A Isernia, Termoli e Campomarino nessun problema logistico e organizzativo nel passaggio di consegne fra associazioni nella gestione dei servizi alle donne vittime di violenza. A Campobasso, invece, una polemica che ha travalicato i confini della città ed è approdata in Regione – ente che ha pubblicato l’avviso e assegnato il servizio – sfociando in uno scontro politico, destra-sinistra, che vede su fronti opposti ancora una volta la delegata alle Politiche sociali Stefania Passarelli e la sindaca Marialuisa Forte (che si sono già “combattute” sul nuovo Piano sociale regionale e sono pronte a proseguire la battaglia al Tar).
Il casus belli è la mancata messa a disposizione di Liberaluna, associazione del Terzo settore che si è aggiudicato il bando, dei locali per il centro antiviolenza che sono stati utilizzati fino a qualche settimana fa da Be Free. L’ente guidato da Maria Grazia La Selva ha formalizzato nelle ultime ore una diffida.
Alla denuncia di Passarelli (pubblicata ieri su queste colonne, ndr), che ha accusato l’amministrazione progressista del capoluogo di essere dalla parte delle donne solo a chiacchiere, con cerimonie rituali e panchine, ma non di fatto ha risposto la sindaca Forte. Ha ripercorso le tappe relative anche al precedente bando. «L’avviso pubblico regionale – per la nascita, anche in Molise, di un Cav (centro antiviolenza, ndr) e di una casa rifugio – emanato nell’anno 2016 consentiva la partecipazione anche degli enti locali, in forma singola o associata, diversamente da quanto previsto con quello adottato ad agosto del 2025, aperto esclusivamente agli enti del terzo settore», la prima precisazione di Forte. Nel 2016, quindi, il Comune di Campobasso partecipò al bando, «previa adozione di una procedura di selezione pubblica del partner privato dotato di esperienze e professionalità comprovate e consolidate nei decenni» attraverso un’associazione temporanea di scopo costituita con la cooperativa sociale Be Free e inserì nel progetto, «a titolo di co-finanziamento, oltre al proprio personale dipendente, anche i propri locali di viale del Castello (mentre la Casa Rifugio, ad indirizzo segreto, veniva messa a disposizione da Be Free, che provvedeva autonomamente a stipulare il relativo contratto di locazione)».
Da parte di Liberaluna, ancora le parole della sindaca, «non è mai pervenuta alcuna richiesta» di messa a disposizione di quei locali per il Cav, motivo per cui l’amministrazione, «non più direttamente coinvolta nella gestione del progetto regionale e non interpellata, né formalmente né informalmente dall’Ets, ha ritenuto che non fossero più necessari per i servizi antiviolenza regionali e sta immaginando di creare in quei locali anche spazi al servizio delle donne». Perciò, «nella riunione del 15 ottobre 2025, quando per la prima volta è stata manifestata l’esigenza dell’Ets aggiudicatario di avere quei locali, il Comune di Campobasso ha evidenziato che non potevano più essere messi a disposizione dell’Ets aggiudicatario, il quale prendeva atto e proponeva di adibire a Cav quello privato di cui è titolare». Poi, il 30 ottobre, Liberaluna ha indicato «come valida alternativa per l’ubicazione del Cav finanziato dalla Regione, locali dell’Asrem».
Che sotto la cenere covino le braci lo dimostra anche l’ultima precisazione della prima cittadina di Campobasso: «Il Comune ha talmente a cuore le sorti delle persone, donne e minori, in carico ai servizi antiviolenza che, con determina dirigenziale del 30/06/2025, aveva disposto la proroga del servizio in essere fino al 31.12.2025, immaginando la possibilità, per la delicatezza e la complessità delle azioni, che occorressero tempi più lunghi per il passaggio di consegne. Con proprie delibere, è stata la Regione Molise a decidere di anticipare il termine di scadenza della predetta proroga, fissandolo prima al 31.08.2025, poi al 30.10.2025».
La presidente di Liberaluna, ieri, ha controreplicato alla sindaca. «L’avviso pubblico precisa che parte dei fondi sono destinati al Cav di Campobasso e per Cav si intende un luogo in possesso di requisiti strutturali e organizzativi che permettono di autorizzarlo al funzionamento e l’inserimento nel Registro regionale che viene poi inviato al ministero delle Pari Opportunità ed entra nel sistema di finanziamento annuale. Era chiaro che Liberaluna ha partecipato al bando nella consapevolezza di gestire quel Cav, che comprendeva anche i locali. Il 15 ottobre, la stessa sindaca si è dichiarata disponibile a individuare una soluzione alternativa circa i locali dove ospitare le attività ma due giorni dopo quella disponibilità è venuta meno, con la comunicazione ufficiale di destinare ad altro utilizzo i locali di viale del Castello», la ricostruzione di La Selva. La Regione, col Servizio Programmazione Politiche Sociali ha quindi interessato l’Asrem per individuare un’alternativa. «Nonostante la massima disponibilità, non è stato possibile arrivare ad una soluzione visto che i locali sarebbero disponibili solo per tre giorni alla settimana, al contrario di quanto sancito dalla Conferenza Stato-Regioni e non autorizzabili al funzionamento. Nelle stesse ore Liberaluna – che ha messo a disposizione i locali del proprio Cav (già autorizzato e in possesso dei requisiti) – ha chiesto, alla delegata alle Pari Opportunità del Comune di Campobasso, un appuntamento con la sindaca, per trovare una soluzione. Purtroppo non sembra ci sia stato riscontro».
In sintesi, la saga continua. La delegata Passarelli ha ribadito ieri sui social il suo impegno per risolvere la vicenda e le critiche a Forte. «La Regione e l’ente aggiudicatario ritengono fondamentale il rispetto delle norme vigenti in materia, quelle che invece sembrano sconosciute alla sindaca di Campobasso che inoltre, forse inconsapevolmente, con la sua difesa d’ufficio, ha demolito le ambizioni di un’intera comunità (e anche quelle che a parole dice di perseguire) ovvero di fare rete per prevenire e contrastare la violenza sulle donne in modo sinergico, offrendo tutte le opportunità per “salvarsi”».
Come finirà? Ancora presto per dirlo. Bisogna attendere le decisioni che seguiranno alla diffida e messa in mora che Liberaluna ha recapitato a Palazzo San Giorgio.

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