendichi la candidatura e in più di qualche circostanza – tra l’altro senza mai affermare di aver avuto rassicurazioni in tal senso – ha candidamente ammesso di avere un dialogo franco e costante con lo stesso Antonio Tajani e con la plenipotenziaria senatrice Licia Ronzulli.
Il centrodestra molisano è nella mani dei partiti nazionali. Saranno Meloni (Donzelli), Berlusconi (Tajani) e Salvini a stabilire a chi andrà la casella della presidenza. Secondo fonti qualificate, Lega e Fratelli d’Italia non opporranno alcuna resistenza affinché il candidato di vertice sia di nuovo di Forza Italia. In tale contesto appare ancora più forte il segnale politico di Tajani che a breve dovrà dirimere l’intricata e complessa questione degli aspiranti governatori. Com’è noto, infatti, Toma non è l’unico pretendente azzurro.
È evidente che il ministro degli Esteri abbia voluto intanto frenare l’entusiasmo di chi si è affrettato a dire gatto senza averlo nel sacco. E poi ristabilire le gerarchie rispetto ad una serie di atteggiamenti (vedi elezioni politiche di settembre) che, sembra palese, non sono stati troppo graditi all’establishment romano del partito del Cav.

Luca Colella

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