Il debito della sanità che resta comunque a carico della Regione, anche dopo che saranno arrivati da Roma i 90 milioni, va coperto in cinque anni e non in dieci come previsto nella prima proposta inviata da Palazzo Vitale. Vuol dire che i 31,2 milioni residui varranno (peseranno) 6,2 milioni all’anno e non 3,1. Ma soprattutto, per valutare se le risorse stanziate possono essere concretamente erogate al Molise (!) i tecnici del Mef chiedono modifiche alla legge finanziaria regionale 2025. Altrimenti, è il “sotto messaggio”, nelle casse non arriverà un euro.
Interpretazione rigorosissima, come sempre, della legge di Bilancio del governo Meloni che ha approvato il contributo alla riduzione del deficit sanitario della XX Regione. La politica risponde a una richiesta di aiuto. I “burocrati” rispondono al principio dell’equilibrio di bilancio inserito in Costituzione dal governo Monti.
La sintesi è nel parere a firma del dg Programmazione sanitaria Walter Bergamaschi, che contiene però anche indicazioni dei colleghi del ministero dell’Economia. Parere, datato 1 settembre 2025, che boccia ancora una volta la bozza di Programma operativo dei commissari Bonamico e Di Giacomo anche per questioni attinenti alla copertura del debito pregresso (uno degli “assi” del piano di rientro).
È la legge di Bilancio nazionale a prevedere, in uno dei commi che riguardano il Molise (il 383) a prevedere che «siano i Tavoli tecnici a valutare se le risorse di cui al comma 381 possano essere erogate, in considerazione della positiva valutazione delle condizioni richieste dalla legge statale».
Chiaro e diretto. È il commissariamento, bellezza: il governo va in soccorso alla Regione ma se il 118 può partire alla volta del Molise (per dirla in modo semplice semplice) lo decide il Mef.
Sull’arco temporale del piano di rientro proposto da Campobasso, i tecnici si erano già espressi il 15 aprile scorso: troppi dieci anni (previsti da legge regionale vigente). Il Molise ha una brutta reputazione dal punto di vista finanziario, sempre banalizzando il linguaggio tecnico, deve rientrare in cinque anni.
Il presidente Francesco Roberti con una nota che la struttura commissariale ha richiamato nel suo carteggio con i Ministeri, «si è impegnato a coprire il disavanzo sanitario in cinque anni, come richiesto dai Tavoli di monitoraggio, affermando che tale impegno, eventualmente, sarebbe stato assunto anche attraverso un provvedimento legislativo regionale ad hoc».
Impegno preso, ma è evidente che non avrebbe potuto fare altrimenti. Ma la legge regionale interessata, la 4/2025, va modificata anche per un altro motivo, ha messo nero su bianco poco più di un mese fa Bergamaschi: «La Regione sta scontando le entrate da Stato (45 milioni di euro) a
miglioramento del bilancio finanziario, senza aver iscritto l’importo del disavanzo sanitario e senza che le coperture siano state assentite quindi disponibili». Cioè non si può inserire nel piano di rientro la quota a carico dello Stato che lo Stato però non ha ancora accreditato.
Niente da fare, dunque, si ricomincia da capo. La Finanziaria 2025 va modificata. O non arriverà un euro.
ritai


























