I tempi sono quelli consueti. Ogni anno, l’intesa in Conferenza Stato-Regioni sul riparto del fondo sanitario nazionale viene siglata in autunno inoltrato, fra ottobre e novembre.
Quel che c’è invece di nuovo sul fronte, invece, è che sulla suddivisione delle quote per il 2025 è iniziata una battaglia e a guidarla, insieme a Molise e Basilicata, è l’Abruzzo, regione guidata da un fedelissimo della premier Meloni. Il governatore Marco Marsilio è uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, vicino a Giorgia e a sua volta Giorgia lo ascolta.
«Non siamo riusciti a raggiungere un’intesa sul riparto del Fondo sanitario nazionale – il commento del presidente del Molise Francesco Roberti a margine della seduta della Conferenza delle Regioni di giovedì – Insieme alla Regione Abruzzo chiediamo che vengano finalmente riconosciute le difficoltà dei territori vasti e delle aree interne. La proposta presentata non risponde ancora a queste esigenze, il prossimo 2 ottobre, in Conferenza delle Regioni ci confronteremo con tutti i presidenti e con fermezza sosterremo che equità territoriale e diritto alla salute debbano valere per tutti i cittadini, ovunque essi vivano».
La ripartizione non può tener conto solo dei criteri demografici perché il costo dei servizi sanitari non diminuisce al diminuire della popolazione. Piuttosto le condizioni orografiche di un territorio sono invece decisive nella spesa per erogare salute. L’indice di deprivazione, di recente introdotto fra i criteri di riparto, ha un peso ancora troppo marginale. Per questo, Abruzzo, Molise (rappresentato dall’assessore Michele Iorio), Basilicata e altre quattro Regioni hanno detto no alla bozza. «Nessuna intesa in Commissione Salute della Conferenza delle Regioni sulla ripartizione del Fondo sanitario nazionale. L’Abruzzo, insieme ad altre sei Regioni, ha posto il veto su una proposta che continua a ignorare il tema della distribuzione territoriale e della densità demografica», la sintesi Lo ha dichiarato il presidente della Regione, Marco Marsilio, al termine della riunione che si è svolta a Roma nella sede del Cinsedo.
«La riunione – ha proseguito – doveva servire a trovare una sintesi possibile, ma si è conclusa con un nulla di fatto. La proposta presentata è sostanzialmente identica a quella già bocciata a maggio: piccole correzioni centesimali, che non rispondono minimamente alle questioni sollevate da mesi. È inaccettabile che nel riparto non venga adeguatamente considerato il peso delle Regioni con bassa densità di popolazione, con territori vasti e complessi da servire».
Anche Marsilio ha dato appuntamento al 2 ottobre e ha ribadito che «la battaglia dell’Abruzzo, insieme – e in alcuni casi in prima linea – con le Regioni piccole e spopolate, continua al massimo livello. L’iniziativa politica che abbiamo lanciato mesi fa sta ponendo al centro del dibattito nazionale i temi dell’equità territoriale e del diritto alla salute per tutti i cittadini, indipendentemente da dove vivano».

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