«Un programma vecchio, che parla del passato del Molise e non del futuro».
Una settimana dopo la firma in Prefettura a Campobasso (e dopo il fisiologico stop per le brevi vacanze di Pasqua), il Pd di Palazzo D’Aimmo “demolisce” l’accordo per lo sviluppo e la coesione sottoscritto dalla premier Giorgia Meloni e dal governatore Francesco Roberti.
La capogruppo Alessandra Salvatore e la consigliera Micaela Fanelli alla stampa propongono una loro «attenta analisi» del piano di interventi finanziato con 445 milioni del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, approvato dalla giunta regionale prima della cerimonia ufficiale del 25 marzo scorso.
«Grandi assenti Campobasso e l’area del Fortore. Ancora una volta si è persa l’occasione per una programmazione strategica, di tipo strutturale», la sintesi di Salvatore. «Era invece l’occasione, l’ennesima, per immaginare il raddoppio della Bifernina, per collegare l’Adriatico al Tirreno. Non la si è voluta cogliere. Speriamo che con la programmazione dei fondi strutturali finalmente si decida di compiere un’opera che faccia uscire il Molise, le aree interne e Campobasso da un isolamento che è drammatico e che non è tollerabile per un capoluogo di regione, anche perché impedisce lo sviluppo turistico ed economico». Rispetto a questo, aggiunge la capogruppo (ex “inquilina” di Palazzo San Giorgio), è «assordante il silenzio dei consiglieri di centrodestra di Campobasso. Ancora una volta si è pensato alla zona di Termoli e a quella di Isernia e Venafro, mentre l’area di Campobasso e dintorni continua a essere del tutto ignorata».
Non c’è stato nessun occhio di riguardo per il Molise, ancora le parole di Salvatore che insieme a Fanelli trova incomprensibile l’entusiasmo dei commenti dei parlamentari e dei vertici della Regione per il funzionamento della “filiera” di destra. «Nnessun investimento sulla rete ferroviaria ad esempio». È mancato, conclude la capogruppo prima di cedere “il microfono” alla collega Fanelli, il coinvolgimento del Consiglio regionale e il confronto con le parti sociali.
«Che gli esponenti dei governi nazionali vengano in Molise a dire “vi diamo 500 milioni” ci sta. È stato così anche con Conte e con Renzi – ammette la ex sindaca di Riccia – Ma la premier Meloni al Teatro Savoia ha detto anche altre cose e inesatte. L’accordo è stato firmato, insieme agli altri precedenti e poi a quello della Basilicata, perché il presidente della Campania De Luca ha vinto il ricorso al Tar. La procedura seguita, poi, è standard come lo sono anche le percentuali di riparto. Diversamente che in passato, invece, al Molise è concesso di cofinanziare con le risorse Fsc il 50% dei progetti programmati con Fesr e Fse. Mentre con gli altri governi il cofinanziamento previsto per il Molise era del 100%. Vuol dire che dovremo trovare dal nostro bilancio, che sappiamo tutti in che condizioni è, altri 18 milioni per avviare la spesa dei fondi strutturali. Capite bene che anche questa si inquadra nel novero delle scelte di un governo a trazione nordista perché favorisce, appunto, le Regioni del Nord. Quelle per cui è più facile cofinanziare al 100% la spesa delle risorse europee».
Nel merito del programma, poi, Fanelli legge una serie di interventi che non hanno una filosofia di fondo che li tiene insieme. Quaranta milioni per la galleria di Colletorto, «che è una sola parte della vecchia Circumlacuale», 20 milioni per la ristrutturazione della Basilica di Castelpetroso e un parcheggio a servizio. «Vorremmo capire perché queste opere sì e altre no. La verità è che non c’è l’analisi del fabbisogno, di quello che serve al Molise. E quindi vengono compiute scelte miopi e circostanziate. Perché non c’è il collegamento da Venafro con l’autostrada? Manca una visione e quando manca una visione si finisce – è la conclusione di Fanelli – per programmare solo azioni e interventi per “gli amici”».
r.i.

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