Un condominio, con l’auspicio che non sia di quelli litigiosi, e in cui il primo risparmio rispetto ai costi che oggi si sostengono per il Cardarelli sarà raggiunto dividendo la spesa per “le bollette”.
Non è eccessiva banalizzazione. Basta ricordare che, prima di finire in un cassetto a Roma, il progetto di integrazione fra l’ospedale regionale pubblico del Molise e l’allora Fondazione Giovanni Paolo II (poi diventato Gemelli Molise) era a un punto talmente avanzato che si stava lavorando, appunto, al regolamento di condominio.
Ambizione dell’allora presidente-commissario Frattura transitata fino al 2025 senza gloria ma pure senza infamia, nel senso che di fatto l’idea in Regione non è stata mai accantonata, è di nuovo nero su bianco in documenti all’attenzione dei ministeri dell’Economia e della Salute.
Nel carteggio che la struttura commissariale attualmente guidata da Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo ha scambiato con Roma, c’è infatti un capitolo dedicato al trasloco, sempre più necessario del Cardarelli nella struttura di largo Gemelli. Alla base, non l’acquisto dell’edificio dall’Università Cattolica ma un comodato d’uso gratuito trentennale. Questo perché i commissari sono in attesa di capire se la Regione porterà a casa l’acquisizione al patrimonio dello stabile e a che condizioni. Per ora comodato trentennale, ma è una variabile che può cambiare.
Non si tratta però solo di un trasloco. Il Programma operativo 2025-2027, ancora sub judice a Roma, prevede il completo trasferimento «di tutte le Unità operative e specialità dell’ospedale Cardarelli presso gli spazi e i locali che attualmente ospitano il Responsible Research Hospital attraverso la stipula di un contratto di comodato d’uso gratuito della durata di 30 anni. Per quanto concerne la “governance”, nel processo di integrazione non sarà prevista alcuna forma di commistione tra le due strutture che rimarranno due enti giuridici separati e distinti – si legge nella nota inviata a Roma – I servizi di supporto non sanitari saranno definiti secondo quanto previsto dal nuovo Codice degli Appalti e si prevede l’affidamento in capo al Cardarelli con prezzi vantaggiosi per Responsible. La nascita di un unico ospedale renderà possibile l’erogazione di prestazioni sanitarie alla popolazione, con maggiore efficienza, efficacia e appropriatezza razionalizzando l’offerta sanitaria ed evitando la duplicazione delle stesse prestazioni sanitarie. Un Protocollo di Intesa, regolamenti e protocolli operativi, individueranno e disciplineranno i servizi che saranno per specificità o peculiarità, prerogativa di una struttura o dell’altra, nonché le attività di risposta organizzativo-gestionale.
È auspicabile, ove condiviso tale progetto, un affiancamento tecnico da parte dei Ministeri affiancanti sotto il profilo giuridico, economico-finanziario,volto alla realizzazione di un percorso di integrazione conforme nella struttura e nei contenuti alle norme vigenti».
Il percorso è stato immaginato a valle di un confronto con la controparte (il Responsible di Petracca). Si deduce dal documento nella parte in cui segnala «i punti ritenuti propedeutici da entrambe le parti per definire le condizioni di integrazione tra Cardarelli e Responsible e per addivenire alla definizione delle relative linee guida necessarie alla realizzazione della fattibilità dell’integrazione presa in esame anche alla luce della condivisa proposta di budget economico per la struttura convenzionata».
Il Cardarelli, è fin troppo evidente, ha bisogno di interventi di consolidamento, miglioramento e adattamento alle normative antisismiche: servono non meno di 70 milioni. Inoltre, prosegue l’analisi dei commissari, l’ospedale pubblico più grande del Molise presenta un grave sbilanciamento fra produzione (47 milioni nel 2024) e costi (143).
Il progetto ha quindi un duplice obiettivo: «Ridurre i costi di ristrutturazione della struttura (valore previsto 70 milioni di euro) che si ridurrebbero a circa 30-35 milioni necessari a spostare il Cardarelli negli spazi ancora a disposizione di Responsible, dall’altro effettuare una razionalizzazione delle strutture sia in termini di offerta che di costi digestione. In questa operazione, inoltre, la Regione ritiene che l’integrazione non debba penalizzare in alcun modo la funzione ed il ruolo dei professionisti del Cardarelli che rappresentano una risorsa irrinunciabile per il settore sanitario pubblico».
La finalità più ampia è quella di offrire agli utenti cure migliori, di qualità, efficienti e appropriate. Sarà questa la mission del nuovo ospedale. Che sarà, ancora dalla nota dei commissari, «elemento di discontinuità che consentirà la rimodulazione dell’offerta nell’ottica di garantire l’appropriatezza delle cure», «concentrerà la casistica creando le condizioni affinché i volumi di attività siano tali da garantire cure efficaci», «sarà organizzato per aree a diversa intensità assistenziale garantendo il fabbisogno richiesto dai pazienti». Le attuali duplicazioni di reparti «saranno ridotte al minimo necessario in modo da saturare i fattori produttivi, condividendo risorse e riducendo costi». E poi sarà un ospedale moderno, funzionale che «permetterà al personale sanitario di dedicarsi il più possibile all’assistenza senza perdere parte del tempo in spostamenti causati da spazi poco fruibili».
Complessivamente l’edificio della Cattolica potrebbe ospitare fino a 396 posti letto, capienza idonea per ospitare anche il Cardarelli «nell’ottica della rimodulazione dell’offerta sanitaria prevista dal Programma operativo 2025-2027».
Inviata a Roma nei mesi scorsi, sulla bozza di Po è arrivata qualche settimana fa la risposta dei Ministeri. Il “cantiere” del condominio della sanità molisana è riaperto. Ma per una valutazione più approfondita c’è bisogno di «un dettagliato cronoprogramma di attuazione e del futuro assetto organizzativo e gestionale che contenga anche gli aspetti economici». Fra le richieste, quella di individuare con chiarezza funzioni e obblighi dei soggetti coinvolti e le norme che regolamentano il rapporto di servizio del personale per evitare contenziosi. Già nel 2018, ricordano i tecnici nel parere firmato dal dg Programmazione Bergamaschi, era emersa la criticità relativa alla «eventuale coesistenza di personale tra le due strutture che, nel caso in cui avessero svolto le stesse mansioni, avrebbe beneficiato di trattamenti giuridici ed economici differenti». rita iacobucci


























