Dal Molise che non esiste al Molise che non avrebbe dovuto esistere come Regione autonoma. La parabola, che provoca la reazione decisa del governatore Francesco Roberti, nell’inchiesta di Dataroom, lo spazio di approfondimento curato da Milena Gabanelli per il Corriere della Sera.
Nel 1963 il divorzio dall’Abruzzo, nonostante il milione di residenti fissato dalla Costituzione come condizione necessaria per istituire nuove Regioni (condizione però “limata” da una deroga nelle disposizioni temporanee). Non è vero che i molisani sono tutt’altro che abruzzesi. «Perché il piccolo Molise è riuscito a diventare una Regione, status negato ad aree più estese e popolate come la Romagna e il Salento?».
Per motivi identitari e culturali, amministrativi ed elettorali. Ma non è vero, per Gabanelli, il primo assunto visto che «salvo lungo i confini dove le inflessioni sono più napoletane o pugliesi, i molisani parlano abruzzese». Non è vero, ancora la ricostruzione dell’ideatrice di Report, che tutti i 20 uffici che erano troppo lontani dal Molise ora sono a Campobasso. Infine, «nell’articolo 57 della Costituzione è inserito il comma che prevede due senatori provenienti dal territorio. La Democrazia Cristiana, dunque, si assicura nel feudo elettorale molisano un seggio di senatore in più. Forse questa la vera ragione».
Ad ogni modo, alla XX Regione non è convenuto staccarsi dall’Abruzzo, l’autonomia – è il titolo dell’inchiesta – è fallita. «Il Molise oggi: crisi economica, spopolamento, carenza di servizi». Nel “report” trova spazio a che il quindicinale commissariamento della sanità, la cronica carenza di personale negli ospedali, il disavanzo della Regione che ha superato i 573 milioni di euro. «Alla fine il «meglio da soli»non ha portato prosperità. Il 9 marzo è partita la raccolta firme per un referendum che mira a portare la provincia di Isernia dentro l’Abruzzo, e poi l’intero Molise. Secondo l’ex questore Gian Carlo Pozzo, uno dei promotori dell’iniziativa popolare, la Regione è gravata da un pesante debito che combatte a suon di tasse e tagli e non è più in grado di garantire ai cittadini servizi essenziali come sanità, trasporti e formazione».
Il presidente Roberti quindi fa muro: «Dell’articolo dovrebbero sentirsi offesi tutti i molisani, considerando che, gran parte dei problemi che la giornalista attribuisce al Molise, sono riscontrabili anche nelle Regioni più grandi. E, come abbiamo ampiamente annunciato, chi segue le vicende della nostra Regione, ben è consapevole come stiamo lavorando per la risoluzione delle problematiche esistenti, facendolo con spirito di servizio e sacrificio, mossi dall’amore per il nostro territorio. Chiunque abbia a cuore il Molise, credo, debba sentirsi toccato. Ma a prescindere dall’articolo in questione, mi sorprende come ci sia un gruppo di persone che, anziché mettere a disposizione le proprie professionalità per dare un contributo fattivo alla nostra regione, lavori addirittura per un referendum finalizzato a staccare la provincia di Isernia dal Molise per annetterla all’Abruzzo. Leggere dal Corriere come il promotore dell’iniziativa popolare affermerebbe che la Regione Molise non è in grado di offrire ai cittadini i servizi essenziali, come sanità, trasporti e formazione, mi lascia basito».
Nel merito dell’iniziativa, il governatore evidenzia i passaggi che la Costituzione impone per una eventuale “secessione”: il referendum ha valore consultivo, rileva, c’è bisogno di una legge statale per certificare il passaggio ad altra Regione e comunque la richiesta di referendum deve essere corredata delle deliberazioni, identiche nell’oggetto, dei Consigli provinciali o dei Consigli comunali delle province e dei comuni di cui si propone il distacco. «Mi auguro che l’iniziativa sia soltanto una provocazione, perché sull’autonomia del Molise hanno lavorato i nostri predecessori con amore e dedizione per il proprio territorio; noi, oggi, col lavoro quotidiano, siamo chiamati a proseguire, con responsabilità, l’opera che ci è stata tramandata dai padri fondatori della nostra amata Regione. E sono anche certo che, in caso di referendum, i cittadini chiamati alle urne faranno valere il proprio attaccamento al Molise», conclude Roberti.

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