Sarà una lunga sessione di bilancio, quella che terrà impegnati giunta e Consiglio della Regione Molise nei prossimi mesi. Tutti gli atti contabili dal 2021 in poi vanno riapprovati. Più nella forma che nella sostanza, ma vanno corretti. Lo ha sancito la Corte costituzionale bocciando i consuntivi 2020 e 2021 e accogliendo i rilievi della Corte dei conti del Molise.
Il primo passo è stato compiuto ieri con l’approvazione del rendiconto relativo all’esercizio di quattro anni fa. Oggi pomeriggio è in programma l’udienza della magistratura erariale (la Sezione di controllo) per la parifica degli attuali conti di Palazzo Vitale. «Ci aspettiamo non dico una parifica ma almeno la non bocciatura», ha detto in Aula il governatore chiudendo la discussione.
Il consuntivo 2020 corretto è passato coi voti della sola maggioranza dopo l’illustrazione da parte del presidente della I Commissione Roberto Di Pardo e un dibattito a cui hanno dato i loro contributi, dalla minoranza, Alessandra Salvatore e Micaela Fanelli (Pd), Angelo Primiani (5s), Romano (Costruire democrazia), l’assessore al Bilancio Gianluca Cefaratti e il presidente della giunta Roberti.
La cifra da modificare è quella del disavanzo. E deriva da residui attivi non più esigibili che, hanno spiegato Di Pardo, Cefaratti e Roberti, non sono stati cancellati quando c’era la possibilità di spalmarli in 30 anni (sostanzialmente il centrodestra riconduce questa decisione all’amministrazione Frattura) e che poi la giunta Toma ha eliminato dal bilancio. Alcuni dei numeri che hanno portato la Regione in questa «situazione kafkiana» li ha forniti il governatore (suo anche il riferimento al celebre autore de Il Processo): più di 130 milioni di ulteriore disavanzo accertato e oltre 63 milioni di debiti fuori bilancio. Elementi che hanno viziato i bilanci di previsione e consuntivi di questi anni (perché non vi comparivano). «Oggi cerchiamo di porre rimedio alle contestazioni ma i conti della Regione – ha rimarcato Cefaratti – sostanzialmente non mutano, il debito riconosciuto nella legge 4 (del 2023, ndr) è il debito che troveremo negli atti di bilancio a conclusione di questi formalismi».
Fanelli, Salvatore, Primiani e Romano hanno invece puntato il dito: la Regione è di fatto ancora paralizzata dagli errori che il centrodestra ha compiuto in questi anni.
«Se nel 2024 stiamo ancora discutendo di come correggere i danni fatti negli anni precedenti e che addirittura risalgono al 2020, penso che ciascuno possa avere chiaro che qualcosa non funziona. Io, al di là di attribuire responsabilità politiche sul passato, guardando a quello che è successo nel passato, sono per inclinazione abituato a guardare avanti. E se il Molise vuole pensare a un futuro che sia migliore di quello che c’è stato fino ad oggi deve necessariamente buttarsi alle spalle il prima possibile questa attività più o meno formale», così Romano a margine della seduta.
I tempi della giustizia di legittimità hanno avuto un ruolo determinante nell’imbrogliare la matassa.
La Corte dei conti regionale ha impugnato nel 2021 il consuntivo 2020 di Palazzo Vitale. Il verdetto è arrivato a marzo scorso. Roberti ha respinto al mittente le critiche sul fatto di aver proceduto ad approvare comunque, prima della sentenza della Consulta, il previsionale 2023. «Il governo amico, e lo dico anche se la parola amico a qualcuno non piace, ci ha aiutato a ridurre il disavanzo con il contributo di 40 milioni e poi con quello annuale da 20 milioni. Senza bilancio non avremmo potuto nemmeno iscrivere questi fondi in entrata. Oggi, dopo che si è pronunciata la Corte costituzionale è facile dirci cosa fare. Ad ogni modo – ha concluso il presidente – non dobbiamo cercare colpevoli ma risolvere questa situazione. E, non dico la parifica, ma quanto meno ci aspettiamo la “non bocciatura”».

r.i.

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