Al Centro ricerche dell’Irccs Neuromed lo sport è diventato, ancora una volta, sinonimo di prevenzione e tutela della salute. Ieri mattina l’istituto di Pozzilli ha ospitato la sedicesima edizione del “Premio Andrea Fortunato: lo sport è vita”, promosso dalla Fondazione Fioravante Polito di Santa Maria di Castellabate in collaborazione con la Fondazione Neuromed e con il patrocinio della LILT di Isernia.
Un’edizione dal forte valore simbolico, dedicata al grande campione Igor Protti, che ha rimesso al centro il tema della sicurezza degli atleti e, più in generale, dell’importanza di controlli medici regolari. Il premio nasce per ricordare Andrea Fortunato, talento della Juventus e della Nazionale scomparso prematuramente a causa di una rara forma di leucemia: una storia che ha segnato profondamente il mondo del calcio italiano e che oggi continua a generare impegno concreto sul fronte della prevenzione.
Al centro della giornata non soltanto le premiazioni, ma soprattutto il confronto sul Passaporto Ematico, uno strumento che ambisce a cambiare l’approccio alla tutela della salute nello sport. Si tratta di un protocollo medico che consente il monitoraggio continuo dei parametri ematici degli atleti, per intercettare precocemente anomalie, segni di patologie, situazioni di rischio, promuovendo controlli regolari e una pratica sportiva etica e responsabile.
Il Passaporto Ematico è intitolato non solo ad Andrea Fortunato, ma anche a Flavio Falzetti, Piermario Morosini, Carmelo Imbriani e Raffaele Pisano, atleti la cui scomparsa ha segnato la coscienza collettiva e ha reso evidente quanto prevenzione e diagnosi precoce siano decisive per salvare vite. Fra gli obiettivi del progetto c’è anche quello di inserire in modo strutturale esami del sangue ed esami cardiaci tra quelli obbligatori per ottenere l’idoneità sportiva, affiancando quindi ai test standard una vera e propria “storia ematica” dell’atleta.
«Oggi è una giornata importante e storica per la tutela della salute nello sport – ha sottolineato Davide Polito, presidente della Fondazione Fioravante Polito – il Passaporto Ematico deve essere finalmente regolamentato, nel pieno rispetto delle tragedie che si sono verificate». Un richiamo diretto alle tante morti improvvise sui campi da gioco e alla necessità di trasformare il dolore in prevenzione concreta.
Sul piano scientifico, il direttore sanitario di Neuromed, dottor Fulvio Aloj, ha illustrato la portata innovativa del modello. Il Passaporto Ematico viene descritto come un sistema capace di raccogliere e interpretare nel tempo i dati ematochimici di una persona: non una fotografia isolata, ma una sorta di “storia biologica” dinamica.
Più che il singolo valore, infatti, conta l’andamento nel tempo: variazioni, tendenze, scostamenti significativi rispetto alla norma. È proprio questo approccio dinamico che permette di cogliere campanelli d’allarme spesso invisibili in una singola analisi. Per la Medicina dello Sport si tratta di un campo di applicazione privilegiato, ma il modello – è stato sottolineato – è potenzialmente estendibile anche alla popolazione generale, con benefici enormi in termini di continuità assistenziale, prevenzione e comunicazione all’interno del sistema sanitario.
L’incontro-dibattito, moderato dal giornalista Antonio Vuolo, ha visto la partecipazione di figure di primo piano del mondo sportivo e sanitario. Tra gli ospiti Giovanni Malagò, membro del CIO, che ha portato il punto di vista delle istituzioni sportive internazionali, e Giuseppe Ventre, referente scientifico della Fondazione Polito, che si è soffermato sull’importanza del monitoraggio clinico continuo degli atleti in tutte le fasi della carriera.
Il professor Germano Guerra, direttore del Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute dell’Università del Molise, ha evidenziato l’utilità dell’integrazione del Passaporto Ematico all’interno della visita medico-sportiva, come strumento aggiuntivo per valutare il reale stato di salute degli sportivi e non limitarsi a esami standardizzati.
A collegare il tema della prevenzione con le nuove tecnologie è stato invece il dottor Carmine D’Avanzo, responsabile della Neuroriabilitazione di Neuromed, che in collegamento dalla Palestra dell’Istituto ha illustrato le potenzialità della Piattaforma di Telemedicina nella presa in carico del paziente, compreso l’ambito della Medicina dello Sport. Un tassello ulteriore verso una sanità più vicina alle persone, capace di seguire atleti e cittadini nel tempo e a distanza.
«Siamo davvero onorati di aver ospitato un evento storico come questo nel nostro Centro ricerche – ha commentato Mario Pietracupa, presidente della Fondazione Neuromed – e siamo molto contenti della sinergia con la Fondazione Polito». Il progetto, ha spiegato, nasce per garantire la pratica dello sport in sicurezza, ma ha anche l’ambizione di estendersi a tutti i cittadini che vogliano monitorare con regolarità il proprio stato di salute.
I dati raccolti attraverso il Passaporto Ematico, oltre a essere utilissimi nella clinica quotidiana, potranno costituire anche una preziosa base per studi epidemiologici sull’insorgenza e sull’evoluzione delle patologie nel tempo, offrendo alla ricerca strumenti nuovi per comprendere e prevenire molte malattie.
La giornata si è conclusa con la firma dei protocolli di adozione del Passaporto Ematico e con le premiazioni delle personalità che, nel mondo della medicina, dello sport, dell’informazione e dell’imprenditoria, si sono distinte nella promozione dei corretti stili di vita e nella diffusione della cultura della prevenzione.
Tra i premiati, oltre a Giovanni Malagò, anche Mauro Balata (presidente Lega B), gli ex calciatori e allenatori Roberto D’Aversa e Giuseppe Giannini, il medico dell’Under 21 Vincenzo Santoriello, il presidente della Cremonese Francesco Dini, i giornalisti Alberto Rimedio (Rai), Antonino Milone (Tuttosport), Tullio Calzone (Corriere dello Sport), Francesco Franchi (la Repubblica), il calciatore Davide Mansi e Rossella Ferro, in rappresentanza de La Molisana e nel ruolo di direttore generale della Magnolia Basket Campobasso.
Il Premio Andrea Fortunato conferma così la sua doppia anima: un momento di memoria e di emozione, ma soprattutto un laboratorio di idee e progetti concreti per una nuova cultura dello sport e della salute. Da Pozzilli parte un messaggio chiaro: la prevenzione non è un optional, è la vera partita da vincere, dentro e fuori i campi di gioco.

























