Il leader di Costruire democrazia Massimo Romano rilancia sui social, con un linguaggio quindi meno prudente e politichese, il tema dei paventati tagli alla sanità dopo la riunione del “tavolo Balduzzi” giovedì scorso.
Il governatore Roberti «fa il pesce in barile». Perché, attacca Romano, «il governo Meloni non ha la minima intenzione di modificare i vincoli del dm 70/2015 (cd. Decreto Balduzzi), prova ne sia che il comma 6 dell’emendamento 102.052. alla legge di stabilità 2025 (cd. emendamento Lancellotta, art. 102 bis) che ne aveva previsto il superamento, è stato bocciato in tronco, con la complicità dei parlamentari molisani e di Roberti che hanno fatto da palo e ora fingono di contrastare le già note richieste di chiusura di emodinamica a Isernia e del punto nascita a Termoli. Dire, come ha provato a giustificarsi Roberti, che la Conferenza delle Regioni sta discutendo della possibilità di modificarlo (eh sì, campa cavallo…) significa prendere per i fondelli i molisani, esattamente come per la fandonia del Decreto Molise. Per onestà intellettuale, va riconosciuto – ammette il consigliere di opposizione – che su un punto Roberti ha perfettamente ragione: il Decreto Balduzzi l’ha voluto il Pd di Renzi e non è stato modificato neppure dai successivi governi di centrosinistra (Gentiloni), giallo-verde (Conte I), giallo-rosa (Conte II) e Draghi, ma questo non è comunque un buon motivo per continuare a tenere in piedi una normativa che penalizza brutalmente il Molise».
Quindi, la proposta. «Per impedire il definitivo smantellamento della sanità pubblica serve una mobilitazione popolare e istituzionale vera, anche in vista dell’udienza del 29 maggio al Consiglio di Stato quando si affronterà il nodo del disavanzo sanitario, ossia “il cappio al collo” con cui lo Stato da 16 anni “strozza” il Molise, con la complicità servile della politica regionale che per non inimicarsi i partiti nazionali non ha mosso e continua a non muovere un dito per difendere gli interessi dei molisani», conclude Romano.

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