Compatti sul sostegno alla candidatura di Agnone a Capitale della cultura 2026, divisi sull’introduzione del secondo sottosegretario con la modifica dello Statuto presentata dal preidente Roberti.
Sul primo punto in agenda è filato tutto liscio. L’Assemblea ha infatti approvato all’unanimità la mozione sottoscritta dagli eletti già in maniera bipartisan illustrata dal primo firmatario Andrea Greco (5s) e sui cui si sono espressi in Aula Alessandra Salvatore (Pd), Roberto Gravina (5s), Fabio Cofelice (Noi moderati), Vincenzo Niro (Popolari), Massimo Romano (Costruire democrazia), l’assessore al Turismo Salvatore Micone e il presidente della giunta Francesco Roberti.
Con l’atto approvato, il Consiglio prende atto che, con il dossier dal titolo “Agnone 2026: Fuoco, dentro. Margine al centro”, la città di Agnone si è posizionata tra le dieci finaliste per la candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2026, assicurando prestigio e riconoscibilità per l’intera regione Molise e producendo, nel contempo, significativi flussi turistici e economici. Quindi l’impegno al governatore affinché provveda: «A riconfermare e rilanciare, in prossimità dell’audizione prevista il 4 marzo presso il ministero di Cultura, il sostegno istituzionale già espresso dalla Regione Molise alla candidatura della città di Agnone a Capitale Italiana della Cultura 2026; a supportare in trasparenza e con il massimo grado di coinvolgimento di tutte le comunità ed enti territoriali il percorso di condivisione e disseminazione regionale, nazionale e presso le molteplici comunità di molisani nel mondo il percorso e i contenuti del dossier di candidatura; a sostenere l’impegno della Regione a collaborare con il Comune di Agnone e l’Ats appositamente costituitasi a realizzare almeno parte delle importanti e interessanti attività previste da programma, considerandole una occasione di rilancio più complessivo di una importante strategia culturale e patrimoniale di valorizzazione del Molise».
Comune di Agnone, Regione, sindaci, Università, un lavoro di squadra, ha sottolineato il governatore: «C’è entusiasmo e consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per la candidatura di Agnone». Lavoro, ha aggiunto, che «ha fatto comprendere come il Molise, quando si unisce, fa la differenza e, dopo questo progetto su cui abbiamo lavorato tutti insieme, possiamo e dobbiamo portare avanti altre iniziative finalizzate a far conoscere la nostra regione e i 136 Comuni, ognuno dei quali con la propria peculiarità, cultura, storia e tradizione».
Soddisfazione è stata espressa anche da Greco: «Il 4 marzo a Roma non ci sarà solo Agnone, bensì una intera regione a sostenere il progetto della cittadina alto molisana affinché diventi Capitale italiana della Cultura 2026. Un’opportunità straordinaria per una terra troppo spesso vilipesa, umiliata, sottovalutata».
L’idillio in Aula si è spezzato sul secondo punto in agenda. Dalle minoranze, Fanelli, Salvatore Greco, Facciolla, Romano e Gravina hanno evidenziato come l’esigenza di modificare lo Statuto e dare al presidente della giunta la possibilità di nominare non uno (l’incarico lo ricopre Niro) ma due sottosegretari (in pole position c’è l’esponente di FI Roberto Di Baggio) risponda «a logiche che non hanno a che fare con le esigenze dei cittadini ma con gli equilibri interni al centrodestra». Grave, hanno sottolineato, che lo Statuto venga piegato alle necessità dei partiti. «Quando sarà nominato Di Baggio – ha sottolineato il dem Facciolla – ognuno di voi (rivolto agli esponenti della maggioranza, ndr) avrà un incarico».
La proposta è composta di 16 articoli, ha respinto al mittente fra gli altri il presidente della I Commissione Roberto Di Pardo (Noi moderati), «non si può puntare il dito solo su quello dei sottosegretari». Viene istituzionalizzata anche la figura del consigliere delegato, torna il Tutore dei minori, ci sono norme di protezione e riconoscimento dei diritti degli animali. È necessario, ha concluso Di Pardo, cambiare lo Statuto anche per allineare le sue previsioni a quelle del regolamento. Ed evitare discrasie per cui il governatore, ad esempio, non viene annoverato fra i consiglieri.

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