È stata assolta dal Tribunale di Palermo perché il fatto non sussiste l’ex parlamentare molisana di Italia Viva Giuseppina Occhionero.
Il pm della Dda Francesca Dessì per lei aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi per falso. Occhionero era accusata di aver fatto passare per suo assistente, consentendogli così di entrare nelle carceri senza permessi e di incontrare diversi capimafia, Antonello Nicosia, l’attivista radicale diventato solo dopo suo collaboratore. L’ex deputata è stata assistita dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Giovanni Bruno.
In particolare, da un capo di imputazione Occhionero è stata assolta con la formula «perché il fatto non costituisce reato», da un altro «perché il fatto non sussiste».
Nicosia, arrestato per associazione mafiosa e falso, era stato invece già condannato col rito abbreviato in appello a 15 anni. Dietro le battaglie sui diritti dei detenuti, nascondeva una vera e propria attività criminale portando all’esterno i messaggi dei boss mafiosi. In una conversazione intercettata dagli inquirenti aveva definito Matteo Messina Denaro, allora latitante, «il nostro primo ministro».
All’epoca dell’inchiesta era considerato un insospettabile. Le indagini lo descrissero però come «pienamente inserito in Cosa nostra». Parlava come un uomo d’onore, avrebbe progettato insieme ad mafioso Accursio Dimino, danneggiamenti, estorsioni e omicidi.
Utilizzando il ruolo di collaboratore parlamentare di Occhionero (eletta con Leu e poi passata a Iv), Nicosia incontrava boss detenuti, dava loro consigli, si accertava che non si pentissero e riferiva all’esterno i loro messaggi.
Giusy Occhionero, avvocatessa nella vita, si è sempre dichiarata innocente. «Giustizia è fatta! Dedico questa assoluzione ai miei genitori. Sono soddisfatta e felice che il giudice abbia sposato la tesi difensiva dei miei avvocati – ha dichiarato dopo l’assoluzione – che nel corso del processo hanno dimostrato l’insussistenza del falso addebitatomi. Purtroppo nessuno potrà risarcire il dolore mio e della mia famiglia causato dalle cattiverie di chi ha voluto vedere, nelle fantasiose ricostruzioni mediatiche, azioni infamanti inesistenti…Ma oggi è un giorno di festa e voglio godermelo!».

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