«Guardi, prima di cominciare con qualsiasi domanda voglio chiarire che io non perseguo alcun interesse personale, nella maniera più assoluta, quando valuto decisioni sulla sanità».
Quindi, assessore Michele Iorio, si riferiva a lei il commissario Bonamico quando ha stigmatizzato prese di posizione «personali, familiari»?
«Beh, lo ha detto no? È chiaro che è così».
Si è riconosciuto, come dicono a noi giornalisti coloro che pur non menzionati in un articolo vogliono replicare, rettificare. O querelarci.
(sorride, ndr) «No per carità. Querelare no. Però diciamo che io e Bonamico abbiamo idee differenti sui ruoli di commissario e di assessore. Nulla di personale. Io ritengo che anche in una Regione commissariata l’assessore ai rapporti coi Ministeri per il piano di rientro possa commentare e fare proposte non solo a Roma, nei rapporti coi Ministeri appunto, ma anche in Molise. Bonamico ritiene che i commissari siano a un livello superiore e che non siano tenuti nemmeno al confronto».
Lei non persegue interessi personali. Chi glielo rimprovera, nel caso del punto di vista sulla rete ictus, allude a suo fratello Nicola che è il primario della Neurologia e responsabile della Stroke Unit del Cardarelli.
«Mio fratello ha compiuto una scelta di vita, quella di lavorare nel pubblico, non ha un’azienda da tutelare. Né, le aggiungo, ha interesse ad assumersi più responsabilità di quelle che già gli competono. Mi è dispiaciuto, questo sì, che lui e i medici non solo del suo reparto ma anche dei Pronto soccorsi, e anche tutti gli operatori sanitari coinvolti, degli ospedali pubblici, siano stati additati come coloro che mettono i pazienti sugli elicotteri per ricoverarli fuori regione. Seguono un protocollo, quello attualmente in vigore, rispettano regole a cui sono obbligati per la sicurezza del paziente. Perché mentre parliamo, è bene ricordarlo, ci sono prestazioni che non si svolgono ancora né a Campobasso né a Pozzilli. Mi riferisco alla trombectomia meccanica garantita h24 per esempio».
Però, assessore, in base al decreto che disciplina la rete ictus la patologia sarà trattata completamente in Molise. È un punto della proposta di riordino del sistema che lei da tempo avanza: per le patologie tempo dipendenti non si deve andare fuori regione.
«Certo. Io infatti non ho interessi personali da perseguire, io ho sempre e solo difeso il diritto dei cittadini a che la rete molisana per le patologie tempo dipendenti sia autosufficiente. E prendo atto che pur a distanza di anni l’obiettivo di svincolarci dai lacci e lacciuoli del Balduzzi, attraverso l’ex Gemelli e il Neuromed, si stia avvicinando. Ma non rinuncio, checché ne dica qualcuno, commissario o chicchessia, a difendere i cittadini e a evitare i viaggi della speranza. Poi, se a criticare il fatto che si alzano in volo gli elicotteri è una persona qualunque posso capire. Ma se lo fa chi da due anni gestisce la sanità mi chiedo, e gli chiedo: cosa hai fatto tu in questi due anni per impedirlo. Con l’ultimo provvedimento…»
Il decreto 100?
«Sì, con il decreto 100 il viaggio della speranza si è solo accorciato. Servono 50 chilometri per una trombectomia, meno di oggi. Ma il viaggio resta. Io ho sempre cercato di utilizzare obiettività nel valutare, ipotizzare, gestire poi, il rapporto fra pubblico e privato in sanità, l’integrazione. Resto convinto, però, che soprattutto per quanto riguarda l’emergenza ci sia bisogno di una direzione pubblica. Quando si parla di Pronto soccorsi svincolati dalla gestione pubblica, io ho qualche perplessità. Spero quindi si possa definire un percorso chiaro perché al Cardarelli si possa trattare l’ictus con una Stroke di II livello e che si possa modificare il decreto in questo punto. La Regione ha il dovere di accelerare la possibilità di avere questo servizio. Io mi sto impegnando su questo fronte. Nella riunione convocata dal presidente Roberti si è anche ipotizzato un “sistema misto”, in cui cioè il radiologo interventista del Neuromed possa operare la trombectomia al Cardarelli. Altrimenti il reparto dell’ospedale pubblico sarebbe depauperato. È nell’interesse del paziente che si possa effettuare la trombolisi e l’eventuale trombectomia nello stesso sito. Non solo accorciare il viaggio della speranza ma eliminarlo del tutto. Ecco, se remiamo tutti nella stessa direzione e senza polemiche, credo che possiamo riuscirci».
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